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"La qualità maggiore di un buon medico è un'estrema capacità di attenzione, perché la medicina è sopra ogni altra cosa un'arte dell'osservare" Luigi Turinese in Biotipologia

sabato 31 dicembre 2011

Turinese e l'attualità di Jung nell'orizzonte della scienza e della cultura contemporanee

L'evento: In vista della manifestazione alla biblioteca comunale di Cassino presentiamo in anteprima l'intervento del notissimo psicoanalista (L'inchiesta, Giovedì 1 dicembre 2011, pag. 12)

L’attualità di Jung nell’orizzonte della scienza e della cultura contemporanee

di Luigi Turinese

Uno degli elementi più singolari – ogniqualvolta si confrontino i destini e le fortune postume di Freud e di Jung – mi è sempre sembrato l’ambiente di partenza e quello di arrivo del loro pensiero. Freud infatti prese le mosse dalle pruderies della borghesia austriaca per dare origine a una stirpe di clinici rigorosi e ad una Weltanschauung dominata da un materialismo talora asfittico; mentre Jung, partito dall’esperienza del Burghölzli, l’ospedale psichiatrico dell’Università di Zurigo, che lo costrinse a misurarsi con la schizofrenia, forse per una malintesa interpretazione della sua apertura nei confronti degli elementi a-razionali dell’esperienza ha finito per dar voce a zuccherosi sincretismi new age.

Un altro fenomeno curioso e meritevole di ricerca consiste nella “dispersione” di temi junghiani in altre cornici teoriche. Più di una scuola postfreudiana ospita infatti – talora senza saperlo – intuizioni che furono presentate da Jung nella loro formulazione originaria. Si pensi all’idea che esistano strutture psichiche innate, all’enfasi sull’uso clinico del controtransfert, alla scoperta che il processo analitico ha una valenza trasformativa su entrambi i termini della coppia, alla maggiore attenzione data al Sé piuttosto che all’Io.

Alcuni innovatori della psicologia hanno un debito implicito nei confronti della Psicologia Analitica: per esempio non molti sanno che lo stesso Paul Watzlawick, esponente di spicco della cosiddetta Scuola di Palo Alto, autore di molte opere e coautore della celeberrima Pragmatica della comunicazione umana, ha effettuato tra le sue formazioni anche il training presso lo Jung Institut di Zurigo.

In altro ambito, le scienze della complessità postulano alla loro base un assunto sistemico – la coesistenza di verità parziali ma non contraddittorie – che trova riscontro nella concezione junghiana di psiche complessa, ovvero nella descrizione della topografia psichica non alla stregua di un monolite dominato dall’Io ma come un arcipelago nel quale si possono riconoscere plurime istanze e articolate connessioni tra “sub-personalità” incarnate, appunto, dai cosiddetti complessi a tonalità affettiva.
Questi ultimi furono scoperti da Jung nel corso dei suoi esperimenti di associazione con il galvanometro e con il pneumografo, che daranno luogo, in ambito criminologico, all’invenzione del cosiddetto lie-detector o macchina della verità.

Nel linguaggio comune usiamo ormai con disinvoltura termini come estroverso e introverso, che provengono direttamente da Tipi psicologici, scritto da Jung nel 1921.

Il Web pullula di test di personalità frutto dell’evoluzione della tipologia junghiana, a partire dal test di Myers-Briggs, la cui ultima rielaborazione va sotto il nome di Jung Type Indicator (JTI).

Non parliamo poi delle innumerevoli filiazioni all’interno delle correnti orientaliste e più in generale neospirituali; ma anche del recupero della dimensione spirituale della cura in molte declinazioni della cosiddetta Psicologia Umanistica.

Perché poi non citare anche ricadute dei concetti e del linguaggio lontano dalla sorgente, come testimonia ad esempio l’ultimo, bellissimo album realizzato dal gruppo rock dei Police prima dello scioglimento e intitolato Synchronicity? Nei testi delle canzoni, con autentico furore creativo, Sting utilizza immagini esplicitamente ispirate all’universo junghiano, in particolar modo a quella dimensione al di là dello spazio e del tempo che Jung chiamò sincronicità:
Sincronicità, un principio di collegamento
legato all'invisibile
quasi impercettibile
qualcosa di inesprimibile
la scienza è insensibile
la logica così inflessibile
casualmente collegabile
tuttavia nulla è invincibile
È così profonda, è così vasta
la tua intima Sincronicità
Effetto senza causa, leggi subatomiche, pausa scientifica
Sincronicità


Passiamo a un altro ambito artistico. Quando cerchiamo di comprendere la complessità psicologica di molte pièces del teatro moderno, dei suoi personaggi minori, non eroici, deuteragonisti o antagonisti, la visione freudiana è una chiave interpretativa un po’ angusta. Da questo punto di vista, Jung ci fornisce maggiori suggestioni. Come scrive Samuels, storico della Piscologia junghina e panalista egli stesso: “Tutta la sua psicologia prende la forma di un’animazione di personaggi interiori”. Si tratta, a ben vedere, di un’applicazione particolare della teoria dei complessi a tonalità affettiva, cui facevo riferimento poco sopra.
Tutto ha inizio, come abbiamo visto, con l’impiego del test di associazione, che fornisce la prova sperimentale dell’esistenza di complessi. Il complesso – scrive Jung“si comporta, nell’ambito della coscienza, come un corpus alienum animato”.
Non c’è bisogno di sottolineare più che tanto l’analogia tra i complessi e i personaggi di una pièce. Lo stesso Jung definisce “il teatro come un’istituzione per l’elaborazione pubblica dei complessi”. In un certo senso, il drammaturgo è posseduto dai complessi. I complessi possiedono una potente inclinazione alla personificazione e l’artista, per così dire, ne approfitta.
Scrive ancora Jung: “Quando crea un personaggio per la scena crede forse che si tratti esclusivamente di un prodotto della sua fantasia; questo personaggio si è invece in un certo senso fatto da sé”. Il drammaturgo, dunque, sa attraversare il ponte che mette in comunicazione l’Io e l’Inconscio.

Non vorrei però dare l’impressione che Jung abbia fornito spunti ad artisti e uomini di cultura, trascurando il mondo scientifico. Basti pensare al mutuo fecondarsi del pensiero junghiano e della fisica quantistica, incarnato nel rapporto tra lo stesso Jung e il premio Nobel per la Fisica Wolfgang Pauli e che ha dato i migliori frutti nell’elaborazione della dimensione della sincronicità, cui abbiamo fatto cenno prima parlando del musicista rock Sting.
Il termine descrive la connessione fra eventi del mondo fisico e del mondo psichico che avvengono nello stesso tempo e tra i quali non vi è una relazione di causa-effetto ma una comunanza di significato. Essa è all’origine delle cosiddette coincidenze significative.
Tale dimensione non causale – spesso adoperata a sproposito per indicare banali coincidenze nella vita di tutti i giorni – può fornire tra l’altro la base per rifondare il paradigma psicosomatico su basi più solide. Difatti il funzionamento psicofisico, nel costrutto junghiano, è un caso speciale della teoria generale della sincronicità: corpo e psiche vivono in una simbiosi intima e, appunto, sincronica. Il parallelismo delle concezioni nel campo della fisica e in quello della psicologia – postulato da Jung in accordo appunto con gli sviluppi della “nuova fisica” – suggerisce la visione di una fondamentale unicità di tutti i fenomeni della vita: un mondo in cui psiche e materia non si attuano separatamente e che Jung definisce Unus Mundus.

Voglio concludere con un’immagine stimolata dal pianeta dominante del Leone, segno di nascita di Jung, che tra l’altro fu sempre molto incuriosito dall’astrologia. Così come il Sole irradia luce e calore donando vita a distanze siderali, allo stesso modo il pensiero di Jung, a distanza di cinquant’anni dalla morte, continua a nutrire la nostra cultura, generosamente, a volte inconsapevolmente, proprio come fa il Sole ogni giorno.

Luigi Turinese

In foto: "Light UFO"

Articolo pubblicato su "L'inchiesta - Quotidiano dell'alta terra di lavoro e della Ciociaria", 1 dicembre 2011, pag 12

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1 commento:

Anonimo ha detto...

Spunti interessanti: come per esempio mi viene da rilevare che bisognerebbe sempre aspirare a riscoprirsi e rinnovarsi psicologicamente "complessi" (in quanto emotivamente articolati ma colorati di Anima) e non architettonicamente "complicati" (in quanto paralizzati da inavalidanti impalcature non-più-necessarie). E neppure "complessati" (da indotti e al contempo narcisistici sensi di colpa. Comunque sterili). Con l'obiettivo ultimo di approdare alla terra di semplicità, primordiale e forse endogena. Circolare quindi ma illuminata da nuova consapevolezza.
A presto.
fds


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