di Luigi Turinese
Pur senza negarne la fisiopatologia ormonale, vorrei servirmi di strumenti psicologici e antropologici per suggerire un’interpretazione e una comprensione di alcuni sintomi riferiti all’area psichica della sindrome climaterica.
Esiste una scuola antropologica, detta di cultura e personalità – le cui principali esponenti sono Margaret Mead (1901-1978) e Ruth Benedict (1887-1948) – che studia i rapporti tra psicologia individuale e cultura nella quale l’individuo si trova a vivere. Applicando questo metodo alla sindrome climaterica, cercherò di dimostrare come il disagio psicologico di alcune donne costituisca una reazione di personalità alle spinte ambientali e culturali o a quello che in linguaggio junghiano si definisce conscio collettivo.
In tutte le culture a noi note, la dicotomia più profonda è quella tra i sessi, proprio perché coinvolge ogni ambito dell’esistenza. Alla base della creazione culturale vi è un’immagine simbolica della donna, che rimane per così dire sospesa tra Natura e Cultura e sul cui corpo – si pensi alle immagini della sessualità o della bellezza – si giocano spesso nodi e snodi della creazione culturale.
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