Coltivare le oasi. La pratica della “nuda attenzione”
(Cultivating Oases: The Practice of “Naked Attention”)
Luigi Turinese
Italian Association for the Study of Analytical Psychology
Abstract
Nella cultura europea, una riflessione sistematica sull’attenzione
prende corpo a partire dal XVII secolo con Cartesio, per arrivare alla
nozione di attenzione fluttuante di Freud, che promuove libere
associazioni e si realizza nella sospensione di tutto ciò che focalizza
l’attenzione.
La pratica dell’attenzione favorisce l’accettazione della
realtà così come si presenta: che è poi, sostanzialmente, l’esatto
contrario della disposizione nevrotica, la quale si manifesta con un
senso di insoddisfazione legato a un conflitto tra la realtà come è e la
realtà come si vorrebbe che fosse.
Essere aperti a ciò che è include una
consapevolezza senza scelta, non minata cioè dalla comparazione con
ciò che potrebbe essere ma non è. Non si tratta di un esercizio facile,
perché presuppone l’educazione a servirsi di una “attenzione nuda”:
nuda in quanto senza oggetto, aperta, impersonale e non giudicante.
In questa maniera gli eventi vengono semplicemente “registrati”,
separati dalle reazioni emotive e dalle proiezioni, non interpretati in
base a griglie precostituite.
La nuda attenzione si comporta come uno
specchio che riflette quel che accade nella mente, nel corpo e
nell’ambiente, prendendo atto che tutto muta: sensazioni, sentimenti,
immagini, pensieri.
L’esito più felice consiste nello sviluppare l’arte di
dire sì alla vita così come si presenta: una coniunctio oppositorum tra
mutevolezza e invariabilità.
Voglio partire da un assunto forte, affermando che per certi versi la vita è una sublime tragedia. L’elemento tragico e lo stupore di fronte alla “straziante, meravigliosa bellezza del creato” costituiscono una antinomia in grado di evocare quella che Jung chiama funzione trascendente: a patto, naturalmente, che si sia capaci di tenere insieme gli opposti, non cadendo nell’usuale attrazione per uno dei due corni del dilemma.
Nella fattispecie, porre l’enfasi soltanto sulla perfezione della Natura si traduce in uno stile retorico mieloso, con venature New Age; laddove la seduzione perla condizione tragica, isolata, genera cinismo e nichilismo.
In entrambi i casi prevale un approccio unilaterale.
[...] Continua a leggere il saggio pubblicato su Critical Hermeneutics Vol 7 n 1 (2023) pagg 157-169