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"La qualità maggiore di un buon medico è un'estrema capacità di attenzione, perché la medicina è sopra ogni altra cosa un'arte dell'osservare" Luigi Turinese in Biotipologia

giovedì 26 gennaio 2012

Le Recensioni di L.T.- "Pensiero e azione Sufi", (a cura di) I. Shah

Idries Shah (a cura di), "Pensiero e azione Sufi", Libreria Editrice Psiche, Torino 1992, pp.228

Da alcuni anni, un fenomeno nuovo attraversa la cultura europea, che segue, contemplandolo, il processo di integrazione tra Oriente e Occidente: ci riferiamo all'irrompere dell'Islàm. Si tratta di un avvenimento di grande rilievo, nei confronti del quale è facile farsi trovare impreparati.
L'Oriente, infatti, è così lontano lontano dalla nostra tradizione da suscitare fascino oppure benevola indifferenza: due atteggiamenti, a ben vedere, innocui per la cultura dominante.
Il monoteismo musulmano, invece, trae origine dallo stesso ceppo dell'ebraismo e del cristianesimo, si presta dunque tanto più facilmente a scuotere le nostre intorpidite coscienze, pronte ad agitare lo spauracchio del fanatismo pur di non essere costrette a rivedere i presupposti di una propria religiosità scolorita.
Ben vengano, allora, libri come questi (che vorremmo però più curati dal punto di vista editoriale, per esempio con meno refusi), che contribuiscono a fare luce sull'aspetto più sofisticato dell'Islàm: il sufismo, insieme di insegnamenti a forte coloritura mistica.
Il curatore, Idries Shah, è uno dei più autorevoli maestri contemporanei di questa tradizione, già noto al pubblico italiano per "La strada del Sufi", che la casa editrice Ubaldini pubblicò nel 1971.

Di notevole interesse, nel libro che presentiamo, i resoconti di ricerche sul campo, come i dialoghi con dervishi e maestri, e il paragrafo dedicato al confronto tra il sufismo e le filosofie indiane (pagg.158-163). Viene sottolineata l'attenzione a non indulgere nell'esotismo, vestendo come uomini del Medioevo mediorientale, come a non esaurire la complessa via del sufi, il cui obiettivo è di raffinare la coscienza umana, nella pratica di forme di eccitazione religiosa come quella dei Dervishi rotanti.

Nel sufismo, assai più che nell'Islàm ortodosso, per non parlare della cultura musulmana media, le donne possono occupare una posizione di rilievo: si pensi alla figura dell'irachena Rabi'a, che nell' VIII secolo rappresentò una delle vette del misticismo sufi (cfr. in traduzione italiana "I detti di Rabi'a", edito nel 1979 da Adelphi).

Luigi Turinese


In foto: "Lago celeste"

Recensione apparsa nella rubrica "Libri" di "PARAMITA, Quaderni di Buddhismo per la pratica e per il dialogo", Anno XIII, n.52, Ottobre-Dicembre 1994

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