Quarantenne, maestro di sci e guida turistica, con al suo attivo lunghi viaggi in Tibet, Massimo Dusi si produce in cinque racconti himalayani ben scritti, dalla struttura all'apparenza diaristica, cui un improvviso colpo d'ala dona la qualità dell'autentica narrativa.
Vi si percepisce, piuttosto che il sapore a volte dolciastro della letteratura di argomento spirituale, l'odore aspro della beat generation , stemperato da suggestioni buddhiste. Il libro è dedicato al Dalai Lama e a Jerry Garcia il chitarrista dei Grateful Dead, leggendario gruppo californiano di rock psichedelico, morto nell'estate del 1995; e questa dedica la dice lunga sulla formazione e sulle intenzioni dell'autore. Le sue ascendenze formali, dunque, sono da ricercare nella letteratura americana piuttosto che negli insegnamenti dei maestri spirituali, sebbene i contenuti risentano fortemente delle sue esperienze interiori.
Il racconto che dà il titolo al libro prende le mosse da un viaggio nella zona del lago di Lhamo Latso, "laddove i giovani Dalai Lama, dopo aver terminato gli studi, vanno per cercare visioni di saggezza nei riflessi mutevoli delle sue acque" (pag 63); la narrazione prende poi strade imprevedibili.
Così come è assai originale "River e il maestro", in cui all'autore, stremato da una gastroenterite contratta a Kathmandu, appaiono in sogno l'attore River Phoenix e appunto il mestro, che non è il guru, ma il grande Federico Fellini, morto come Phoenix il 31 ottobre 1993.
Luigi Turinese
In foto: "Agrumeto urbano"
Recensione apparsa in "PARAMITA, Quaderni di Buddhismo per la pratica e per il dialogo", Anno XVI, n.60, Ottobre - Dicembre 1996
Nessun commento:
Posta un commento