Ora che la bufera sul suo "caso" è lontana, ci si può accostare all'opera e alla figura di Bhagwan facendo qualche scoperta interessante. Il suo linguaggio, sempre disinvolto - a tratti provocatorio e iconoclasta - è indubbiamente molto moderno, un "mezzo abile" per accogliere nella corrente dei cercatori interiori anche gli insofferenti alla tradizione, i pellegrini anarcoidi ma sinceri.
Le numerose citazioni, che testimoniano della straordinaria trasversalità culturale di Bhagwan, sono sempre funzionali al ritmo del discorso, alla sua efficacia: usate per ostentare erudizione o per invocare l' ipse dixit, ma favoriscono sempre, creativamente, il fluido succedersi dei pensieri. Questo libro raccoglie dieci discorsi pronunciati a Poona nell' agosto 1974, a commento di altrettanti aneddoti zen, per lo più già noti al pubblico occidentale. Si tratta, certo, di libere scorribande sui temi cari a Bhagwan: l'antiautoritarismo, l'unicità di ogni singola ricerca interiore, l'insofferenza per le Chiese organizzate e per i rituali, la messa in guardia contro i tranelli della mente ("Lasciare fori di qui le scarpe e la mente" recita un cartello all'ingresso dell'aula di meditazione a Poona). Ma c'è anche, in questo libro, la straordinaria capacità di rendere, in perfetto spirito zen, lo spirito dello zen; e di rendere nello stesso tempo comprensibili storie che altrimenti resterebbero poco più che arguti esempi di comicità surreale.
Col togliere alla raligione la patina di ovvietà, di sentito dire che la tradizione vi ha depositato, Bhagwan vivifica, incoraggia lo spirito religioso. Il suo indirizzo non tradizionale gli fa preferire, naturalmente, le forme più "asciutte" di spiritualità, quelle in cui l'apparato dottrinale è meno rappresentato: lo zen, il sufismo e soprattutto la vipassana, che in altre occasioni egli esplicitamente raccomanda: si veda quel singolare mensile pubblicato in italiano e in inglese che è Liberation Times.
Certo, si ha la sensazione che il pensiero libertario e non sistematico di Bhagwan giovi soprattutto a chi ha già un'abitudine all'autodisciplina e alla vita consapevole: diversamente, potrebbe costituire un alibi intellettuale per una confusione psudo-creativa. Perché, come dice lo stesso Bhagwan, "se tu butti le formalità dalla finestra deliberatamente, sapendolo, tanto per non sembrare serio, non sei davvero uno Zen, sei soltanto scemo...".
Luigi Turinese
In foto: "Spreading sun"
Recensione apparsa su "PARAMITA , Quaderni di Buddhismo", Anno VII, n. 25 , Gennaio-Marzo 1988
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