Pianista, madre di quattro figli, pragmatica e non incline a romanticherie spirituali, sembra proprio che l'autrice conosca ciò di cui parla.
La sofferenza e l'insoddisfazione che sono all radice di ogni pratica, la pratica stessa, soprattutto quella non formale, che si dipana nei rapporti di ogni giorno; tutto viene esposto dall'autrice senza accenti accademici o retoricamente mistici.
In questo libro si respira un'asciuttezza davvero tipicamente zen, temperata, ci sia consentito dirlo, da pennellate di colore femminile; giacché, per quale motivo non ammetterlo, non può essere vero che vita dell'anima non abbia sesso.
I libri che sempre più numerosi stanno uscendo ad opera di donne che insegnano la meditazione immettono nella ricerca spirituale qualità preziose, e nuove; non ultima una confidenza con la fisicità e il "banalmente quotidiano" da cui gli uomini sono mediamente più distanti.
La breve e appassionata prefazione all'edizione italiana, scritta da Corrado Pensa, sottolinea tra gli altri uno di questi punti: "L'orizzonte della quotidianità ... è presentato efficacemente come ovvio terreno di una pratica che non voglia essere dualistica, ossia incapace di investire la totalità della vita"(pag. 10).
E ancora alla vita rivolge le sue attenzioni l'autrice, quando scrive (pag. 76): "La vita può funzionare bene , a patto di abbandonare l'idea di poter fare qualcosa per farla funzionare".
Luigi Turinese
In foto: "Cuore a cuore"
Recensione apparsa nella rubrica "Libri" di "PARAMITA , Quaderni di Buddhismo ", Anno XI, n. 43, Luglio-Settembre 1992
Nessun commento:
Posta un commento