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"La qualità maggiore di un buon medico è un'estrema capacità di attenzione, perché la medicina è sopra ogni altra cosa un'arte dell'osservare" Luigi Turinese in Biotipologia

domenica 5 dicembre 2010

Le Recensioni di L.T. - "Il segreto del fiore d'oro", di Lu Tung-Pin

Lu Tung-Pin, Il segreto del fiore d'oro, Ubaldini Editore, Roma 1993

"Il segreto del fiore d'oro è un manuale laico di metodi buddhisti e taoisti per ottenere la chiarezza della mente" (dall'introduzione, pag. 7). Esso descrive "il metodo di inversione della luce". Come spiega il traduttore e curatore dell'opera Thomas Cleary nella postfazione: "L'operazione del passare dalla mente limitata della coscienza condizionata alla mente libera dello spirito originale è nota come metodo dell'inversione" o del volgere interiormente la luce[...] Nel Taoismo come nel Buddhismo l'espressione volgere interiormente la luce significa distogliere il fuoco dell'attenzione dagli oggetti mentali per dirigerlo sull'essenza o sulla fonte della mente. Tale esercizio serve a schiarire la coscienza e liberare la consapevolezza" (pag. 129).
E ancora "Io credo che l'essenza del Chan sia uno degli elementi della dottrina del fiore d'oro e del Buddhismo in genere che hanno maggiori potenzialità doi utilizzazione nel contesto dell'occidente contemporaneo" (pag.127). Questo è un punto molto interessante, se si ricorda che la prima traduzione dell'opera alchemica cinese si deve a Richard Wilhem nel 1929, e che il commento psicologico alla traduzione in lingua tedesca fu affidato a Carl Gustav Jung. Quest'ultimo, nell'auspicare la creazione di un ponte tra pensiero occidentale e pensiero orientale, metteva tuttavia in guardia dallo scimmiottare tecniche estranee al proprio contesto culturale, affidando alla psicologia analitica la funzione che la prassi del fiore d'oro può svolgere nel contesto estremo-orientale.

Dunque le posizioni di Jung e di Cleary differiscono radicalmente su questo punto. Al di là delle critiche, peraltro riconoscenti, che Cleary fa alla traduzione di Wilhem e che avrebbero prodotto in Jung più di un equivoco, c'è da osservare che oltre mezzo secolo di consuetudine al dialogo ha avvicinato il rivcercatore occidentale e quello orientale, fino a metterli in condizione di praticare una prassi comparativa che al tempo di Jung era impensabile. In un certo senso, il tempo ha accorciato le distanze.

Luigi Turinese



In foto: "Finti fiori finti"

Recensione apparsa in "PARAMITA, Quaderni di Buddhismo per la pratica e per il dialogo", Anno XVI, n.60, Ottobre - Dicembre 1996

1 commento:

Anonimo ha detto...

Un libro essenziale per chi aspira a praticare la meditazione. Ringrazio il cielo di avermi fatto trovare questo bellissimo libro tradotto e commentato da Thomas Cleary, peccato che siano in pochissimi a conoscerlo. Forse sempre dall'alto qualcuno sceglie a chi far recapitare certe cose, anche se, devo dire, è alquanto difficile il risultato. Sono sei anni che provo a "liberare la spazzatura della mente" ma...
Comunque ho trovato lei che è uno dei pochi in Italia che lo menziona; (il libro di Cleary, intendo). Ogni tanto mi farà piacere leggere altre sue recenzioni. Un saluto.
Margot


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