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"La qualità maggiore di un buon medico è un'estrema capacità di attenzione, perché la medicina è sopra ogni altra cosa un'arte dell'osservare" Luigi Turinese in Biotipologia

venerdì 16 aprile 2010

Psicosomatica: dalla mente al corpo. Come si manifestano le malattie Intervista pubblicata su La Stampa Benessere del 15.4.2010

Cos'è e come ce ne possiamo servire per la nostra salute. Parla l'esperto

Somatizzare
, ovvero manifestare a livello fisico un disturbo che si dice tragga origine dalla mente è un termine che sentiamo sempre più spesso. Così come avviene per il suo parente stretto (la mamma), la psicosomatica.

Ma cosa significa questa enigmatica parola, cosa s’intende quando qualcuno, magari, liquida un nostro problema di salute con questo termine che, ai più, vuole dire tutto e niente? E, ancora, come possiamo trarre invece vantaggio dalle terapie complementari come, per esempio, l’omeopatia associata alla psicosomatica?
Per rispondere a queste e altre domande abbiamo interpellato un esperto, il dottor Luigi Turinese – medico chirurgo, psicoterapeuta e maggior esponente italiano della scuola omeopatica di ispirazione costituzionalistica - il quale ci ha concesso un po’ del suo tempo per parlarci proprio di questi temi che ha già trattato esaurientemente nel suo ultimo libro dal titolo “Modelli psicosomatici. Un approccio categoriale alla clinica” edito da Elsevier.

La prima domanda è d’obbligo riguardi proprio la psicosomatica in sé. Domandiamo quindi al dottor Turinese: cos’è la psicosomatica?
«Domanda quanto mai opportuna, dal momento che il termine – come tutte le parole di moda – sta diventando progressivamente un mantra vuoto di senso. Il pubblico lo recepisce come una spiegazione di disturbi di origine psichica che meccanicamente e quasi magicamente si trasferiscono sul corpo; mentre i medici lo rispolverano quando l’inquadramento fisiopatologico di un disturbo o quanto meno la sua eziologia non rispondono ai criteri della clinica accademica: una sorta di passepartout che risolve la quota di ignoranza che fatalmente lo scibile medico porta con sé.
Nella mia visione, psicosomatica indica invece una fase di passaggio epistemologico da una concezione dualista a una lettura unitaria dell’essere umano.
Si tratta, per certi versi, di un percorso di recupero della concezione unitaria che aveva informato di sé la medicina dell’antichità. Fin dai primi decenni dell’800, nella parola psicosomatica i due termini – psiche e soma – cominciano ad essere giustapposti: il dualismo resiste ma segna il passo. In ambito psicoanalitico, nella sua concezione dell’isteria di conversione Sigmund Freud trasferirà la sorpresa di quello che indicherà come “il misterioso salto dallo psichico al somatico”. Molto più moderna appare la visione di Carl Gustav Jung (1875-1961). Il funzionamento psicofisico, nel costrutto junghiano, è un caso speciale della teoria generale della sincronicità; in omaggio a quest’ultima, deve esser visto come relazione acausale: in tal modo viene evitato il riduzionismo meccanicistico e causalistico che condurrà la psicosomatica di orientamento psicoanalitico nelle sabbie mobili della psicogenesi, ovvero a interpretare i sintomi somatici come effetti lineari di cause psichiche; laddove il punto di osservazione di Jung appartiene ante litteram all’ambito contemporaneo della causalità circolare.

Il parallelismo delle concezioni nel campo della fisica e in quello della psicologia – postulato da Jung in accordo con gli sviluppi della “nuova fisica” – suggerisce la visione di una fondamentale unicità dei due campi, ovvero di un’unità psicofisica di tutti i fenomeni della vita: un mondo in cui psiche e materia non si attuano separatamente e che Jung definisce Unus Mundus».

Cosa intende con “paradigma psicosomatico”?
«Acclarato che corpo e mente sono stati, non entità, si (ri)comincia a parlare di unità psicofisica, il che costituisce se non altro un utile correttivo linguistico. Il limite delle elaborazioni di marca segnatamente psicoanalitica, a mio avviso, sta nell’enfasi pressoché esclusiva sulla patologia psicosomatica e sulle sue interpretazioni psicodinamiche; ma in ogni manifestazione umana – non soltanto patologica – si verifica una compartecipazione di aspetti somatici e di aspetti psichici. Occorre pertanto partire innanzitutto dalla visione di una fisiologia psicosomatica. La scoperta che i sistemi regolatori dell’organismo funzionano in una dinamica di interdipendenza ha condotto alla creazione di una disciplina, la psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI), che si pone l’obiettivo di studiare una fisiopatologia integrata, foriera di interpretazione diagnostiche e soluzioni terapeutiche parimenti integrate. La PNEI si pone come soddisfacente copertura teoretica e sperimentale del paradigma psicosomatico. In questo modo ci si sottrae alla persistente tirannia della causalità lineare, che pervade ancora una certa psicosomatica di derivazione psicoanalitica, nei costrutti della quale permane una forte propensione a spiegare i cosiddetti fenomeni psicosomatici con richiami a conflitti emotivi: la psiche che agisce sul corpo. La PNEI dimostra che tutte le malattie sono multifattoriali e biopsicosociali. Il paradigma psicosomatico – sorretto dagli innesti della PNEI e da un’epistemologia imperniata sull’idea di complessità e di causalità circolare – può fungere da modello globale e integrato.

Tutto sembra andare in tale direzione; che è anche la direzione intrapresa da Hahnemann – con i limiti linguistici e concettuali del suo tempo – due secoli or sono: “Non si guarirà mai, dunque, in modo conforme alla natura cioè in modo omeopatico, se per ogni caso individuale di malattia, anche acuta, non si presterà simultaneamente la dovuta attenzione anche alle modificazioni dello stato psichico e mentale del malato”. Si potrebbe dire, a questo punto, che non si tratta più di evidenziare la correlazione tra psiche e soma, quanto piuttosto di percepire l’unicità delle sfere fisica e psicologica».

Nel suo libro tratta i modelli psicosomatici. Come si rapportano questi modelli alla pratica clinica?

«Hahnemann aveva notato che alcune fisiologie presentavano più di altre le condizioni per l’apparire di determinati quadri clinici, e quindi per la prescrizione di determinati rimedi. L’osservazione clinica conferma l’esistenza di quadri predisposizionali individuali presso i quali è lecito attendersi l’apparizione preferenziale di sintomi corrispondenti alle patogenesi di certi rimedi. In altri termini, c’è un filo rosso che unisce tipo, malattia e rimedio: si tratta di segni di richiamo dedotti dal fatto che, nel corso della sperimentazione di una certa sostanza, alcuni individui sviluppano prima e in più ampia misura i segni e i sintomi patogenetici relativi a quella sostanza. Si è convenuto di definire questi individui tipi sensibili a quella determinata sostanza, in considerazione del fatto che, più spesso di altri, individui con siffatte caratteristiche hanno bisogno, in terapia, di quella sostanza. Si tratta di caratteristiche morfologiche, fisiologiche, psicologiche che trascinano con sé tendenze morbose.
Un modello psicosomatico è un paradigma fisiopatologico che interessa sia la psiche sia il soma del soggetto che ne è investito. Il ragionamento clinico per modelli, a mio avviso, è un’evoluzione naturale dell’uso clinico della tipologia. Esso rappresenta un’evoluzione in quanto un modello è meno rigido di un tipo, è suscettibile di variazioni nel corso della vita e risente chiaramente delle tempeste fisiopatologiche di un soggetto, dunque della sua storia clinica.
Gli elementi del tipo sensibile, che accompagnano la descrizione della patogenesi sperimentale dei principali medicinali omeopatici, costituiscono appunto dei veri e propri modelli psicosomatici. Essi, di fatto, rappresentano altrettanti paradigmi della ricchezza di osservazioni che l’Omeopatia mette a disposizione del medico e inoltre – elemento non secondario – una sfida epistemologica sempre aperta».



Il dottor Turinese presenterà il suo ultimo libro Venerdì 16 aprile 2010, alle ore: 18.00 presso la Casa della Cultura - via Borgogna, 3 a Milano. Ingresso libero.
Interverranno insieme all’autore: Edoardo Felisi, Candida Berti e Giorgio Gaslini.


Intervista rilasciata da Luigi Turinese a Luigi Mondo e Stefania del Principe per La Stampa.it del 15.4.2010

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