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"La qualità maggiore di un buon medico è un'estrema capacità di attenzione, perché la medicina è sopra ogni altra cosa un'arte dell'osservare" Luigi Turinese in Biotipologia

domenica 16 ottobre 2011

Le Recensioni di L.T. - "Ayurveda e medicina tradizionale" , di B. Romano

Bruno Romano, "Ayurveda e medicina tradizionale", Edizioni Mediterranee, Roma 1991, pp. 162

La scissione tra le "due culture" si fa sentire in modo preminente ogniqualvolta si affronti lo studio di argomenti a cavallo tra scienze umane e scienze "forti".
La medicina di livello etnologico, per esempio, deve studiarla il medico o l'antropologo? La specifica questione è complicata dal fatto che tale ambito di studio non sembra interessare i medici, peraltro sempre più sguarniti di cultura umanistica; e che di conseguenza l'argomento attira studiosi di estrazione umanistica i quali, pur meritando tutto il nostro plauso, non riescono a trattenersi da incursioni nel merito scientifico, con esiti a dir poco discutibili.


Il libro di Bruno Romano non sfugge a questa tentazione fin dal preoccupante sottotitolo: "Manuale pratico per l'autogestione della salute". Non è la precisione scientifica che pretendiamo da un autore laureato in lettere e filosofia, ma la disposizione ad affrontare la materia di studio con i propri strumenti: in questo caso, l'indagine storico-filosofica, possibilmente condita di rigore filologico. Invece ci imbattiamo in errori che rischiano di invalidare l'intero lavoro e inoltre di respingere eventuali moti di interessamento da parte del mondo scientifico.

Non è vero, per esempio, che "la medicina moderna allopatica attribuisce ai virus e ai germi la responsabilità dei processi di degenerazione della salute" e che è suo obiettivo " ... appurare l'origine batteriologica della malattia e procedere di conseguenza al trattamento di eliminazione di tali batteri" (pag. 7). Ciò vale, infatti, solo per le malattie infettive; le malattie dismetaboliche, quelle degenerative, quelle autoimmuni, non vengono certo messe in relazione a microorganismi.
A pag. 19 leggiamo che " ... la medicina omeopatica, sorta alla fine del diciottesimo secolo, quando ormai le teorie della nuova medicina allopatica erano divenute imperanti, ha messo come suo fondamento la teoria dei tre umori (miasmi) responsabili di ogni manifestazione patologica". Ora, alla fine del '700 la medicina era un guazzabuglio di discutibili teorie e di empiriche terapie: la farmacologia moderna nasce soltanto nel 1806, con l'isolamento della morfina dall'oppio: siamo ancora ben lontani da Pasteur (1822-1895) e dalla microbiologia, e ancor più dalla sintesi dei primi sulfamidici (1935) e della penicillina (1941), capostipite di tutti i moderni antibiotici, mediante i quali si è potuto realizzare lo scopo che Romano attribuisce all'intera medicina moderna - e che è in realtà la meta dell'infettologia: " ... l'eliminazione di tali batteri" (pag. 7)

Per venire alla medicina omeopatica, poi, essa non propugna affatto una teoria umorale, come indubbiamente facevano la medicna ippocratica e quella ayurvedica, che attribuivano la malattia a uno squilibrio (discarsia) tra gli umori corporei circolanti: Hahnemann (1755-1843), fondatore dell'Omeopatia, attribuisce sin dalla sua prima opera sistematica, l'"Organon dell'arte di guarire" (1810), l'origine delle malattie croniche all'azione di tre miasmi contagiosi, facendosi in tal modo precursore di Pasteur; e nel "Trattato delle malattie croniche" (1828), approfondirà tale feconda intuizione.
La stessa opera hahnemanniana è stata poi sottoposta a revisione critica, come è ovvio per un edificio teorico vecchio di due secoli; ma mai nella direzione, invero arcaica e inaccettabile di una teoria umorale.

Per tornare alla nostra perplessità iniziale: sino a che non si comporrà, se mai si comporrà, il dissidio tra le "due culture", argomenti come quelli trattati in questo libro potrebbero essere affrontati efficacemente soltanto tramite un gruppo di lavoro interdisciplinare che comprenda rappresentanti della comunità scientifica e studiosi di scienze umane.

Luigi Turinese

In foto: "Caleidoscopio IV"

Recensione apparsa nella rubrica "Libri" di "PARAMITA, Quaderni di Buddhismo", Anno XII, n.46, Aprile-Giugno 1993


Per un approfondimento sull'argomento vedi anche:
La scienze delle costituzioni umane
e
La medicina nei contesti culturali

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