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"La qualità maggiore di un buon medico è un'estrema capacità di attenzione, perché la medicina è sopra ogni altra cosa un'arte dell'osservare" Luigi Turinese in Biotipologia

lunedì 20 giugno 2011

Le Recensioni di L.T. - "Il mistero del silenzio" e "La mutazione della mente", di V. Thakar

Vimala Thakar, "Il mistero del silenzio", Ubaldini Editore, Roma 1988, pagg. 194

e

Vimala Thakar, "La mutazione della mente", Edizioni S.C.E., Milano 1988, pagg. 168

Nell'ambito della ricerca interiore è sempre esistita una tipologia di cercatore libero il quale sente giusto incamminarsi verso l'Ineffabile solo facendo affidamento sulle proprie forze, al di fuori di ogni tradizione codificata o di qualsiasi religione confessionale. Il secolo in cui ci troviamo a vivere, fors'anche per la maggiore diffusione delle diverse vie di ricerca interiore (con conseguente reciproca relativizzazione), ha visto numerose figure di rilievo battere strade solitarie, il cui tratto comune è l'invito a sperimentare in prima persona, senza accettare alcuna autorità: un suggerimento tanto più gradito e comprensibile nella nostra epoca scientifica.
Tra i "battitori liberi" viventi Vimala Thakar (di origine indiana e di cui in questo stesso quaderno di PARAMITA sono pubblicate alcune citazioni), è un personaggio di grande spicco,vicino al radicalismo krishnamurtiano, che stempera un poco, anche per l'inoppugnabile dato di fatto di essere una donna e di provenire da famiglia bramina; il che, sia pure in una ricerca connotata da una libertà di pensiero davvero rara, spiega ad esempio l'appropriato richiamo alla tradizione yoga.
Così viene puntualizzata la distinzione, vorrei dire l'incommensurabilità tra dharana, concentrazione, che ha in definitiva l'effetto di rafforzare la coscienza dell'io, e dhyana, meditazione, la cui essenza è tutt'al contrario, la sospensione della coscienza dell'io. "La meditazione è lo stato in cui c'è una consapevolezza senza sforzo e senza scelta di ciò che la vita è dentro e intorno a noi. Si tratta dunque di uno stato, di un modo d'essere, non di un'attività" (pag. 9).

La "tecnica" proposta da Vimala è della massima semplicità: consiste nel sedere quietamente osservando il movimento del pensiero, fino a giungere ad uno sotto i osservazione non reattiva. Parallelamente si lavora sullo stile di vita complessivo, aggiustando per così dire il tiro attraverso un costante disvelamento operato da un'attenzione continua e non da una disciplina imposta " ...ogni regolamento è una sottile violenza contro sé stessi..." (pag. 26).

Non è difficile scorgere in questa proposta elementi buddhisti (il "metodo" proposto è una sorta di vipassana continua), così come forti ascendenze krishnamurtiane, come quando Vimala esorta a muoversi nelle relazioni lasciandosi dietro nessuna cicatrice di memoria (la memoria psicologica, fonte di tutta la nostra deformazione della realtà, di cui parla Krishnamurti).

Molto bello e attuale è il richiamo alla natura come guida per l'apprendimento dell'osservazione non reattiva, attraverso l'esperienza del silenzio, vengono altresì suggeriti, altro elemento di modernità, comportamenti di un modo di vita olistico, di cui non fare fanatica propaganda, ma attraverso cui favorire lo sviluppo della vigilanza, sensibilità e lucidità mentale. "La meditazione ... è una sfida a esplorare un nuovo modo di vivere " (pag. 131)

Non deve sfuggire il carattere rivoluzionario, non passivizzante, di questa proposta meditativa, che include il corpo così come ogni altro aspetto dell'essere umano. "Nulla può essere escluso dalla dimensione della religione e della spiritualità. La spiritualità è un'attenzione onnicomprensiva a ogni aspetto della vita" (pag. 158).

"Il mistero del silenzio" raccoglie discorsi pronunciati tra il 1971 e il 1983, mentre "La mutazione della mente" assembla materiale ancora precedente ma egualmente di grande interesse. Vi si scorge il senso profondo della filodsofia come autentico "amore per il sapere" e per la conoscenza, sostenuto da una volontà di indagare che non si arresta mai, neppure di fronte a conclusioni che contraddicono i nostri modi condizionati di essere o le nostre conclusioni definitive su questo e su quello.

Luigi Turinese


In foto: "Orgoglio"

Recensione apparsa nella rubrica "Libri" di "PARAMITA, Quaderni di Buddhismo", Anno VIII, n.30, Aprile-Giugno 1989

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