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"La qualità maggiore di un buon medico è un'estrema capacità di attenzione, perché la medicina è sopra ogni altra cosa un'arte dell'osservare" Luigi Turinese in Biotipologia

domenica 12 febbraio 2012

Le Recensioni di L.T. -"Roberto Assagioli. La vita e l'opera del fondatore della psicosintesi", di P. Giovetti

Paola Giovetti, "Roberto Assagioli. La vita e l'opera del fondatore della psicosintesi", Edizioni Mediterranee, Roma 1995, pp.144

A vent'anni dalla scomparsa, appare la prima biografia del fondatore della psicosintesi. Roberto Assagioli (1888-1974) ha attraversato l'avventura psicoanalitica con una sua specialissima interpretazione del lavoro psicologico.
Veneziano di nascita, fiorentino d'adozione, Assagioli ebbe contatti diretti con Freud, da cui lo separavano ventidue anni, e con Jung, di tredici anni più anziano.
Mantenne una costante ammirazione per il lavoro di Freud, da cui si distanziò presto; ebbe maggiori punti di contatto con la psicologia analitica di C.G.Jung. Fu proprio Jung, come apprendiamo da questa bella biografia, ad utilizzare per la prima volta, in una lettera a Freud nel 1909 il termine psicosintesi: "Se esiste una psicoanalisi, dev'esserci anche una psicosintesi, che costruisce un futuro sulle stesse leggi".

Laureatosi in Medicina nel 1910 con una tesi sulla psicoanalisi, Assagioli collaborò anche, a Firenze, a "La Voce", il periodico diretto da Prezzolini, su cui pubblicò, tra l'altro, un articolo su Sigmund Freud.

La psicosintesi come scuola a sé nacque a cavallo tra gli anni '20 e gli anni '30 (l'Istituto di Psicosintesi venne fondato a Roma nel 1933).
La psicosintesi si differenzia dalla psicoanalisi soprattutto per una particolare attenzione alla sfera transpersonale dell'uomo. Lo stesso Assagioli era molto attratto dai sistemi sapienziali orientali, lui, ebreo di nascita. Predilesse sopra ogni cosa la Bhagavad-Gita e le Upanishad. Ebbe contatti con la Società Teosofica.

In questo percorso articolato e profondo Assagioli mantenne però una cordialità e un senso dell'umorismo veramente terapeutici, come documentato in uno dei più accattivanti capitoli del libro, il terzo ("Roberto Assagioli visto da vicino"). Qui sono raccolte le testimonianze di una decina di persone che gli stettero vicine in diversi momenti della sua vita.

Non c'è che dire, un libro molto bello questo di Paola Giovetti. Soprattutto, un libro che non stanca mai, pur affrontando tematiche di un certo peso. Ciò si deve certamente all'estrazione giornalistica dell'autrice, ma ancor più alla sua partecipazione emotiva al tema trattato.

Luigi Turinese

In foto: "Masque renversée"

Recensione apparsa nella rubrica "Libri" di "PARAMITA, Quaderni di Buddhismo per la pratica e per il dialogo", Anno XV, n.57, Gennaio-Marzo 1996

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