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"La qualità maggiore di un buon medico è un'estrema capacità di attenzione, perché la medicina è sopra ogni altra cosa un'arte dell'osservare" Luigi Turinese in Biotipologia

venerdì 17 novembre 2023

Coltivare le oasi. La pratica della nuda attenzione - Saggio di Luigi Turinese pubblicato in Critical Hermeneutics, Vol 7 n 1 (2023)

Coltivare le oasi. La pratica della “nuda attenzione”
(Cultivating Oases: The Practice of “Naked Attention”)
Luigi Turinese
Italian Association for the Study of Analytical Psychology

Abstract 

Nella cultura europea, una riflessione sistematica sull’attenzione prende corpo a partire dal XVII secolo con Cartesio, per arrivare alla nozione di attenzione fluttuante di Freud, che promuove libere associazioni e si realizza nella sospensione di tutto ciò che focalizza l’attenzione.
 La pratica dell’attenzione favorisce l’accettazione della realtà così come si presenta: che è poi, sostanzialmente, l’esatto contrario della disposizione nevrotica, la quale si manifesta con un senso di insoddisfazione legato a un conflitto tra la realtà come è e la realtà come si vorrebbe che fosse.
Essere aperti a ciò che è include una consapevolezza senza scelta, non minata cioè dalla comparazione con ciò che potrebbe essere ma non è. Non si tratta di un esercizio facile, perché presuppone l’educazione a servirsi di una “attenzione nuda”: nuda in quanto senza oggetto, aperta, impersonale e non giudicante. In questa maniera gli eventi vengono semplicemente “registrati”, separati dalle reazioni emotive e dalle proiezioni, non interpretati in base a griglie precostituite.
La nuda attenzione si comporta come uno specchio che riflette quel che accade nella mente, nel corpo e nell’ambiente, prendendo atto che tutto muta: sensazioni, sentimenti, immagini, pensieri.
L’esito più felice consiste nello sviluppare l’arte di dire sì alla vita così come si presenta: una coniunctio oppositorum tra mutevolezza e invariabilità.



"Entanglement" Foto G. Tarantino

Voglio partire da un assunto forte, affermando che per certi versi la vita è una sublime tragedia. L’elemento tragico e lo stupore di fronte alla “straziante, meravigliosa bellezza del creato” costituiscono una antinomia in grado di evocare quella che Jung chiama funzione trascendente: a patto, naturalmente, che si sia capaci di tenere insieme gli opposti, non cadendo nell’usuale attrazione per uno dei due corni del dilemma. 

Nella fattispecie, porre l’enfasi soltanto sulla perfezione della Natura si traduce in uno stile retorico mieloso, con venature New Age; laddove la seduzione perla condizione tragica, isolata, genera cinismo e nichilismo.

In entrambi i casi prevale un approccio unilaterale.

[...] Continua a leggere il saggio pubblicato su Critical Hermeneutics Vol 7 n 1 (2023) pagg 157-169



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