di Luigi Turinese
“La vita è sopravvivenza permanente” Julia Kristeva
Ciascuno di noi si sente interpellato di fronte al forte rimaneggiamento sociale in cui ci ha spinto la combinazione tra pandemia e misure messe in atto per contrastarla. Misure non sempre condotte all’insegna del buon senso e della razionalità, benché sostenute e incoraggiate dalla “scienza”.
Lo sgretolarsi delle certezze
La perdita improvvisa delle certezze ha generato un’ansia securitaria responsabile a sua volta di comportamenti intrisi di paura e sospetto. L’umanità globalizzata è arrivata impreparata al confronto con il rischio anche perché, da troppo tempo educata alla rimozione della mortalità, ha sviluppato oramai un’intolleranza per i limiti. Come mette bene in evidenza il sociologo Franco Crespi in un recentissimo scritto intitolato “Vulnerabilità e senso del limite: per una nuova modernità”, i limiti più vistosi e meno tollerati riguardano il sapere – nella fattispecie il sapere medico – e la capacità di controllo. Così, di fronte all’incontrollabile – e che cosa c’è di meno controllabile di un’entità biologica meno visibile di un batterio? – le nostre certezze si sgretolano.
Safe space
Nel 2018 Hykel Hosni, Professore di Logica e Filosofia della Scienza a Milano, ha pubblicato per l’Editore Carocci un saggio molto interessante sin dal titolo (“Probabilità. Come smettere di preoccuparsi e iniziare ad amare l’incertezza”), nel quale, a partire da una disamina della teoria della probabilità in ambito tecnico-scientifico, arriva a proporre una cultura dell’incertezza. [...]
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