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"La qualità maggiore di un buon medico è un'estrema capacità di attenzione, perché la medicina è sopra ogni altra cosa un'arte dell'osservare" Luigi Turinese in Biotipologia

sabato 12 febbraio 2011

Le Recensioni di L.T. - "La via del Tantra", di Lama Yesce

Lama Yesce, "La via del Tantra", Chiara Luce Edizioni, Pomaia, 1998


La figura di Lama Thubten Yesce, scomparso nel marzo 1984 a quarantanove anni, non cessa di irradiare luce.

In un tempo relativamente breve , egli portò a compimento un'opera di diffusione del Dharma di enormi proporzioni e soprattutto di elevata qualità. Il suo insegnamento si distingue per essere chiaro e diretto, quindi consono alla mente occidentale, e sempre sostenuto da una forte carica di simpatia umana, che si mantiene inalterata anche nella pagina scritta.
Il libro in questione, di cui sono stati già presentati degli stralci su PARAMITA 25e 27, racchiude insegnamenti elargiti tra il 1975 e il 1983. Curato nell'originale da Jonathan Landaw per le eccellenti Wisdom Publications e con l'ottima traduzione dall'inglese di Lorenzo Vassallo, rappresenta una ottima introduzione al Tantra dalla prospettiva buddhista; e tuttavia Lama Yesce non ci fa mai per così dire pesare il suo essere buddhista, riuscendo al contrario a sottolineare l'attualità e l'universalità dell'approccio tantrico.

Il Tantra mira alla trasformazione di qualsiasi esperienza nel cammino della realizzazione. Il suo interesse per un percorso interiore che non sia in alternativa allo scorrere della vita profana è elemento di grande modernità. Il desiderio, conformemente alla tradizionale posizione buddhista, è visto come il combustibile dell'insoddisfazione esistenziale; la consegna, tuttavia, non è di difendersene, bensì di esplorarlo per utilizzare l'energia in esso contenuta: si passa così dall'evitazione alla trasformazione del desiderio e di conseguenza alla radicalizzazione dell'idea che non c'è nulla di male nel mondo, se non una certa nostra abitudine mentale improntata all'attaccamento e quindi bisognosa di etichettare alcune azioni come malvage allo scopo di difendercene.
Imparare a godere pienamente dei piaceri della vita senza sviluppare attaccamento nei loro confronti: ecco la sfida proposta dalla via del Tantra, in cui il distacco dagli agenti del desiderio costituisce la premessa per l'apparire della saggezza penetrativa e insieme il suo frutto più maturo.
Per lo meno in Occidente, la sfera affettivo-sessuale è la sede per così dire "naturale" per lo sviluppo dell'attaccamento. Trascendere l'attaccamento in quest'area, perciò,significa fare un grosso passo verso la liberazione.
"Molti di noi cercano l'uomo e la donna dei propri sogni, qualcuno che sia fonte di illimitata felicità, ma nonostante abbiano collezionato una lunga serie di relazioni... questi sogni rimangono sempre delle chimere. Quello che non riusciamo a capire è che dentro di noi c'è una sorgente di energia, maschile e femminile. Perciò molti dei nostri problemi sorgono o perché ignoriamo, o perché sopprimiamo quello che abbiamo in noi. Gli uomini cercano di nascondere il loro aspetto femminile e le donne hanno paura di esprimere la loro energia maschile. Come risultato ci sentiamo costantemente separati da qualcosa di cui abbiamo bisogno ... Come risultato il nostro comportamento è in gran parte viziato dall'insicurezza e dalla possessività" (pag. 33).

Il sentiero tantrico, in definitiva, è un addestramento ad usare al meglio l'energia interiore; al servizio di questo obiettivo è posto l'aspetto più universale del Tantra, l'esplorazione della condivisione umana al di fuori di ogni fede o autorità.


Luigi Turinese


In foto: "Elegante morbidezza"


Recensione apparsa nella rubrica "Libri" di "PARAMITA , Quaderni di Buddhismo ", Anno VIII, n. 30, Aprile-Giugno 1989

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