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"La qualità maggiore di un buon medico è un'estrema capacità di attenzione, perché la medicina è sopra ogni altra cosa un'arte dell'osservare" Luigi Turinese in Biotipologia

mercoledì 19 maggio 2010

Hahnemann - Recensione su Il Nuovo Medico d'Italia

Hahnemann. Vita del padre dell'omeopatia. Sonata in cinque movimenti


Lieve come un romanzo, ma la vita è quella vera, reale, ingombrante di un uomo che ha segnato profondamente l'esistenza dei "suoi" posteri, l'avventura della vita vissuta da un genio della medicina, da quell'Hahnemann che ha lasciato in eredità ai suoi colleghi e all'umanità un modo nuovo di intendere l'universo uomo e la categoria della scienza.
Un uomo prolifico, ovvero dai molti figli, e non solo in senso fisico, perché la sua fecondità di studioso e di scienziato ha impresso un impeto del tutto originale al cammino altrimenti segnato dalla scienza medica.

Padre dell'omeopatia, dunque, di cui ci raccontano come in una sonata a due mani Riccardo de Torrebruna e Luigi Turinese, il primo è autore teatrale e attore cinematografico, teatrale e televisivo famoso non solo in Italia, il secondo medico e psicoterapeuta.
Insieme hanno ideato una storia che è invece uno spartito musicale, perché lo dice anche il titolo, è una sonata in cinque movimenti alla maniera del grande contemporaneo Wolfgang Amadeus Mozart, anche lui aduso a fecondare campi inesplorati e altezze siderali con la sua opera.
Una vita impetuosa, ardente, drammatica. Come lo sono molte vite ma, quando è un genio come Hahnemann ad attraversarla, è segnata dal senso della propria missione, dalla luce abbagliante che scaturisce dalla consapevolezza di quello che si è venuti a fare qua sulla Terra. C'è chi nasce già con la risposta pronta, che non deve chiedersi il famoso "Perché sono qui?" perché ne è consapevole, il cammino è già tracciato, basta seguire, caparbiamente, la pista.

Christian Friedrich Samuel Hahnemann nacque a Meissen, in Sassonia, poco prima della mezzanotte del 10 aprile 1755. Un uomo d'altra epoca di cui si potrebbe fare l'oroscopo, per la precisione dei dati.
Figlio di un pittore di porcellane per il quale manterrà per tutta la vita una sconfinata ammirazione, spirito inquieto (lo sarà per tutta l'esistenza), senza il sostegno di adeguate finanze (tempi oscuri di guerre e privazioni, quello in cui vide la luce, scappa di casa per poter studiare secondo la sua vocazione e evitare un destino ingrato per guadagnarsi da vivere. Inizia così, con una mossa ardita, la sua avventura nel mondo, ottimo viatico per quella che in realtà sarà l'impronta della sua lunghissima vita: morirà a 88 anni compiuti, infatti, a Parigi il 2 luglio 1843, alle cinque del mattino.

Hahnemann ha sentito la medicina non come una sapienza tramandata da applicare nel campo della malattia, ma come un impegno personalissimo, quasi una tenzone, per guarire nel corpo e nello spirito. Con quella capacità di intuizione e di pragmatismo appannaggio solo di pochi uomini, forse prescelti, si rese conto che i mezzi di cui poteva disporre non lo appagavano e sostenne, sulla scia di altri medici illustri, che la sperimentazione dei farmaci sugli animali è inutile, ma va fatta sugli uomini sani. Il senso di tutta la sua scienza potrebbe essere riassunto in queste parole tratte da "Saggio di un nuovo pricipio per scoprire le virtù curative delle sostanze medicinali..." pubblicato nel 1796
nel quale trasse le prime conclusioni dopo che per sei anni aveva sperimentato medicamenti su individui sani: "per guarire radicalmente certe affezioni croniche si devono cercare dei rimedi che provochino ordinariamente nell'organismo umano una malattia analoga, il più analoga che sia possibile (...). Nella cura della malattia dovremmo usare quel rimedio che è in grado di provocare un'altra malattia, artificialmente prodotta, ma molto simile e la prima sarà guarita: similia similibus".
Il Saggio, scrivono gli Autori, "costituisce in un certo senso l'atto di nascita dell'omeopatia (il termine omeopatia tuttavia apparirà solo nel 1808 nella Lettera a un medico di alto rango sull'urganza dii una riforma della medicina, e insieme il colpo d'ala con cui Hahnemann si solleva da una posizione di mera contestazione della medicina del suo tempo a un livello propositivo e originale".

Questo libro si legge come un romanzo, è un romanzo. La figura del grande medico tedesco appare vicinissima al lettore, un uomo di cui seguire le gesta quasi fosse un principe che va a salvare la sua amata, un guerriero sotto le mura di una città assediata, un grande condottiero. Risaltano le caratteristiche umane del protagonista che visse abbastanza per trascorrere attraverso grandi sventure e grandi successi. Una vita da romanzo contrassegnata da continui traslochi, dalla morte di qualcuno dei suoi molti figli, dalla perdita della sua amata e paziente sposa, Johanna Henriette, donna mitica nella sua incredibile capacità di sopportare un marito così folgorante nella sua burrascosa determinazione.
Fu anche un originale, quasi ottuagenario sposò Mèlanie, una donna molto giovane con cui si trasferì, per l'ultima volta, in una città luminosa e assoluta come era la Parigi dei primi dell'Ottocento.

La sua Sonata inizia con un Largo-allegro brillante: l'infanzia sognante, dominata dalle figure importanti e belle dei suoi genitori; prosegue con un Andantino: gli anni ardenti della giovinezza e della prima maturità; incede verso un Andante molto mosso: anni tribolati, di guerra, di lotte per affermare le sue teorie, di successi; arriva all'Allegro con fuoco e Andante maestoso: come in un grande mare quasi un utero materno le asprezze della vita trovano soluzione e pace; infine, a conclusione dell'immane fatica, la quiete sovrana dell'ultimo atto, la Marcia funebre che tutto conclude.


Si chiude il capitolo della vita umana di questo grande, inizia quello, non meno procelloso, dell'omeopatia, ancora oggi in un mare in tempesta tra entusiasti fruitori e feroci detrattori.


Recensione pubblicata su Il Nuovo Medico d'Italia n.10 Dicembre 2007, nella rubrica Biblioteca a cura di Paola Randone

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