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domenica 24 aprile 2011

I ragazzi possono fare l’amore in casa? - di P.Tavella, su Corriere della Sera

Corriere della Sera
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21 Aprile 2011

I ragazzi possono fare l’amore in casa?


C’è chi accetta. E chi finge di non sapere che cosa succede nelle camerette.



di Paola Tavella

Ci sono madri che ne fanno una questione di sicurezza, e padri sull’orlo di una crisi di gelosia se il fidanzatino della figlia si ferma a dormire. In (quasi) tutte le famiglie convivono l’imbarazzo e il desiderio di lasciare che facciano le proprie esperienze. E, a sorpresa, dagli esperti arriva l’invito a recuperare regole e tabù. Perché la vita sessuale esibita sotto gli occhi dei genitori non è un segno di autonomia. Ma al contrario l’eccessiva libertà impedisce di crescere

Robert, il padre di Vivian, 16 anni, è inglese. Vive a Roma con la figlia e la moglie italiana. Una mattina, tornando da un viaggio all’estero, ha trovato seduto al tavolo della colazione un sedicenne sconosciuto. Ha chiesto a sua moglie chi fosse. «Oh, è Riccardo» ha detto lei. «Stanotte ha dormito con Vivian, sono tanto innamorati». Vivian è uscita dalla doccia, ha baciato papà e poi è filata a scuola con Riccardo. Robert e sua moglie hanno litigato. Lei sostiene che, se Vivian vuole dormire con il fidanzatino, è meglio nella sua stanza, al sicuro. Robert preferirebbe che almeno tutto si svolgesse a sua insaputa: «È normale che mia figlia abbia esperienze sessuali, ma ne sono geloso». Robert coglie nel segno quando dice che la figlia non è troppo giovane per fare l’amore, infatti l’Aied conferma che l’età media del primo rapporto in Italia è intorno ai 16 anni. Ma le reazioni dei genitori a proposito della sessualità dei loro giovani figli sono molteplici, e a volte divergenti.

C’è chi fa finta di non sapere, chi vuole essere informato di tutto, chi lascia che facciano l’amore in casa e chi sa perfettamente che cosa succede, e chiude un occhio. Secondo un’indagine della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo), il 31 per cento delle ragazze ha il primo rapporto a casa del partner, il 26 per cento in casa sua, il 19 per cento in automobile, l’11 per cento all’aperto e il 10 per cento a scuola.
Alberto, siciliano, ha tre figlie femmine fra i 15 e i 20 anni e teme che corrano rischi inutili se hanno rapporti sessuali fuori dalle mura domestiche. Lui e sua moglie sono medici e sono a casa solo di sera. «Le ragazze invitano i loro innamorati, ma quando siamo in ospedale o in studio. Di notte non è mai successo, confido che non accada mai. Sarebbe imbarazzante. Però è meglio se non vanno a far l’amore sulla spiaggia o in macchina, abbiamo paura ». Grazia, divorziata, vive nella campagna emiliana con un figlio maschio di 23 anni. «Da quando ne ha 18 porta le ragazze qui. Non ho mai fatto obiezioni. Se qualcuna dura a lungo, finisco per volerle bene, e poi soffro quando si lasciano». Donatella, genovese, un figlio maschio e una femmina all’inizio dell’Università, ha chiarito senza parlare ma «in maniera definitiva» che, quando lei e suo marito sono in casa, i ragazzi non possono chiudersi in camera con nessuno. «Poi, se siamo a cena fuori o in gita, è ovvio che i figli si muovono come vogliono, eppure stanno bene attenti a nascondere le tracce. Del resto alla loro età ci siamo arrangiati tutti, che lo facciano anche loro». Lorella, un’artigiana romana, ha un figlio di 16 anni e una figlia di 10. Il maschio si è innamorato e ha preso ad asserragliarsi nella sua stanza con la morosa. «Li sentivamo ridere, sospirare, gemere, litigare. La piccola bussava alla porta e diceva: “Che cosa fate? Posso entrare anch’io?”. Alla fine abbiamo dovuto reprimerli e fare un esame di coscienza, qualcosa nella comunicazione con nostro figlio era sbagliata».

Luigi Turinese, medico e psicoanalista junghiano a Roma, spiega che è meglio se fra i genitori e i figli restano alcune barriere: «Se non ci sono ostacoli loro non faranno mai lo sforzo di saltare. Allora può essere utile recuperare qualche tabù, magari un po’ recitato, per permettere ai figli di infrangere le regole, soprattutto durante l’adolescenza. Per consentire loro la trasgressione, anche con un sorriso sotto i baffi». Secondo Turinese, molto dipende sia dai ragazzi, sia dalle famiglie: «Per i genitori soli è difficile far sopravvvivere un po’ di tabù: facilmente sono loro i primi a infrangerlo, dormendo in casa con qualcuno. Vietare a un figlio che cresce di far lo stesso può essere davvero poco credibile ». È giusto avere confidenza con i figli, spiega, ma anche mantenere forme di distanza. «Le regole possono essere scritte o non scritte, ma ci vogliono. La trasgressione è sacrosanta, e quando non esiste significa che la relazione parentale non ha funzionato del tutto. Intendo dire che un figlio può anche portarsi qualcuno a casa nel cuore della notte, ma poi lo deve far uscire di soppiatto alle sei del mattino, prima che i suoi si alzino». E sottolinea come ragazzi troppo disinvolti nell’esibire i loro amori e consumarli quasi sotto gli occhi di mamma e papà possano apparire autonomi, mentre è il contrario: «L’eccessiva libertà e l’equiparazione dei ruoli sono una pericolosa confusione. Così i giovani non crescono mai e non se ne vanno mai di casa».

Capire tutto, far finta di non avere capito niente, «ridere sotto i baffi» è quel che ha fatto Nicoletta, madre single di una ragazza di 20 anni. «Mi ha prestato la sua macchina, e sul sedile del passeggero ho trovato una confezione di preservativi. Non li ho toccati e non ne ho parlato. Forse devo lasciare la casa vuota più spesso. Non mi va che lo faccia in macchina, è pericoloso, e anche molto scomodo. Ma quei preservativi mi hanno tranquillizzata sul fatto che mia figlia non ha rapporti sessuali senza precauzioni». Quasi un’eccezione, perché secondo la Sigo la prima volta è senza protezione per quattro giovani su 10 (il 37 per cento), il 20 per cento pratica il coito interrotto e ben il 17 per cento non si pone affatto il problema delle gravidanze indesiderate, né delle malattie che si trasmettono attraverso i rapporti sessuali. E la situazione migliora assai poco con la crescita, visto che le italiane non solo usano poco la contraccezione, ma passano da un metodo all’altro con grande disinvoltura, soprattutto in giovane età.

di Paola Tavella

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