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"La qualità maggiore di un buon medico è un'estrema capacità di attenzione, perché la medicina è sopra ogni altra cosa un'arte dell'osservare" Luigi Turinese in Biotipologia

mercoledì 23 giugno 2010

Caro Hillman ... - Recensione di Camilla Albini Bravo

Caro Hillman ... Venticinque scambi epistolari con James Hillman, R. Mondo, L. Turinese (a cura di) Torino, Bollati Boringhieri, 2004, pp 238


Caro Hillman ... Venticinque scambi epistolari con James Hillman, a cura di Riccardo Mondo e Luigi Turinese è un libro sorprendente. Può essere definito come un ritratto d'autore attraverso le lettere di 25 lettori, ma anche come una raccolta di 25 ritratti attraverso l'opera di Hillman.

La sorpresa nasce già dalle prime pagine e accompagna il lettore fino alla fine. Che Hillman sia un autore non facile, che costringe ad un faticoso cambiamento dello sguardo sull'opera junghiana, è cosa risaputa. E' noto anche il suo spirito provocatorio, non da tutti accettato, che spinge ad un ascolto a volte infastidito, a volte divertito, di un pensiero che mai si interrompe, ma sempre con rigore arriva alle conseguenze estreme di premesse chiaramente annunciate. Forse è tale spirito a far sì che la lettura segua sentieri emotivi piuttosto che logici? Rimane la sorpresa nel trovare in molte più affermnazioni di chiara adesione o di polemica presa di distanza piuttosto che domande o proposte di possibili sviluppi dei temi hillmaniani.

Può essere l'opera stessa di Hillman a spingere verso una entusiata adesione o verso una energica chiusura chi vi si accosta? Già questa ipotesi desta sorpresa, data l'enfasi posta da James Hillman sulla necessità di evitare il pensiero che procede per antitesi, per "o -o". Il campo dei suoi lettori sembra nettamente diviso in amici e ostili, uso deliberatamente questi termini perché la sensazione è proprio quella di trovarsi di fronte ad una scelta più emotivo-affettiva che logico-razionale. In realtà le lettere meno connotate in tal senso, e quindi a mio parere più interessanti per chi cercasse una ulteriore chiave di lettura per opere già lette, sono quelle dei non addetti ai lavori, di non psicoanalisti.
Da qui la mia sorpresa: pensavo di leggere un libro con cui confrontare ciò che di Hillman avevo io stessa trattenuto con ciò che altri avevavo colto e mi sono ritrovata a leggere un libro che dà una inquietante testimonianza di quanto sia difficile per noi psicologi analisti l'ascolto dei colleghi. Non si frainteda: non sto sostenendo che ognuno di noi viva chiuso nel proprio studio, concentrato solo sull'ascolto dei pazienti, ma sospetto che il nostro leggere proposte altrui sia spesso un non capirle.

Strana storia la nostra, eredi di un maestro che molto soffrì per essere stato considerato un eretico, che si propose come pensatore poliedrico, non desideroso di divenire a sua volta un maestro fondatore di una scuola junghiana, ci troviamo afflitti da una strana sindrome che ci spinge ad evitare di leggere Jung insieme, a confrontarci piuttosto su testi di altre scuole di pensiero, per non incappare in quello che ormai è divenuto evidente: l'eredità di Jung è ancora indivisa, quando vi mettiamo mano si attiva una sorta di babele d'ascolto.
Sicuramente abbiamo avuto un padre molto ricco, che ci ha lasciato un'opera non facile da decodificare, aperta a più interpretazioni, ma quella che può sembrare una ricchezza si trasforma a volte in occasione di polemica se si pretende di trovare l'unica e vera lettura del testo di Jung.
Sembra a volte la nostra una fuga dalla libertà, la libertà di scegliere un seme di pensiero già dato, una ortodossia che ci limiti e ci rassicuri. Il pregio del libro che Riccardo Mondo e Luigi Turinese si propongono è a mio avviso proprio l'aver messo in luce quanto ancora sia difficile un dialogo tra di noi. Le lettere sono tutte interessanti, non tanto per quello che ci mostrano di Hillman, quanto per quello che mostrano dell'autore e le risposte di Hillman sono gentili, ma spesso mostrano chiaro il suo intento di non chiudere un discorso che in realtà rimane vivo solo finché può rimanere aperto.
James Hillman ha seminato e i campi d'ascolto in cui sono finiti i suoi preziosi semi sono talmente diversi che le piante, ormai cresciute, a volte non si assomigliano affatto. Tanta diversità potrà essere ricchezza solo a patto che ogni singola pianta si possa confrontare non solo con il seme originario, ma anche con le altre piante, rinunciando alla pretesa di trovare la pianta "giusta", quella che, unica, era nella mente del seminatore.
Tutto ciò vale per il pensiero di James Hillman a monte del quale c'è il pensiero di Carl Gustav Jung e dei suoi allievi che ancora faticano a trovare un reciproco, curioso ascolto.

Camilla Albini Bravo


In Rivista di Psicologia Analitica - Nuova serie n.19 n.71/2005 "Risonanze all'ascolto" , in "Recensioni" pagg. 167-168 (La biblioteca di Vivarium)

Biotipologia - Recensione su Studi Junghiani di Antonio Vitolo




Biotipologia - L'analisi del tipo nella pratica medica, Milano Tecniche Nuove, 1997

Il libro di L. Turinese, medico omeopatico e candidato dell'Associazione Italiana di Psicologia Analitica, è un documento rigoroso e originale, basato su una larga ricerca sulla specificità dell'approccio terapeutico omeopatico e la contiguità di esso con la psicologia analitica. Nonostante la coltre di silenzio e le detrazioni che attorniano la medicina omeopatica, per sé nobilmente ancorata alla tradizione culturale e medica in tutto il mondo, occorre dire che essa rappresenta una tra le più interessanti omologie che la psicologia analitica possa annoverare. Si pensi, ad esempio, al dato epistemico costituito dal farmaco omeopatico, che è materia dinamizzata, la cui prescrizione e posologia esige non solo una considerazione anamnestica e diagnostica ispirata alla psicopatologia generale, ma anche l'assunzione dell'elettiva importanza della personalità individuale.

L'accurata indagine di Turinese, incentrata nell'ottica storica simile agli studi di Cosmacini, va ben oltre un interessante saggio dell'analista junghiano E. Whitmont, Omeopatia e Psicoanalisi, del quale caldeggiai la traduzione (a M. Rosenberg Colomi, proprietario e direttore della Red edizioni, che mi aveva chiesto indicazioni su possibili traduzioni junghiane). L'autore adotta, infatti, e delinea con un vasto corredo di esemplidìficazioni empiriche, un quadro descrittivo in cui l'ideazione teorica e l'esperienza omeopatica vengono illuminate secondo una partizione sistematica, che pone al centro dell'opera la questione del tipo, affronata da C.G.Jung nei Tipi psicologici (1921), opera dell'autentica differenziazione da Freud e tuttora direttrice analitica che esige attenta meditazione, sulla base della rilettura di Trevi. Esito di letture pluriennali, al crocevia tra filosofia e psichiatria, il sistema tipologico junghiano prospetta la connessione tra la nosografia clinica e la speculazione teoretica, accogliendo il "quaternio" pensiero, sentimento, intuizione e sensazione, che caratterizza gli studi più recenti su cervello-mente-psiche-corpo in area cognitiva e in neuropsicologia, con il supporto di pensatori quali Plutchic e Edelman. Fu, d'altra parte, Matte Bianco a riconoscere l'importanza della tipologia junghiana, nel capitale saggio L'inconscio come insiemi infiniti.

Al peculiare argomento della psicologia tipologica Turinese, dopo l'iniziale quadro storico degli studi tipologici e il capitolo sulla scienza delle costituzioni umane, dedica due capitoli, nei quali il concetto omeopatico di costituzione, per sé implicante la pluralità e i concetti di criterio somatopsichico e criterio psicoanalitico, con la definizione di tipi razionali e tipi irrazionale, vengono trattati a fondo.
In particolare, appare utile la chiara presentazione delle tipologie di Kretschmer, contemporanea ai Tipi psicologici di Jung e di Sheldon, con i riferimenti alla psicopatologia (psicosi maniaco-depressiva, paranoia, schizofrenia) e l'epilessia. La riflessione di Turinese sul somatopsichismo comprende opportunamente anche le ipotesi di Reich e Lowen, arrestandosi sulla soglia dei contributi clinici di Jung e Bion, che appaiono per contro rilevanti soprattutto per quanto riguarda la formulazione intorno alla genesi e alla trasformazione del Sé nella normalità e nella patologia.
Quanto al Sé vorrei infine segnalare due aspetti del libro, che indivcano a mio parere una riuscita articolazione del tema, tanto più avvincente per il fatto che l'autore prudentemente non ricorre all'uso terminologico della nozione di Sé, come farebbe un autore come Corbellini, che ipotizza un Sé immunologico, e che lasciano intravedere, entro la necessaria umiltà, future vie di ricerca analitica comparata da parte dell'autore inteso quale omeopata e analista: le pagine su Martiny e le prime tre settimane di sviluppo embrionale del feto e le pagine sul "terreno" definito felicemente da Turinese "metafora della globalità" e "campo dell'interazione fra sistema nervoso, sistema endocrino e sistema immunitario".Nel rispetto della medicina costituzionale e della realtà metaforica e simbolica dei sintomi.
Turinese rievoca una proposizione di O. Sacks, secondo il quale "la fisiologia, la neurofisologia e le scienze stesse hanno bisogno del concetto di individuo". Per mia parte rammento che la contiguità di corpo, mente e psiche, che in Italia lo psicoanalista G. Hautmann studia in questi anni congiungendo arte e biologia, è stata oggetto di originali pagine di M.L. von Franz. Qui richiamo il libro Psiche e materia, in cui l'idea del "terreno" viene utilizzata nell'interpretazione dei sogni quale chiave di sondaggio del Sé e della costituzione individuale.

Antonio Vitolo


Recensione pubblicata su "Studi Junghiani - Rivista semestrale dell'Associazione Italiana di Psicologia Analitica" 8 Vol. 4, n.2 Luglio - Dicembre 1998, pagg.134-135 (FrancoAngeli ed.)

martedì 22 giugno 2010

Luigi Turinese al SANIT - 7° Forum Internazionale della Salute

Roma, 23 Giugno 2010, ore 12.00
Palazzo dei Congressi - Eur
Ingresso gratuito

IRCCS ISTITUTO NEUROLOGICO NAZIONALE C. MONDINO e FONDAZIONE PANTAWAY


Medicina e Persona: l'utile interazione con la medicina non convenzionale


Moderatori: Daniele Bosone (IRCCS - Fondazione C. MOndino)
Carlo Caltagirone (IRCCS - Fondazione S. Lucia)


ore 12.00 Introduzione
(D. Bosone Pavia& C. Caltagirone - Roma)
ore 12.15 Dolore neurologico e agopuntura
(Peter Hsien - I Pana, Roma)
ore 12.40 Omeopatia: possibilità di integrazione nel trattamento della cefalea cronica
(Luigi Turinese, Roma)
ore 13.05 Nutraceutica e nutrigenomica: nuove prospettive nutrizionali nel controllo delle cefalee
(Giovanni Scapagnini, Campobasso)
ore 13.35 Commenti e Prospettive
(G. Sandrini, Pavia)

Segreteria organizzativa:
Via Barberini, 3 - 00187 Roma
Tel. 06 4817254 - Fax 06 42013310
info@seadam.it - http://www.sanit.org/

domenica 20 giugno 2010

Biotipologia - Recensione in "Paramita - Quaderni di Buddhismo"


Il buddhismo, oltre ad essere una religione, una filosofia, una tradizione culturale, è diventato, espandendosi nel mondo, anche uno stile di vita e di pensiero, una qualità che può permeare, trasformandola e compensandola, quella modalità volontaristica , aggressiva e onnipotente che da sempre caratterizza l'atteggiamento dell'uomo occidentale verso la vita. In questo senso esiste un modo "buddhista" di essere e di fare le cose, dall'impiegato, alla madre, all'insegnante, al medico. Il medico, appunto.
Luigi Turinese, recensore emerito cui spetterebbe una recensione ben più ricca, sa trasmettere, nel suo libro di introduzione alla biotipologia, questo rispetto per l'altro, questa modalità di non-attaccamento a idee preconcete, questa capacità di non-identificazione con il ruolo.
La medicina omeopatica, su cui grava ancora troppo l'etichetta di "alternativa" rispetto alla medicina ufficale, è sicuramente l'alveo naturale per un approccio buddhista al corpo e alla malattia. Il libro di Luigi la arricchisce con un taglio ulteriore, originato anche dalla sua conoscenza della psicodinamica junghiana, quello appunto dello studio e della conseguente applicazione sul piano diagnostico e terapeutico della tipologia bio-psicologica, della csotituzionalità.
Questo garantisce il ritorno del malato in posizione prioritaria rispetto alla malattia, ricordando alla medicina la sua vocazione originariamente umanistica, oggi deformata da un tecnologismo che ha ben oltrepassato la sua indubbia funzione strumentale. Il lbro, inoltre, fornisce un utile excursus nella storia delle teorie tipologiche, fino a toccare l'affascinante e modernissimo campo di ricerca della psiconeuroendocrinologia ed immunologia, aree in cui si cerca di colmare quel salto tra corpo e mente, il misterioso anello psico-somatico che impegna tanto i medici quanto gli studiosi della psiche. Unitamente allo spirito di fondo e alle conoscenze che fornisce, il libro apre a riflessioni sui rapporti tra discipline diverse, animando la lettura di una visione olistica che risponde a una diffusa esigenza della scienza contemporanea. Questi approcci, che cambiano prospettive e suggeriscono nuove sensibilità, non sono forse un'espressione, tradotta e adattata ai nostri tempi, di quella ricerca della Via di Mezzo e di quel percosrso dell'Ottuplice Sentiero che ci propone la visione buddhista sullo sfondo ineludibile della sofferenza umana?

Luigi riesce a trasmetterci con il suo lavoro la possibilità di un modo "retto" di pensare, di sforzarsi, di agire, di fare il medico tra gli altri medici e medicine e tecnologie, in vera e autentica relazione al malato e al suo dolore fisico e psichico.

Elena Liotta


In foto: "Golden Buddha"


In "Paramita - Quaderni di Buddhismo per la pratica e per il dialogo", n 66, Anno XVII - (aprile-giugno 1998) , pag. 56

Biotipologia - Recensione di Antonietta Donfrancesco




Biotipologia- L'analisi del tipo nella pratica medica, Milano Tecniche Nuove, 1997

Turinese sceglie l'esposizione storica delle varie teorie tipologiche per mettere in risalto ciò che caratterizza la medicina omeopatica: la comprensione del paziente passa attraverso un'attenta osservazione.

La necessità di esprimere la stretta relazione tra corpo e psiche anima il libro. Questa indivisibilità, nell'ultimo capitolo, viene indicata con l'efficace metafora del "terreno" come indicatore della globalità. Terreno inteso come "costituzione dell'individuo", quindio lo studio del funzionamento globale dell'organismo diviene, da questo punto di vista, una chiave interpretativa dei fatti clinici. In altre parole l'organismo esprime, tramite il sintomo, un disagio globale, questo è il motivo per cui dovrà essere presa in considerazione quella complessità varia e articolata che caratterizza ogni singolo individuo. La conoscenza delle varie tipologie evidenzia la relatività di ogni punto di vista teorico, relatività necessaria per rimanere aperti all'osservazione attenta e rispettosa dell'individuo. Questo libro, che appare come una introduzione a maggiori approfondimenti, mette in evidenza la necessità, per chi si occupa della cura, di essere cosciente del proprio punto di vista teorico, magari per tollerare il limite della propria scelta.

Le classificazioni tipologiche, sia di ordine fisico che psichico, non hanno portato allo sviluppo di un approfondimento teorico di vasta portata. Senza dubbio prendere alla lettera quelle classificazioni fa entrare in una complessità così vasta da essere difficilmente arginabile. Credo tuttavia che anche la duttilità della tipologia possa divenire rigido schema, con il potere di annullare il proposito di attenzione e rispetto.

E' auspicabile che la tipologia, come l'autore non si stanca di ripetere, sia uno strumento che richiami a una attenta osservazione, senza cadere in un ossessivo inquadramento. Il principio di diversità e peculiarità, che ogni individuo preso nella sua globalità esprime, può essere riconosciuto e rispettato proprio da quella osservazione attenta e accurata che Luigi Turinese sollecita, ma che deve essere riconosciuta pur sempre come relativa.
Chi si occupa della cura, avendo come fuoco della propria attenzione la globalità, deve mettere in discussione un concetto di scientificità , per aprirsi a parametri rispettosi della variabilità.
Luigi Turinese, che è medico, sembra cercare anche nelle scelte professionali questa unità fra corpo e psiche, prima con l'orientamento omeopatico della cura medica poi con l'aprirsi alla formazione in psicologia analitica.

Se è certamente vero che un medico allopatico facilmente tende a ignorare la globalità dell'individuo paziente, è pur vero che lo psicoterapeuta rischia di dimenticarsi del corpo. In tal senso, questo agile manuale, con la sua impostazione storica, può essere, anche per lo psicoterapeuta, stimolo a considerare il corpo fra le modalità espressive della psiche.

Personalmente ho sperimentato come possa accadere, nella seduta terapeutica, che il corpo del paziente risponda immediatamente alla dinamica che si sta creando. In questo caso il malessere di un organo è l'espressione che un nodo problematico è stato sollecitato. E' come se il corpo del paziente rispondesse in modo immediato là dove la coscienza è lenta o si rifiuta di arrivare, allora la tensione muscolare e il dolore fermano e segnano la memoria. Comunque l'immediatezza del disagio esige una presa in cura che, pur essendo pratica, diviene poi portatrice di significati per chi sa ascoltare. Ma anche il corpo dello psicoterapeuta è in gioco e risponde alla dinamica transferale, se la comunicazione viene accolta ci può essere un grande aiuto per la comprensione di qualla particolare situazione.
Questa attenzione alla globalità è quindi una sfida da raccogliere, ma soprattutto da strutturare. Potrei dire che per uno psicoterapeuta, riferendomi alla tipologia junghiana ricordata anche da Turinese, questo libro potrebbe essere uno stimolo a osservare e a chiedersi come la funzione sensazione si esprima nel corpo di ciascun individuo e anche come la funzione sentimento che anima la muscolatura, si esprima attraverso la concretezza visibile del corpo, suscitando immagini mentali in chi guarda.
La riflessione successiva è quella che mi vede in accordo con Lacan quando afferma che la posizione analitica di uno psicoterapeuta si definisce a seconda del suo modo di interrogare il corpo e, aggiungo io, del suo porsi o no il problema.

Antonietta Donfrancesco

Recensione pubblicata in "I Quaderni di Yseos" - Rivista di psicologia a cultura, "Il dolore e la felicità" n. 2, 1999, pagg.265-266 (Moretti&Vitali ed., Catania)

sabato 19 giugno 2010

Biotipologia - Recensione di Elena Liotta





Biotipologia- L'analisi del tipo nella pratica medica, Milano Tecniche Nuove, 1997


Il mondo contemporaneo, con la massiccia introduzione della scienza e della tecnologia nella vita quotidiana, ha in realtà finito per incrinare la millenaria fìducia e dipendenza del malato dal medico e dai farmaci. Il che ha qualcosa di paradossale, poiché, almeno in teoria, la specializzazione e il balzo in avanti della possibilità di curare e addirittura guarire il corpo dalle malattie avrebbe dovuto casomai conferire un potere ancora più assoluto sia al medico che alla medicina. Ma gli psicoanalisti sanno che la relazione è un tramite ineliminabile di ogni vicenda umana, soprattutto quando la malattia e la vecchiaia rendono gli esseri umani fragili e dipendenti. Il graduale eclissarsi della relazione nell'affidamento del corpo malato a tutto un armamentario tecnologico, preciso ma freddo, veritiero ma distante, terapeutico ma invadente, ha dato luogo a un vissuto persecutorio sempre più diffuso, unitamente alla sfiducia nella medicina causata da fattori contingenti, quali la disorganizzazione della Sanità, la scarsa preparazione di alcuni medici, l'uso a volte strumentale dei media e della letteratura divulgativa. La confusione e la sfiducia che ne conseguono rendono il malato, o il potenziale malato, sempre più spaesato e preoccupato.

Da quando è iniziata l'accelerazione del progresso tecnologico in ambito medico, si sono anche identificate e separate le varie componenti della disciplina medica in una crescente specializzazione, si sono collocati gli aspetti psicologici nella psicologia scientifica, nella psicoterapia e nella psicoanalisi e sono nate, o meglio hanno continuato ad esistere assumendo nuovi nomi, tutte le discipline che oggi vanno sotto l'ambiguo nome di medicina "alternativa" o meglio di medicina "naturale". Al di là del valore terapeutico, che non sta a me giudicare, sia la medicina ufficiale, ortodossa - non definirei "tradizionale" qualcosa che ha appena un secolo di vita - sia quella naturale - che meriterebbe di diritto tale appellativo - non possono fare a meno di affrontare il rapporto con il malato e l'organizzazione della sua cura in tutti i suoi aspetti. E, certamente, su questo punto la medicina naturale è presente e quella ufficiale poco o niente.

Luigi Turinese, medico, e in particolare, medico omeopatico, sa trasmettere nel suo libro di introduzione alla Biotipologia, questo rispetto per l'essere umano, per l'altro, insieme a una modalità di intervento non rigida né attaccata a idee preconcette e a una capacità di non totale identificazione con il ruolo. La medicina omeopatica - laddove "omeo-patica" può essere non solo la composizione del farmaco in relazione alla malattia, ma l'impostazione generale della cura - è sicuramente l'alveo naturale per una rinnovata alleanza e solidarietà tra medico e paziente e per un nuovo accostamento al corpo e alla malattia.

Il libro di Turinese la arricchisce con un taglio ulteriore, originato anche dalla sua conoscenza della psicodinamica junghiana. Si tratta, come suggerisce il titolo, dello studio e della conseguente applicazione sul piano diagnostico e terapeutico, della tipologia bio-psicologica e della costituzionalità. Questo garantisce il ritorno del malato in posizione prioritaria rispetto alla malattia, ricordando alla medicina la sua vocazione originariamente umanistica. Il libro, inoltre, fornisce un utile excursus nella storia delle teorie tipologiche fino a toccare l'affascinante e modernissimo campo di ricerca della psiconeuroendocrinologia e dell'immunologia (PNEI), aree in cui si cerca di colmare quel salto tra corpo e mente. Il misterioso anello psico-somatico che impegna tanto i medici quanto gli studiosi della psiche.

La prospettiva storica restituisce vigore a ciò che sembrava scomparso, cioè "il terreno", la costituzionalità, l'uomo come sistema, la rete dei suoi fattori vitali. Unitamente allo spirito di fondo e alle conoscenze che fornisce, il libro apre a riflessioni sui rapporti tra discipline diverse, animando la lettura di una visione olistica che risponde alla nuova esigenza di una parte della scienza contemporanea. Turinese compie così varie integrazioni: alla medicina omeopatica offre la tipologia psicologica, alla psicologia del profondo offre la biotipologia e le scoperte della medicina omeopatica.

In un libro dedicato a studenti e medici omeopatici, allo psicoanalista interessano, in particolare, due capitoli: quello , appunto, sulle tipologie psicologiche e l'ultimo, dedicato alla PNEI. Il primo perché integra la teoria tipologica, in particolare quella psicoanalitica e junghiana, in un contesto più ampio e moderno, togliendole una certa patina retrò e il rischio dello stereotipo, e conferendole un nuovo e immediato valore clinico. Tra natura e cultura, tra una individuazione- individualismo e l'appiattimento collettivo, l'indagine tipologica ritrova una sua leggittimità. La ricerca della regolarità e ricorsività, al cospetto dell'infinita varietà del vivente è la premessa di ogni scienza e di ogni possibilità di prevenzione e cura. Siamo individui biopsicologici e, speriamo prima o poi anche "individuati", ma non siamo né delle rarità o delle eccezioni né il prodotto stampato dalla società-cultura che ci ospita. Inoltre, proprio l'esplorazione dell'area dei fenomeni "psicoidi", oggi tanto teorizzata sull'esperienza clinica e l'approfondimento dell'insoluto rapporto mente-corpo possono avvantaggiarsi delle conoscenze della medicina omeopatica ,visto che , come osserva anche E. Whitmont - che è sia medico omeopatico sia analista junghiano - proprio gli junghiani non hanno dato finora l'attenzione dovuta alla connessione ideale tra alcuni principi omeopatici e gli studi di Jung sull'Alchimia.
Pensiamo solo alle idee di somiglianza e opposizione, di separazione tra mente/lapis e unio naturale, massa confusa , alla sostanza-non sostanza, ecc., a tutta la riflessione sui fenomeni energetici e di campo e sulle loro trasformazioni, alla sincronicità, ecc.

Il capitolo sulla PNEI, oltre al pregio della chiarezza ed essenzialità che permette anche ai non addetti ai lavori di comprenderne le linee fondamentali e l'importanza , conferma agli analisti più sensibili al campo psicosomatico la delicatezza dei rapporti tra bio-psico-tipologia, cronobiologia, stress, sistema nervoso, immunitario ed endocrino.
Due citazioni di Turinese, nell'arco di due secoli, riaffermano l'integrazione tra tra scienze naturali e umane, tra medicina e psicologia. Dal contemporaneo O. Sacks: "La fisologia, la neurologia e le neuroscienze stesse, hanno bisogno del concetto di individuo..." e poi indietro, fino al padre dell'omeopatia, S. Hahnemann: "Non si guarirà mai, dunque, in modo conforme alla natura cioè in modo omeopatico, se per ogni caso individuale di malattia, anche acuta, non si presenterà simultaneamente la dovuta attenzione anche alle modificazioni dello stato psichico e mentale del malato".
Questo principio di fondo, ricordato da e a medici e neuroscienziati, ripreso da un medico e analista junghiano, ricorda anche a noi analisti ciò che a parole sicuramente sappiamo e ripetiamo: che separare, dividere , analizzare sono funzioni essenziali per la conoscenza , ma che esse non determinano la realtà né fisica né psichica, la quale si presenta invece come un sistema , una rete energetica , globale e unitaria.

Lavorare, in qualsiasi professione di cura, nella consapevolezza dei limiti del proprio strumento è l'unica garanzia di crescita dlla propria disciplina e di controllo dell'onnipotenza del terapeuta. Turinese ci fa implicitamente riflettere sull'annosa questione tra medici e non-medici in ambito psicoterapeutico proprio ricollocando la cura nell'alveo più ampio di una vera integrazione bio-psicologica.

Elena Liotta

In Rivista di Psicologia Analitica - Nuova serie n.6 n.58/98 "Intersezioni: Modi di pensare la psiche", in "Biblioteca" pagg. 221-223

venerdì 18 giugno 2010

La malattia oncologica e il bambino - Convegno

Venerdì 18 Giugno 2010 alle ore 9.15

Luigi Turinese
terrà la Lettura Magistrale

Cure and Care: clinica versus patologia

nell'ambito del Convegno

La malattia oncologica e il bambino
Curare prendendosi cura delle preziose fragilità, delle estenuanti paure, dei vitali desideri.

Venerdì 18 e Sabato 19 Giugno 2010
ore 9.00

Aula Magna, Monastero dei Benedettini
Piazza Dante, 32 – Catania

promosso da

con il contributo e il patrocinio di

Responsabile scientifico:
Cinzia Favara Scacco
mailto:favara@policlinico.unict.it
Tel. 095 3781448

Maggiori info sul Convegno qui

martedì 15 giugno 2010

Tra Omeopatia e Psicoanalisi Intervista a Luigi Turinese su operaincerta

Intervista pubblicata sulla rivista online operaincerta http://www.operaincerta.it/ pagg. 22 - 24

Tra Omeopatia e Psicoanalisi
Intervista a Luigi Turinese in occasione dell’uscita del suo ultimo libro


La pubblicazione del volume “Modelli psicosomatici” è solo l’ultima tappa di un percorso molto ampio che il dottor Luigi Turinese compie da molti anni. Medico, esperto in omeopatia, psicologo analista e presidente dell’Istituto Mediterraneo di Psicologia Archetipica. Lo incontriamo al Convitto Cutelli di Catania, dove si svolge la presentazione del nuovo volume edito da Elsevier-Masson.
di Gianna Tarantino e Antonio La Monica

Ti sei molto occupato di alimentazione, quali pensieri evoca in te l’argomento “pane” da noi scelto come tema del mese?
“Il pane evoca una cultura antica, proprio oggi leggevo dell’allarme lanciato dai panificatori perché si tende a mangiare grissini e non pane pensando, erroneamente, che questi siano più dietetici. Il pane è metafora molto antica anche di tipo religioso, cristiana e non solo. Semplice pensare, ad esempio, al pane quotidiano. Il tema del pane, insomma, mi sembra una bellissima scelta, ma io ci metterei anche il sale”.
È più importante essere consapevoli di cosa si mangia o del perché lo si mangia? Quanto l’alimentazione influisce sulle possibilità di trasformare in maniera positiva le energie che dal cibo derivano?
Il cosa ed il perché potrebbero sembrare due aspetti distinti, ma nel momento in cui si attiva una forza di consapevolezza le due cose coincidono sempre.

... Continua...

Leggi tutta l'intervista su operaincerta pagg. 22-24

domenica 6 giugno 2010

Presentazione del libro Modelli Psicosomatici a Catania


Invito
Venerdì 11 Giugno 2010
Convitto Nazionale “Mario Cutelli”
Aula Magna
Via Vittorio Emanuele, 56

Catania

alle ore 17.00


Presentazione del libro:

Modelli Psicosomatici
di Luigi Turinese

Interverranno, oltre all’Autore:
Franco Battiato
Paolo Bozzaro
Giuseppe Castagnola
Riccardo Mondo

Ingresso libero


Libri di Luigi Turinese

Luigi Turinese Cantautore

Luigi Turinese Cantautore
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