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"La qualità maggiore di un buon medico è un'estrema capacità di attenzione, perché la medicina è sopra ogni altra cosa un'arte dell'osservare" Luigi Turinese in Biotipologia

domenica 12 settembre 2010

Le Recensioni di L.T. - Vimala Thakar: "Il mistero del silenzio"

Vimala Thakar: "Il mistero del silenzio", Ubaldini Editore, Roma, 1988

Nell'ambito della ricerca interiore è sempre esistita una tipologia di cercatore libero il quale sente giusto incamminarsi verso l'Ineffabile solo facendo affidamento sulle proprie forze, al di fuori di ogni tradizione codificata o di qualsiasi religione confessionale. Il secolo in cui ci troviamo a vivere, fors'anche per la maggiore diffusione delle diverse vie di ricerca interiore (con conseguente reciproca relativizzazione) ha visto numerose figure di rilievo battere strade solitarie , il cui tratto comune è l'invito a sperimentare in prima persona, senza accettare alcuna autorità: un suggerimento tanto più gradito e comprensibile nella nostra epoca scientifica.

Tra i "battitori liberi" viventi Vimala Thakar (di origine indiana), è un personaggio di grande spicco, vicino al radicalismo krishnamurtiano, che stempera un poco, anche per l'inoppugnabile dato di fatto di essere una donna e di provenire da famiglia bramina; il che, sia pur in una ricerca connotata da una libertà di pensiero davvero rara, spiega ad esempio l'appropriato richiamo a termini della tradizione yoga. Così viene puntualizzata la distinzione, vorrei dire, l'incommensurabilità, tra dharana, concentrazione, che ha in definittiva l'effetto di rafforzare la coscienza dell'io., e dhyana, meditazione, la cui essenza è, tutt'al contrario, la sospensione della coscienza dell'io.
"La meditazione è lo stato in cui c'è una consapevolezza senza sforzo e senza scelta di ciò che la vita è dentro e intorno a noi. Si tratta dunque di uno stato, di un modo d'essere, non di un'attività" (pag. 9).

La "tecnica" proposta da Vimala è della massima semplicità: consiste nel sedere quietamente osservando il movimento del pensiero, fino a giungere ad uno stato di osservazione non reattiva. Parallelamente si lavora sullo stile di vita complessivo, aggiustando per così dire il tiro attraverso un costante disvelamento operato da un'attenzione continua e non da una disciplina imposta, perché "...ogni regolamento è una forma di sottile violenza contro se stessi" (pag. 26).
Non è difficile scorgere in questa proposta elementi buddhisti (il "metodo" suggerito è una sorta di vipassana continua), così come forti ascendenze krishnamurtiane , come quando Vimala esorta a muoversi nelle relazioni senza lasciarsi dietro alcuna cicatrice di memoria (la memoria psicologica, fonte di tutta la nostra deformazione della realtà, di cui parla Krishnamurti).

Molto bello e attuale è anche il richiamo alla natura come guida per l'apprendimento dell'osservazione non reattiva, attraverso l'esperienza del silenzio; vengono altresì suggeriti, altro elemento di modernità, comportamenti di un modo di vita olistico, di cui non fare fanatica propaganda, ma attraverso cui favorire lo sviluppo di vigilanza , sensibilità e lucidità mentale.


"La meditazione ... è una sfida a esplorare un nuovo modo di vivere" (pag. 131).
Non deve sfuggire il carattere rivoluzionario, non passivizzante, di questa proposta meditativa, che include il corpo così come ogni altro aspetto dell'essere umano. "Nulla può essere escluso dalla dimensione della religione e della spiritualità. La spiritualità è un'attenzione onnicomprensiva a ogni aspetto della vita" (pag. 58).

Luigi Turinese



In foto: "Stamattina"


Recensione apparsa sulla rivista "Yoga - Organo della Federazione Italiana Yoga", n.38, nov. 1989-aprile 1990

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