Il buddhismo, oltre ad essere una religione, una filosofia, una tradizione culturale, è diventato, espandendosi nel mondo, anche uno stile di vita e di pensiero, una qualità che può permeare, trasformandola e compensandola, quella modalità volontaristica , aggressiva e onnipotente che da sempre caratterizza l'atteggiamento dell'uomo occidentale verso la vita. In questo senso esiste un modo "buddhista" di essere e di fare le cose, dall'impiegato, alla madre, all'insegnante, al medico. Il medico, appunto.
Luigi Turinese, recensore emerito cui spetterebbe una recensione ben più ricca, sa trasmettere, nel suo libro di introduzione alla biotipologia, questo rispetto per l'altro, questa modalità di non-attaccamento a idee preconcete, questa capacità di non-identificazione con il ruolo.
La medicina omeopatica, su cui grava ancora troppo l'etichetta di "alternativa" rispetto alla medicina ufficale, è sicuramente l'alveo naturale per un approccio buddhista al corpo e alla malattia. Il libro di Luigi la arricchisce con un taglio ulteriore, originato anche dalla sua conoscenza della psicodinamica junghiana, quello appunto dello studio e della conseguente applicazione sul piano diagnostico e terapeutico della tipologia bio-psicologica, della csotituzionalità.
Questo garantisce il ritorno del malato in posizione prioritaria rispetto alla malattia, ricordando alla medicina la sua vocazione originariamente umanistica, oggi deformata da un tecnologismo che ha ben oltrepassato la sua indubbia funzione strumentale. Il lbro, inoltre, fornisce un utile excursus nella storia delle teorie tipologiche, fino a toccare l'affascinante e modernissimo campo di ricerca della psiconeuroendocrinologia ed immunologia, aree in cui si cerca di colmare quel salto tra corpo e mente, il misterioso anello psico-somatico che impegna tanto i medici quanto gli studiosi della psiche. Unitamente allo spirito di fondo e alle conoscenze che fornisce, il libro apre a riflessioni sui rapporti tra discipline diverse, animando la lettura di una visione olistica che risponde a una diffusa esigenza della scienza contemporanea. Questi approcci, che cambiano prospettive e suggeriscono nuove sensibilità, non sono forse un'espressione, tradotta e adattata ai nostri tempi, di quella ricerca della Via di Mezzo e di quel percosrso dell'Ottuplice Sentiero che ci propone la visione buddhista sullo sfondo ineludibile della sofferenza umana?
Luigi riesce a trasmetterci con il suo lavoro la possibilità di un modo "retto" di pensare, di sforzarsi, di agire, di fare il medico tra gli altri medici e medicine e tecnologie, in vera e autentica relazione al malato e al suo dolore fisico e psichico.
Elena Liotta
In foto: "Golden Buddha"
In "Paramita - Quaderni di Buddhismo per la pratica e per il dialogo", n 66, Anno XVII - (aprile-giugno 1998) , pag. 56
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