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"La qualità maggiore di un buon medico è un'estrema capacità di attenzione, perché la medicina è sopra ogni altra cosa un'arte dell'osservare" Luigi Turinese in Biotipologia

martedì 9 novembre 2010

Le Recensioni di L.T. - "Il miele dell'officiante", "Indice di meraviglia" e "Prova di luce", di F. Pullia

Francesco Pullia, "Il miele dell'officiante", Ripostes Salerno-Roma 1997
Francesco Pullia, "Indice di meraviglia", Ripostes, Salerno-Roma 1997

Francesco Pullia, " Prova di luce", Edizioni Ripostes, Salerno, 19993

Recensendo Prova di luce, i racconti pubblicati nel 1995, sottolineammo la capacità di Pullia di "mantenere in misterioso equilibrio la profondità della riflessione filosofica e la folgorante subitaneità della poesia" (PARAMITA n. 62, v. di seguito). Non possiamo che confermare la nostra intuizione di allora.
Indice di meraviglia è una raccolta di poesie dedicate alla madre. "Cresce, negli anni, dal grembo / la tua luce e avvento sono / i luoghi del cammino / dove, più in alto, conduce / la parola ed acquietare albe /colgono il nome, quel nome, / che il padre ha consegnato / agli occhi miei".

Il miele dell'officiante è il primo romanzo pubblicato da Pullia, e in esso si possono ravvisare alcuni stilemi e alcuni temi della sua opera in prosa, ormai di tutto rispetto. L'incipit ricorda vagamente - ma insistentemente - quello di Affetti, terza parte di Prova di luce. Lì campeggiava il micetto Shuba, qui un canarino. Lì c'era "[..] batuffolo bianco, con il musetto e le estremità d'antracite" (pag. 93); qui "[..]un batuffolo giallo che poggia su una zampetta" (pag. 5), annusato - nuovo venuto - dal gatto shuba, trasmigrato, per così dire , da un libro all'altro.
Non sfugge al lettore attento una criptica autocitazione "Scommetto che stai pensando all'evidenza sensibile" - dice un personaggio rivolgendosi all'io narrante (pag. 50); e L'evidenza sensibile è un saggio di filosofia che l'autore diede alle stampe nel 1991. Potremmo continuare. Se un unico appunto possiamo fare a Francesco Pullia, esso è l'altra faccia della stima: lo vorremmo vedere meno isolato, più generosamente esposto nell'agone letterario.

Prova di luce. Francesco Pullia e la letteratura: un incontro felice. Potremmo sintetizzare in questa formula la polivalenza di questo quarantenne umbro che con tutta disinvoltura passa dalla saggistica ("L'evidenza sensibile" del 1991) alla poesia (quattro raccolte finora pubblicate, tra le quali amiamo ricordare "Visitazione della pietra" del 1994); e quando - come nel caso del libro che presentiamo - fa un'incursione nella narrativa pura, riesce a mantenere in misterioso equilibrio la profondità della riflessione filosofica e la folgorante subitaneità della poesia. Senza perdere, beninteso, la liquida scorrevolezza della prosa. Nei quattro racconti che compongono "Prova di luce" è possibile ravvisare l'intenso profumo dell'India. Esplicitamente, nella storia d'amore che apre il volume ("Nei colori della veglia") e in quella sorta di diario di pellegrinaggio a Bodhigaya che lo chiude ("India, l'insistenza della voce"): implicitamente negli altri due: "Verità della pietra", apologo sulla ricerca di verità da parte di uno scultore, e "Affetti", sequenza di schizzi lirici sulle presenze che scaldano l'esistenza dell'autore. Non si tratta, tuttavia, di un libro intriso di esotismo. Vi si respira, al contrario, l'aria della buona letteratura europea, venata di malinconia, mille miglia lontana (per fortuna) dalle consolazioni di tanta contemporanea new age letteraria. (PARAMITA n. 62, Aprile-Giugno 1997)


Luigi Turinese



In foto: "Dove osano le essenze"


Recensione apparsa in "PARAMITA, Quaderni di Buddhismo per la pratica e per il dialogo", Anno XVI, n.67 , Luglio-Settembre 1998

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Luigi Turinese Cantautore

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