Piccolo omaggio a un grande esponente della tradizione Soto zen, il libretto di Fazion, scritto come al solito in un italiano scorrevole ed elegante, passa in rassegna il percorso di Kodo Sawaki (1880-1965) a partire dalla sua infanzia infelice.
Rimasto orfano ancora bambino, Sawaki fu infatti adottato da una famiglia che viveva ai margini della legalità e della moralità. Per i misteriosi percorsi del karma, e forse anche grazie a un contesto socio-culturale che può dare un senso all'esperienza del dolore, questo precoce contatto con dukkha, accelerò la sua ricerca di pace e conoscenza. La successiva grave ferita subita nel conflitto russo-giapponese del 1905, a cui partecipò come soldato, non fece che confermare la sua percezione dell'impermanenza, che gli rendeva tanto cari i versi del poeta Fueoka: "La vita e la morte non sono che un sogno".
L'adesione al buddhismo rispondeva pienamente alla sua natura, che gli ispirava frasi del genere: " Il buddhismo è una religione che fa scendere il sangue montato alla testa" (pag.29)
Tra i numerosi discepoli di Sawaki ricordiamo Uchiyama Roshi e Taisen Deshimaru, che Sawaki ordinò monaco poco prima di morire e a cui dobbiamo parecchi ricordi del maestro.
Luigi Turinese
Recensione apparsa nella rubrica "Libri" di "PARAMITA, Quaderni di Buddhismo per la pratica e per il dialogo", Anno XV, n.59, Luglio-Settembre 1996
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