Biotipologia - L'analisi del tipo nella pratica medica, Milano Tecniche Nuove, 1997
Il libro di L. Turinese, medico omeopatico e candidato dell'Associazione Italiana di Psicologia Analitica, è un documento rigoroso e originale, basato su una larga ricerca sulla specificità dell'approccio terapeutico omeopatico e la contiguità di esso con la psicologia analitica. Nonostante la coltre di silenzio e le detrazioni che attorniano la medicina omeopatica, per sé nobilmente ancorata alla tradizione culturale e medica in tutto il mondo, occorre dire che essa rappresenta una tra le più interessanti omologie che la psicologia analitica possa annoverare. Si pensi, ad esempio, al dato epistemico costituito dal farmaco omeopatico, che è materia dinamizzata, la cui prescrizione e posologia esige non solo una considerazione anamnestica e diagnostica ispirata alla psicopatologia generale, ma anche l'assunzione dell'elettiva importanza della personalità individuale.
L'accurata indagine di Turinese, incentrata nell'ottica storica simile agli studi di Cosmacini, va ben oltre un interessante saggio dell'analista junghiano E. Whitmont, Omeopatia e Psicoanalisi, del quale caldeggiai la traduzione (a M. Rosenberg Colomi, proprietario e direttore della Red edizioni, che mi aveva chiesto indicazioni su possibili traduzioni junghiane). L'autore adotta, infatti, e delinea con un vasto corredo di esemplidìficazioni empiriche, un quadro descrittivo in cui l'ideazione teorica e l'esperienza omeopatica vengono illuminate secondo una partizione sistematica, che pone al centro dell'opera la questione del tipo, affronata da C.G.Jung nei Tipi psicologici (1921), opera dell'autentica differenziazione da Freud e tuttora direttrice analitica che esige attenta meditazione, sulla base della rilettura di Trevi. Esito di letture pluriennali, al crocevia tra filosofia e psichiatria, il sistema tipologico junghiano prospetta la connessione tra la nosografia clinica e la speculazione teoretica, accogliendo il "quaternio" pensiero, sentimento, intuizione e sensazione, che caratterizza gli studi più recenti su cervello-mente-psiche-corpo in area cognitiva e in neuropsicologia, con il supporto di pensatori quali Plutchic e Edelman. Fu, d'altra parte, Matte Bianco a riconoscere l'importanza della tipologia junghiana, nel capitale saggio L'inconscio come insiemi infiniti.
Al peculiare argomento della psicologia tipologica Turinese, dopo l'iniziale quadro storico degli studi tipologici e il capitolo sulla scienza delle costituzioni umane, dedica due capitoli, nei quali il concetto omeopatico di costituzione, per sé implicante la pluralità e i concetti di criterio somatopsichico e criterio psicoanalitico, con la definizione di tipi razionali e tipi irrazionale, vengono trattati a fondo.
In particolare, appare utile la chiara presentazione delle tipologie di Kretschmer, contemporanea ai Tipi psicologici di Jung e di Sheldon, con i riferimenti alla psicopatologia (psicosi maniaco-depressiva, paranoia, schizofrenia) e l'epilessia. La riflessione di Turinese sul somatopsichismo comprende opportunamente anche le ipotesi di Reich e Lowen, arrestandosi sulla soglia dei contributi clinici di Jung e Bion, che appaiono per contro rilevanti soprattutto per quanto riguarda la formulazione intorno alla genesi e alla trasformazione del Sé nella normalità e nella patologia.
Quanto al Sé vorrei infine segnalare due aspetti del libro, che indivcano a mio parere una riuscita articolazione del tema, tanto più avvincente per il fatto che l'autore prudentemente non ricorre all'uso terminologico della nozione di Sé, come farebbe un autore come Corbellini, che ipotizza un Sé immunologico, e che lasciano intravedere, entro la necessaria umiltà, future vie di ricerca analitica comparata da parte dell'autore inteso quale omeopata e analista: le pagine su Martiny e le prime tre settimane di sviluppo embrionale del feto e le pagine sul "terreno" definito felicemente da Turinese "metafora della globalità" e "campo dell'interazione fra sistema nervoso, sistema endocrino e sistema immunitario".Nel rispetto della medicina costituzionale e della realtà metaforica e simbolica dei sintomi.
Il libro di L. Turinese, medico omeopatico e candidato dell'Associazione Italiana di Psicologia Analitica, è un documento rigoroso e originale, basato su una larga ricerca sulla specificità dell'approccio terapeutico omeopatico e la contiguità di esso con la psicologia analitica. Nonostante la coltre di silenzio e le detrazioni che attorniano la medicina omeopatica, per sé nobilmente ancorata alla tradizione culturale e medica in tutto il mondo, occorre dire che essa rappresenta una tra le più interessanti omologie che la psicologia analitica possa annoverare. Si pensi, ad esempio, al dato epistemico costituito dal farmaco omeopatico, che è materia dinamizzata, la cui prescrizione e posologia esige non solo una considerazione anamnestica e diagnostica ispirata alla psicopatologia generale, ma anche l'assunzione dell'elettiva importanza della personalità individuale.
L'accurata indagine di Turinese, incentrata nell'ottica storica simile agli studi di Cosmacini, va ben oltre un interessante saggio dell'analista junghiano E. Whitmont, Omeopatia e Psicoanalisi, del quale caldeggiai la traduzione (a M. Rosenberg Colomi, proprietario e direttore della Red edizioni, che mi aveva chiesto indicazioni su possibili traduzioni junghiane). L'autore adotta, infatti, e delinea con un vasto corredo di esemplidìficazioni empiriche, un quadro descrittivo in cui l'ideazione teorica e l'esperienza omeopatica vengono illuminate secondo una partizione sistematica, che pone al centro dell'opera la questione del tipo, affronata da C.G.Jung nei Tipi psicologici (1921), opera dell'autentica differenziazione da Freud e tuttora direttrice analitica che esige attenta meditazione, sulla base della rilettura di Trevi. Esito di letture pluriennali, al crocevia tra filosofia e psichiatria, il sistema tipologico junghiano prospetta la connessione tra la nosografia clinica e la speculazione teoretica, accogliendo il "quaternio" pensiero, sentimento, intuizione e sensazione, che caratterizza gli studi più recenti su cervello-mente-psiche-corpo in area cognitiva e in neuropsicologia, con il supporto di pensatori quali Plutchic e Edelman. Fu, d'altra parte, Matte Bianco a riconoscere l'importanza della tipologia junghiana, nel capitale saggio L'inconscio come insiemi infiniti.
Al peculiare argomento della psicologia tipologica Turinese, dopo l'iniziale quadro storico degli studi tipologici e il capitolo sulla scienza delle costituzioni umane, dedica due capitoli, nei quali il concetto omeopatico di costituzione, per sé implicante la pluralità e i concetti di criterio somatopsichico e criterio psicoanalitico, con la definizione di tipi razionali e tipi irrazionale, vengono trattati a fondo.
In particolare, appare utile la chiara presentazione delle tipologie di Kretschmer, contemporanea ai Tipi psicologici di Jung e di Sheldon, con i riferimenti alla psicopatologia (psicosi maniaco-depressiva, paranoia, schizofrenia) e l'epilessia. La riflessione di Turinese sul somatopsichismo comprende opportunamente anche le ipotesi di Reich e Lowen, arrestandosi sulla soglia dei contributi clinici di Jung e Bion, che appaiono per contro rilevanti soprattutto per quanto riguarda la formulazione intorno alla genesi e alla trasformazione del Sé nella normalità e nella patologia.
Quanto al Sé vorrei infine segnalare due aspetti del libro, che indivcano a mio parere una riuscita articolazione del tema, tanto più avvincente per il fatto che l'autore prudentemente non ricorre all'uso terminologico della nozione di Sé, come farebbe un autore come Corbellini, che ipotizza un Sé immunologico, e che lasciano intravedere, entro la necessaria umiltà, future vie di ricerca analitica comparata da parte dell'autore inteso quale omeopata e analista: le pagine su Martiny e le prime tre settimane di sviluppo embrionale del feto e le pagine sul "terreno" definito felicemente da Turinese "metafora della globalità" e "campo dell'interazione fra sistema nervoso, sistema endocrino e sistema immunitario".Nel rispetto della medicina costituzionale e della realtà metaforica e simbolica dei sintomi.
Turinese rievoca una proposizione di O. Sacks, secondo il quale "la fisiologia, la neurofisologia e le scienze stesse hanno bisogno del concetto di individuo". Per mia parte rammento che la contiguità di corpo, mente e psiche, che in Italia lo psicoanalista G. Hautmann studia in questi anni congiungendo arte e biologia, è stata oggetto di originali pagine di M.L. von Franz. Qui richiamo il libro Psiche e materia, in cui l'idea del "terreno" viene utilizzata nell'interpretazione dei sogni quale chiave di sondaggio del Sé e della costituzione individuale.
Antonio Vitolo
Recensione pubblicata su "Studi Junghiani - Rivista semestrale dell'Associazione Italiana di Psicologia Analitica" 8 Vol. 4, n.2 Luglio - Dicembre 1998, pagg.134-135 (FrancoAngeli ed.)
Antonio Vitolo
Recensione pubblicata su "Studi Junghiani - Rivista semestrale dell'Associazione Italiana di Psicologia Analitica" 8 Vol. 4, n.2 Luglio - Dicembre 1998, pagg.134-135 (FrancoAngeli ed.)
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