1. Una cultura è una struttura d'insieme, i cui diversi aspetti sono collegati coerentemente entro un disegno globale, come le tessere di un mosaico; ogni tessera rimanda a tutte le altre e partecipa dello spirito dell'intero.
Alcuni aspetti di ogni cultura la rivelano forse più di altri. Tra questi vi è certamente la medicina. Ciò avviene perché ogni discorso sui modi di mantenere o di riacquistare la salute implica una concezione dell'uomo e, in ultima analisi, una cosmologia. La medicina scientifica occidentale, è vero, ritiene di poter descrivere una anatomia e una fisiopatologia prescindenti da una cosmologia, ma questo dato è di per sé significativo: esso indica che la cultura occidentale considera l'uomo separato dal suo contesto. Le medicine orientali, viceversa, integrano l'essere umano in un contesto più ampio. Per esse, il microcosmo è un'immagine ridotta del macrocosmo.
2. Dal punto di vista cinese, ed esempio, è impossibile illustrare l'autonomia e la fisologia umane senza prima descrivere il cosmo nel quale l'uomo è immerso. La filosofia cinese classica descrive il cosmo come un continuum spazio-temporale regolato da una pulsazione binaria di opposti, complementari tra loro. Esso è raffigurato dal noto simbolo del T'ai-Chi (letteralmente: trave maestra, ossia Principio Primo). Non si tratta di una concezione dualistica, giacché le due forze note come Yin e Yang si manifestano in seno all'Unità (Tao) e ne costituiscono l'aspetto dinamico. Il Tao rappresena l'immutabile Legge insita in tutto ciò che muta.
Questa idea centrale del movimento è connaturata alla filosofia cinese. Uno dei libri cinesi più antichi e nel contempo più noti in Occidente, l'I King (Libro dei Mutamenti), oltre che libro di saggezza è libro oracolare e la sua consultazione serviva per conoscere la direzione del mutamento delle umane cose.
"Tutto fluisce e scorre come questo fiume, senza arresto, giorno e notte" (Confucio). "Il pesante è la radice del leggero e la tranquillità lo è dell'inquietudine" (Lao-tse).
L'attività del binomio Yin-Yang è riconoscibile in tutte le cose: il giorno (yang) si alterna alla notte (yin), il caldo (yang) al freddo (yin), il secco (yang) all'umido (yin), e così via. L'uomo (yang) è complementare alla donna (yin), ma anche in ogni singolo individuo c'è una parte di Yang e una di Yin. Nulla è interamente Yang o Yin, ma una mescolanza dinamica delle due qualità.
Come il cosmo, anche l'organismo è sottoposto al mutamento, che si sostanzia nel fluire del Ch'i (Energia, Spirito vitale). Il flusso del Ch'i mantiene la vita: una sua cattiva circolazione è alla radice delle malattie.
L'etiologia delle malattie è pluralista: esse derivano da una combinazione di aggressioni esterne (climatiche, infettive, ecc...) e di squilibri interni (errori igienico-dietetici, disarmonia spirituale ecc...). "Accordare" il ritmo del microcosmo a quello del macrocosmo: ecco l'obiettivo della medicina cinese, che è stata definita appropiatamente una bioritmologia.
In un sistema medico del genere è implicita l'idea di salute come armonia complessiva, e coerentemente i mezzi per riacquistarne il benessere si legano a filo doppio con i mezzi per mentenerlo. La dietetica, la cultura fisica e una certa pratica meditativa hanno la valenza di misure preventive; la tradizionale quadriripartizione terapeutica (1. Trattare lo spirito; 2. Saper nutrire il corpo; 3. Prescrivere le erbe; 4. Pungere con gli aghi) mostra consapevoleza dell'importanza di un approccio globale. Un limite della medicina cinese è il presupporre immutabili i rapporti tra macrocosmo e microcosmo, ignorando quasi completamente quello che possiamo convenire di chiamare mesocosmo (relazioni orizzontali di natura socio-culturale e psicologica.
3. La medicina tradizionale dell'India, l'Ayurveda, si basa anch'essa su una corrispondenza tra macrocosmo e microcosmo. Essendo parte dell'Universo, l'uomo è composto esattamente dei medesimi elementi (aria, fuoco ed acqua). Se essi sono nelle giuste proporzioni si ha la salute; altrimenti, il corpo-mente decade dallo stato di equilibrio. Essendo così saldamente connesso alla Natura, da essa l’uomo dovrà trarre i rimedi per i suoi mali. E difatti l’Ayurveda possiede una ricca farmacopea composta di sostanze tratte dai tre regni della natura. Molto sviluppato è anche il massaggio, il cui livello di raffinatezza testimonia della visione globale, oggi diremmo psicosomatica, posseduta dal medico ayurvedico.
La letteratura buddhista contiene molti riferimenti a malattie e trattamenti terapeutici. In particolare, l’ottavo capitolo del Mahavagga del Vinaya Pitaca contiene il resoconto di sei guarigioni avvenute applicando tecniche ayurvediche.
Anche l’Ayurveda, come tutti i sistemi medici globali, conferisce grande importanza alla prevenzione, che si attua grazie a una igiene scrupolosa e alla dietetica; entrambe tengono conto del clima e del temperamento dell’individuo.
5. Il modello filosofico cartesiano, coerentemente al quale Newton diede una descrizione dell’Universo fisico, ha potentemente influenzato le società occidentali per tre secoli. Le discipline scientifiche derivate dal suo tronco hanno creato un’immagine dell’Universo come di un complesso macchinario, le cui parti sono isolati elementi di materia passiva, inerte e inconsapevole.
Questa filosofia ha condotto a numerose conseguenze nel modo di concepire l’uomo e dunque anche l’uomo malato. Anzitutto la separazione tra mente e corpo ha condotto a una separazione di competenze: lo psicologo e il medico si sono occupati lungamente di ambiti di fenomeni di cui non vedevano le profonde connessioni. La malattia è stata interpretata come alterazione locale e le relazioni tra le parti (organi) dell’intero (organismo) sono state progressivamente ignorate. Questo atteggiamento ha condotto a livelli sempre più spinti di specializzazione, con il risultato che da un dermatologo, ad esempio, non ci si può aspettare altro che competenze su problemi di pelle.
E non si può continuare a sottacere il motivo per cui la specializzazione è stata creata, e cioè un affinamento della diagnosi. Giacché non è possibile, per rimanere nell’esempio citato, interpretare correttamente un problema di pelle se non si assume la prospettiva più ampia, che tenga conto della costituzione, dello psichismo, dello stile di vita, dell’alimentazione e del metabolismo del paziente.
6. Proprio all’apice del processo di specializzazione, in ogni ambito scientifico, e parallelamente ad esso, ha cominciato ad emergere la consapevolezza dell’interconnessione tra i fenomeni, sia del mondo fisico, sia di quello biologico e culturale. Si tratta del progressivo affermarsi di un modello unitario al posto di quello meccanicistico di derivazione cartesiano-newtoniana. L’Universo prospettato dalla fisica moderna non è più un gigantesco ingranaggio formato da entità isolate interagenti meccanicamente, bensì una rete unificata di relazioni e di processi, di cui l’uomo è parte integrante ed ineliminabile. E’ intuitivo, d’altra parte, che l’integrazione dell’elemento umano nell’ordine cosmico conduce organicamente a una preoccupazione per la salvaguardia dell’ambiente, nello stesso modo in cui l’aggressivo atteggiamento di dominio e sfruttamento della natura è il presupposto della catastrofe ecologica.
Un’altra sfida al paradigma cartesiano newtoniano proviene dalle psicologie non riduzionistiche (psicologia umanistica, psicologia junghiana, con il suo accento sula sincronicità e sulle dimensioni non-causali dell’esperienza)
Il nuovo modello culturale implica altresì un mutamento dei concetti di salute e di malattia. Non è più plausibile la definizione di salute come assenza di malattia, e al medico viene più o meno esplicitamente chiesto un intervento più ampio rispetto a quello tradizionale di “meccanico del corpo unano”.
Alla medicina ufficiale si rimprovera, oltre all’uso di farmaci ma i privi di una certa tossicità, un cinico distacco dalla persona sofferente, proporzionale all’interesse per sempre più raffinati strumenti di classificazione diagnostica.
E’ comprensibile allora il ricorso a metodiche di origine orientale, come l’agopuntura o quell’ottima prevenzione rappresentata dallo hatha-yoga. Queste tecniche, infatti, sono espressioni di culture in cui prevale la visone unitaria del mondo e dell’uomo.
7. Ma poiché, come s’è detto, all’interno della cultura occidentale si sta progressivamente affermando il modello unitario, tecniche olistiche (globali, dal greco olos, intero) di approccio alla salute sono state elaborate anche in Occidente. E’ il caso, ad esempio, dell’analisi bioenergetica, disciplina nella quale esercizi di consapevolezza corporea si coniugano con tecniche tipiche della psicoanalisi.
E’ il caso, invero, assai singolare, della medicina omeopatica, metodica clinico-terapeutica il cui fondatore, S. Hahnemann, ebbe la straordinaria e insieme sfortunata ventura di elaborare un sistema olistico all’inizio dell’800, nel pieno fulgore del modello meccanicistico. Il grande successo dell’omeopatia presso l’opinione pubblica contemporanea è motivato perciò dal suo naturale accordarsi con il modello unitario. Per approcci come quello della bioenergetica e dell’omeopatia e per altri affini, è da ritenersi persino superata la definizione, fino a ieri rivoluzionaria, di medicina psicosomatica.
C’è chi non sa spiegarsi queste convergenze, o addirittura si libera della questione parlando con sufficienza di moda passeggera o di esplosione dell’irrazionale. Il motivo di tanta meraviglia è la persistente ignoranza del concetto di cultura. La cultura è un modello globale, in cui tutti gli elementi sono interconnessi secondo una struttura coerente. Questa visione gestaltica non permette più di studiare separatamente gli elementi cotitutivi di una società e consente di comprendere come, nel contesto culturale, nessun elemento sia privo di senso, ma riconducibile alla trama globale. Adoperando questa nuova lente, la consapevolezza del concetto di cultura, appunto, non sarà difficile ravvisare l’appartenenza degli elementi suddetti (ricerca interiore, impegno ecologico, medicine olistiche) a un medesimo modello culturale emergente. E una rivista come PARAMITA, se non esplicitamente, con la sua stessa esistenza intende dare voce e risonanza a questo modello.
Luigi Turinese
Bibliografia essenziale:
Capra F. : Il Tao della fisica, Mlano 1982 (ed. or. 1975)
Capra F.: Il punto di svolta, Milano 1984 (ed. or. 1982)
Chandrashekhar G. Thakkur : Introduzione allo Ayurveda, Roma 1979
Grof S.: East/West: ancient wisdom and modern science, da “The Journal of Transpersonal Psychology” vol 15, pp. 13-36, 1983
Huard P., BossyJ., MazarsG.: Le medicine dell’Asia, Bari 1981 (1978)
Kroeber A. : La natura della cultura, Bologna 1974 (1952)
Lao-Tze: Il libro della norma e della sua azione Tao-te-king, Milano 1962
Magli I.: Alla scoperta di noi selvaggi, Milano 1981
Yesce Donden: I fondamenti della medicina tibetana, Milano 1980
Wilhem R. (a cura di): I King (Il libro dei mutamenti), Roma 1950 (1923)
Zysk K.G.: Studies in traditional Indian medicine in the Pali Cann: Javaka and Ayurveda, da “The Journal of the International Association of Buddhist Studies” vol. 5, 1982
Articolo apparso su PARAMITA - Quaderni di Buddismo, Anno IV, n 14, Aprile-Giugno 1985, pp. 37-39
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