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"La qualità maggiore di un buon medico è un'estrema capacità di attenzione, perché la medicina è sopra ogni altra cosa un'arte dell'osservare" Luigi Turinese in Biotipologia

lunedì 6 dicembre 2010

Le Recensioni di L.T. -" Introduzione alla Psicosintesi", di P. Ferrucci

Piero Ferrucci, Introduzione alla Psicosintesi, Edizioni Mediterranee, Roma, 1994

In diciannove capitoli, testimonianza di altrettante conferenze tenute dall'autore nel corso di un decennio al Centro di Psicosintesi "Roberto Assagioli" di Firenze, Piero Ferrucci espone la "vulgata" della Psicosintesi. Ne risulta una trattazione accattivante e divulgativa, in grado di restituirci il sapore del metodo ideato da Roberto Assagioli. Un metodo dalla forte connotazione etica, che nell'insieme dà l'impressione di un insegnamento spirituale, più che di una via psicologica.
Visualizzazioni, "parole evocatrici" e altre tecniche qui descritte, hanno lo scopo di suscitare le emozioni positive, limitando le fonti di emozioni negative. Viene altresì posta in primo piano la funzione della sublimazione che "non è, come per la psicoanalisi, un meccanismo di difesa di cui non siamo coscienti. Sublimare l'aggressività significa elevarla al suo livello più alto e creativo" (pag. 121).
Forti sono le analogie con i sistemi soteriologici orientali, con echi segnatamente vedantici. "L'Io [...]è un puro centro di coscienza" (pag. 14); e il diagramma che "spiega" il microcosmo (pag.13) ingloba, oltre a diversi livelli di inconscio, anche un Io spirituale, transpersonale.
Piuttosto bisognerebbe fare attenzione a non prendere questi diagrammi alla lettera, come se fossero il territorio e non la sua descrizione: il rischio in agguato, altrimenti, potrebbe essere quello di ipostatizzarli. Altro rischio possibile, come in tutti i sistemi spirituali, ci sembra l'affiorare di una retorica dei buoni sentimenti, che ignori o tenti di rimuovere "sub specie sublimazionis" l'Ombra, per dirla in ternmini junghiani.

Ad una successiva edizione del libro, o a future opere di Ferrucci, gioverebbe poi una maggiore precisione nella citazione delle fonti, non per perdere la spontaneità del lavoro divulgativo, beninteso, ma anzi per mettere a disposizione del lettore alcune vie di sviluppo del discorso. Le espressioni "ricerche recenti", "la ricerca scientifica più recente", e così via dovrebbero dar luogo magari a note esplicative. Per esempio a pag. 151, si legge: "Uno studio [...] è stato fatto più recentemente da un antropologo, Prescott, che è andato a studiare le società più violente e quelle più pacifiche, e ha scoperto che è maggiore la cura data ai bambini nei primi anni di vita, minore è la tendenza alla violenza in quella società". Ora, Prescott non è antropologo ma neuropsicologo dell'età evolutiva al National Health Institute di Bethesda, Maryland; l'articolo cui Ferrucci fa riferimento è apparso sulla rivista statunitense The futurist a metà degli anni '70 (qui si vede che che l'avverbio 'recentemente' è usato in modo un po' largo), ed è apparso in traduzione italiana, con il titolo "Piacere o violenza", nel numero 2 di Pulsazione, pagg. 27.57, Milano 1977).

Luigi Turinese


In foto: "Chinoiserie"

Recensione apparsa in "PARAMITA, Quaderni di Buddhismo per la pratica e per il dialogo", Anno XVI, n.60, Ottobre - Dicembre 1996

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