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"La qualità maggiore di un buon medico è un'estrema capacità di attenzione, perché la medicina è sopra ogni altra cosa un'arte dell'osservare" Luigi Turinese in Biotipologia

sabato 16 ottobre 2010

Hahnemann - Recensione su "Omeopatia oggi", di Pierluigi Gargiulo




"Sta per svegliarsi? Le palpebre gli trasmettono i primi indizi di un fremito destinato a dissolversi nella densità della febbre, ormai presidio irremovibile delle sue ossa. Non subito, non ancora! La consapevolezza di un risveglio da vecchio malato può aspettare".


La descrizione della vita e dell'opera di Hahnemann, inizia con questo Largo-Allegro brillante.
Ma tutto il racconto realmente si snoda, attraverso l'intuizione di Riccardo De Torrebruna e Luigi Turinese, come una sonata in cinque movimenti.
A dettare i tempi, infatti, è proprio il ritmo incalzante della vita del padre dell'Omeopatia. E questo felicemente si intreccia con una consumata padronanza dei tempi narrativi.
La corretta gestione degli archivi storici, immerge da subito il lettore in un'esperienza insolita e piacevole, in quanto finalmente scorporata dalla retorica.
In questo libro, i due autori (un medico e un autore teatrale), si impegnano a ricomporre con amore, ma con grande esattezza, il mosaico umano e scientifico di un geniale artigiano della medicina.
La vita di Hahnemann segue un percorso intenso e complesso.
Nell'Andantino del II capitolo, il padre di Hahnemann, Christian Gottfried, immerso com'è nella seconda fase dell'Illuminismo, quella di Rosseau, sposa l'idea che l'elemento razionalista viene a convivere obbligatoriamente con il sentimento: non c'è più una fede nel progresso e, meno che mai, nella scienza.
Il giovane Samuele è allora costretto, controvoglia, anche a causa della crisi economica familiare, ad un lavoro manuale presso una drogheria di Lipsia.
Ma nel 1775, ...con soli venti talleri e un'incredibile fiducia nella sua vocazione, si reca a Lipsia per intraprendere gli studi di medicina...
L'approccio commosso e partecipe di Turinese e De Torrebruna al protagonista si fa allora palpabile e coinvolgente: ... "Corre lungo la Fudengasse a perdifiato, corre come un fuggiasco. La notte inghiotte i vapori del suo respiro e il batticuore affolla le stradine che gli vengono incontro tracciando nuovi percorsi di fuga. Si è lasciato alle spalle la mole oscura della Stephansdom per puntare nella direzione del fiume. Sempre in caso di pericolo, l'istinto gli suggerisce di cercare un corso d'acqua"

E' il preludio all' Andante molto mosso (Capitolo III) che segue.
Hahnemann si trova immerso nello spirito del suo tempo, e il buon senso illumina i passi centrali della sua vita e della sua esperienza professionale: lui è lì, fra i bagliori della creatività immensa e la pena dell'indigenza quotidiana.
"Ora che è diventato il nuovo sacerdote della fortuna, sa in cuor suo che gliene riserverà una piccola porzione, non per riconoscenza ma per quel bene segreto che sancisce la complicità tra gli uomini di Dio".

L' Allegro con Fuoco e L'Adagio Maestoso del IV capitolo rappresentano la sintesi mirabile del trionfo e del dolore: "Anche quella notte è illuminata dai bagliori dei villaggi che ardono di fiamme sempre più vivaci, sempre più radenti".
Prevalgono le armonie delle teorie miasmatiche e degli stucchi parigini, ma anche le note gravi dei fatti familiari e dei primi divieti.
L'incontro con la seconda moglie completa L'Adagio maestoso e sottilmente coinvolge:
"Melanie d'Hervilly si presenta nel suo studio di Köthen in una rigida mattina di Ottobre. Viene direttamente da Parigi ed è vestita da uomo, scelta mimetica estrema, che in ogni caso dimostra l'audacia della sua intelligenza".
L'accidentata geografia delle inquietudini esistenziali dominano la conoscenza e la professione del Maestro: prevale la consapevolezza dell'ingrata ricchezza del suo sapere, in cui convivono dolore, partecipazione e distacco.
La Marcia funebre del V capitolo chiuderà infatti l'esperienza umana e terrena di Samuele Federico Cristiano Hahnemann."... e il torchio coomincia a muoversi lentamente come l'asse di un pianeta, scricchiolando per la ruggine che affligge il perno...
Ecco, finalmente è tornato a casa".


Ai due autori non solo il merito di averlo distratto dalle nebbie del mito, condividendo gli slanci e le debolezze della sua vita, ma anche e soprattutto la capacità non comune di aver contestualizzato, con sapienza, i tempi storici, scientifici e filosofici di questo umano passaggio.

Pierluigi Gargiulo

Recensione pubblicata nella rubrica "Segnalibro" di "Omeopatia oggi" Rivista a cura del CSOA, Anno 17, n.38, Settembre 2007, pagg. 62-63

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