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"La qualità maggiore di un buon medico è un'estrema capacità di attenzione, perché la medicina è sopra ogni altra cosa un'arte dell'osservare" Luigi Turinese in Biotipologia

giovedì 1 luglio 2010

Il punto di svolta - Sul Buddhismo e la meditazione nella cultura occidentale

di Luigi Turinese

Fino a qualche decennio or sono ogni interesse nei confronti delle filosofie religiose d'Oriente è stato diviso tra persone a caccia di mistero ed eruditi malati di filologismo. In tempi recenti si è fatto strada un atteggiamento di maggior equilibrio. Pur persistendo i suddetti due approcci, dai quali è impossibile aspettarsi un qualunque spunto di integrazione culturale, una terza via ha incominciato ad essere percorsa.

Si tratta del lavoro di quanti, avvertendo che l'insufficienza della civiltà contemporanea risiede nella scarsa attenzione al mondo interiore, si propongono una trasformazione dell'individuo come base inalienabile per qualsiasi progetto di miglioramento della condizione umana. In questo proposito di trasformazione interiore, il ruolo principale viene recitato dalla psicologia e da quei metodi di esplorazione del profondo che possiamo convenire di riassumere sotto il nome di meditazione.


Questo processo, tuttora in divenire, comporta conseguenze di grande rilievo.

In primo luogo, la figura del praticante religioso sta assumento sembianze nuove. Non si considera più sufficiente un mutamento della condotta etica unito a qualche pratica devozionale, ma ci si pone l'obiettivo di una conversione radicale, perseguita tramite un percorso organico.
Ci si pone, in ultima analisi, l'obiettivo di una contemplazione per tutti, non soltanto per gli "addetti ai lavori". Sempre più spesso studenti, professionisti, gente comune, sovente con responsabilità familiari, dedicano parte del proprio tempo quotoidiano a pratiche meditative e si ritirano periodicamnete per approfondire la proria spiritualità. I metodi usati sono diversi, ma nei casi più maturi si nota una fecondazione reciproca tra pratiche di estrazione orientale e direttive cristiane, nella linea di un dialogo interreligioso praticato e non solo auspicato o proclamato a parole.


In ambito cristiano si assiste da qualche lustro, e segnatamente dopo il Concilio Vaticano II, a un forte interesse per l'Oriente religioso, soprattutto per quanto attiene all'aspetto pratico-esperenziale. Ciò avviene a dispetto di un certo cristianesimo attivistico, che sembra considerare le pratiche meditative retaggio inutile di epoche andate o, tutt'al più, esercizio per "specialisti"( monaci, "mistici") da farsi in luoghi deputati(monasteri, case di ritiro).

In questo processo di integrazione ai fini di una più compiuta realizzazione religiosa il Buddhismo giuoca un ruolo di grande rilievo. Esso, infatti, conferisce naturalmente maggiore importanza all'aspetto pratico- esperenziale rispetto a quello dommatico-dottrinario. Inoltre, conducendo una magistrale analisi degli stati e dei contenuti mentali, il Buddhismo si presta a fertili scambi.
Si possono ricordare a questo proposito l'interesse della psicologia analitica junghiana per la complessa simbologia del Buddhismo tibetano, l'influenza che studiosi della mente operanti nell'area della psicologia umanistica , come R.D.Lang, dichiarano di aver ricevuto dal Buddhismo, lo sforzo di offrire una psicologia non orfana dell'aspetto spirituale che da diversi anni viene compiuto dalla psicologia transpersonale e, di segno complementare, il linguaggio fortemente segnato di consapevolezza psicologica, e per ciò stesso più adattto a comunicare il Dharma agli occidentali, che caratterizza le esperienze buddhiste di un Trungpa, di un Dhiravamsa o, per gli europei, di un Christopher Titmuss.

L'accento posto dal Buddhismo sull'analisi della mente e sulla responsabilità di ciascuno di costruzione del proprio mondo di relazioni può condurre, e sta di fatto conducendo, a un impegno politico di segno nuovo. Consapevole della manchevolezza dell'analisi marxista, tutta volta a cercare fuori di sé le cause del malessere sociale, un rilevante numero di occidentali si impegna per la tutela dell'ambiente, per un'alimentazione più sana, per una medicina meno violenta, per una amorevole convivenza con le altre specie, in poche parole per una società più giusta.


Come Fritjof Capra acutamente rileva, la società occidentale è ad un punto di svolta: il paradigma meccanicistico, che per tre secoli ha informato di sé ogni aspetto della cultura, sta esaurendo la sua vitalità; un modello sistemico che guarda al mondo in funzione dell'interrelazione e dell'interdipendenza di tutti i fenomeni, sta emergendo. Esso trova copertura teoretica nell'Universo unitario descritto dalla fisica contemporanea, le cui analogie con la cosmologia buddhista sono suggestivamente lumeggiate dallo stesso Capra nel celeberrimo "Tao della fisica".
Le convergenze tra Buddhismo, Cristianesimo, nuovo stile di impegno politico, psicologia occidentale, pensiero scientifico sono una realtà da approfondire, nell'intento di costruire un organico modello culturale in cui l'attenzione al mondo interiore sia pari all'interesse verso il mondo esteriore.

Nel presente articolo si è parlato di Buddhismo come se si trattasse di un fenmomeno unico, privo di sfaccettature. Se finora ci è tornato utile discutere in tal guisa, è giunto il momento di fare qualche considerazione sulla funzione che le diverse correnti del Buddhismo possono avere nella costruzione del modello culturale di cui si parlava. Personalmente considero adatte ad una mediazione culturale le tecniche meditative che non presuppongono necessariamente un'ampia componente dottrinale.
E' intuitivo difatti che esse, pur mantenendo una notevole proficuità sul piano dell'esperienza interiore, non chiedono al meditante di rinunciare alla propria identità culturale. Accade così che pratiche imperniate sullo sviluppo all'inizio di una concentrazione focalizzata e quindi di un'attenzione diffusa trovino consenso anche in cristiani convinti, rivitalizzandovi anzi, molte volte, lo spirito religioso.
E' assai più difficile immaginare un occidentale che, senza convertirsi, si impegna in complicate visualizzazioni di divinità mille miglia distanti dal suo universo simbolico, come nel caso del ricco pantheon del Buddhismo tibetano.
In questo senso ritengo che una compenetrazione tra Buddhismo e cultura occidentale si possa verificare più facilmente sul terreno del Theravada e dello Zen, entrambi correnti "asciutte", praticando praticando le quali è possibile realizzare un approccio religioso non confessionale, libero di spaziare all'insegna del dialogo che arricchisce. Per approcci religiosi "asciutti" intendo quelli in cui la ramificazione dottrinale è molto ridotta, mentre l'enfasi maggiore viene posta su pratiche assai semplici, meno culturalizzate possibile.
Così nel Theravada e nello Zen ad esempio, i supporti meditativi più usati non appartengono all'universo culturale del meditante, ma semmai alla sua fisiologia: si presta attenzione al respiro, ai pensieri, alle emozioni, al fine di allargare l'area della consapevolezza e condurre quindi a un sempre maggiore raccoglimento.
Poiché le funzioni basilari dell'uomo sono uguali ovunque, questi metodi possono essere usati con profitto da praticanti di buona volontà, qualunque sia la loro provenienza religiosa.
Non a caso il Buddhismo zen trova crescenti consensi in ambito cristiano, tanto che alcuni sacerdoti, valga per tutti l'esempio del gesuita Lassalle, insegnano da anni meditazione zen (zazen) come via all'esperienza di Dio. Questo fatto non è una forzatura, ma avviene nel più puro spirito Zen, come è testimoniato dalla parole di Shunryu Suzuki, uno dei più notevoli maestri zen di questo secolo. "Io penso che ci possa essere, tra voi che state a fare zazen, qualcuno che crede in un'altra religione, ma non mi dà pensiero. La nostra pratica non ha nulla a che fare con un particolare credo religioso. E da parte vostra non deve esserci alcuna esitazione a praticare la nostra via. poiché essa non ha nulla a che fare con il Cristianesimo, lo Shintoismo o l'Induismo. La nostra pratica è per tutti."


Nel corso della sua espansione al di fuori dei confini dell'India, il Buddhismo ha sempre avuto la caratteristica di inglobare nel proprio corpo originario il pensiero religioso dei paesi in cui si andava stabilendo. Questo stile non può venire meno ora che il Buddhismo sta penetrando in Occidente. Non opposizione tra Occidente malvagio e Oriente luminoso, quindi, ma integrazione culturale: ecco le fondamenta su cui si può edificare il Dharma occidentale.


Luigi Turinese


In foto: 1. "Mudra"; 2. "Campana tibetana"; 3. "Preghiera di Pace"


Articolo pubblicato su "Il Nuovo Raccoglitore" - Quindicinale di cultura n.75, anno IV della Gazzetta di Parma, Mercoledì 5 febbraio 1986

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