Amadeo Solé-Leris, "La meditazione buddhista", Oscar Mondadori, Milano 1988, pp. 229
Libro di alta divulgzione, ben tradotto dalla nostra impagabile Maria Angela Falà e facilmente accessibile sia dal punto di vista della reperibilità ( la collocazione editoriale è particolarmente felice) sia da quello - non tracurabile trattandosi di un'opera divulgativa - economico, "La meditazione buddhista" può interessare differenti categorie di fruitori.
Le persone attratte dall'elemento filosofico non saranno deluse: raramente la coscienza buddhista della rinascita si trova esplicata in modo così chiaro come nel presente lavoro (pagg. 135-137); assai equilibrato è il capitolo sul nibbana (pagg. 145-153). D'altra parte, coloro i quali lamentano nei testi divulgativi sul buddhismo un difetto di filologica fedeltà alla tradizione troveranno pane per i loro denti: nel libro di Solé-Leris, infatti, i Discorsi del Buddha e il Visuddhi Magga ("Il cammino della purificazione", vera e propria guida alla meditazione composta nel V secolo da monaco singalese Buddhaghosa) costituiscono i punti di partenza di una tradizione che, pur essendo rigorosamente filologica, non si fa mai noiosamente filolgistica, traducendo anzi quell'antica saggezza in linguaggio moderno e accessibile.
Per soddisfare filosofi e filologi, è però ai meditanti che Solé-Loris intende rivolgersi. Poiché "il cuore dell'insegnamento del Buddha è la pratica della meditazione" (pag. 15); e, citando il Dammapala, 19, "Un uomo che predica molte verità, ma che è troppo pigro per praticarle, è come un bovaro che conta la mandria degli altri" (pag. 198).
I punti nodali della pratica meditativa buddhista sono efficacemente commentati dall'autore e così resi meno esoterici e apodittici: dietro al linguaggio talora irrimediabilmente datato dei testi originali emergono così una finezza psicologica e, in definitiva, una modernità impressionanti. La stessa modernità che si scorge nell'affermazione del Visuddhi Magga secondo cui la consapevolezza del corpo è il tipo di meditazione caratteristico del buddhismo. (Mentre Buddhaghosa esprimeva questo concetto, i nostri Padri erano impegnati nel deserto a macerare il corpo, e dunque a negarlo! ...).
L'ultimo capitolo del libro ("La pratica odierna della vipassana") è dedicato alla comprensione dell'attuale interesse per la meditazione buddhista; una breve rassegna storica contribuisce a chiarire i motivi del maggiore "successo" della meditazione di visione penetrativa (vipassana), a parere dell'autore, più rispondente alle esigenze e alle disponibilità dell'uomo contemporaneo, rispetto a quella di quiete (samatha). A pag. 94 era stato delineato, con mirabile essenzialità, il rapporto tra i due tipi di meditazione: "La meditazione buddhista di quiete ... è un tipo di meditazione astrattiva che non è differente, nelle linee essenziali, dalle tecniche usate in altre tradizioni meditative ... Queste erano le tecniche a cui si era dedicato il principe Gotama dopo aver abbandonato il palazzo reale. Le provò e non le trovò in grado di podurre l'illuminazione definitiva che cercava ... Ecco perché lasciò i due grandi maestri di yoga con cui aveva praticato e sperimentò per propri conto. Il risultato di questa sperimentazione fu la vipassana, che ... è la meditazione buddhista per eccellenza".
Per concludere, una parola sull'autore. Amadeo Solé-Leris, per chi lo conosce personalmente, è un incoraggiante esempio della possibilità di coniugare la coltivazione della mente in una prospettiva di liberazione con una squisita umanità e un contagioso buon umore frutto di ironico distacco ( e forse un po' alla sua educazione inglese ...). Una buona pubblicità per la meditazione buddhista.
Luigi Turinese
In foto: "Medioevo romantico"
Recensione apparsa nella rubrica "Libri" di "PARAMITA, Quaderni di Buddhismo", Anno VIII, n.29, Gennaio-Marzo 1989
Medico, Esperto in Omeopatia, Psicologo Analista, Cantautore dottluigiturinese@gmail.com - facebook.com/luigi.turinese
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