"Se lo zazen viene usato come strumento per costruire solo una nuova chiesa che dia ai suoi adepti in senso di appartenenza, di far parte di un uovo gruppo migliore degli altri ... mentre non si seguono che le proprie inclinazioni e tutto resta come prima, allora non di zazen si tratta, ma di un veleno in più per acuire la nostra radicata malattia" (dalla Prefazione del traduttore, pag.12). Questo passo del traduttore Giuseppe Forzani rende molto bene lo spirito con cui viene riproposto in Italia questo libro, già apparso nel 1976 per i tipi di Ubaldini con il titolo "La realtà dello zazen"; la novità è legata proprio alla traduzione che allora era stata condotta sull'edizione francese e oggi viene proposta direttamente dal giapponese, dunque di prima mano.
Il linguaggio del libro, che si avvale dell'autorevole presenta
Nell'edizione del 1976 c'era anche un'appendice, assente nella presente traduzione, sul "come esercitare il Kin-hin", cioè quella sorta di meditazione camminata che intercala due sedute di zazen. Per la cronaca, è assente anche un'altra appendice prima inclusa, riguardante un'analisi filologica del Sutra del Cuore.
Per contro, l'attuale edizione si chiude con una ventina di pagine inedite che riportano al dialogo, avvenuto negli anni 1979 e 1980 nella residenza di Uchijama in Giappone, tra il Maestro e i membri della comunità italiana di cui fa parte Forzani.
La semplicità di linguaggio è sicuramente uno dei pregi del volume, e deriva porobabilmente anche dalla storia personale dell'autore, giunto tardivamente alla vocazione monastica dopo avere studiato lingue e filosofie occidentali e, soprattuto, la Bibbia, in particolare dall'angolazione protestante.
Grazie a questo percorso Uchijama roshi si pone a pieno titolo tra i precursori del dialogo interreligioso.
Luigi Turinese
In foto: "Il bacio dei Delfini Erranti"
Recensione apparsa nella rubrica "Libri" di "PARAMITA, Quaderni di Buddhismo per la pratica e per il dialogo", Anno XIII, n.52, Ottobre-Dicembre 1994
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