Le malattie iatrogene come prezzo da pagare per gli spettacolari progressi farmacologici e chirurgici della medicina. La grande importanza della prevenzione e la sua sottovalutazione da parte della medicina meccanicistica. Dai modelli culturali sistemici ai metodi di cura globalisti. L'indilazionabile necessità di un progetto integrato di medicina preventiva. Prevenzione primaria, secondaria e terziaria. La pratica yoga come formidabile strumento di prevenzione primaria. Lo stress e i sistemi endocrino, neurovegetativo e immunitario. Le conseguenze di una cattiva gestione dello stress. Yoga e stress. L'impiego meramente clinico dello Yoga.
di Luigi Turinese
I progressi farmacologici e chirurgici della medicina del XX secolo sono stati indubbiamente notevolissimi e talvolta addirittura spettacolari. E' altrettanto indubbio, tuttavia, che il prezzo da pagare per queste conquiste è stato piuttosto alto, soprattutto in termini di malattie iatrogene (1).
Il punto è che la versione trionfalistica della medicina, quella per intenderci dei trapianti e degli interventi chirurgici in diretta televisiva, si riferisce a casi estremi. I reali progressi dello stato di salute, o quanto meno l'aumento dell'aspettativa di vita, sono dovuti piuttosto ad un miglioramento delle condizioni igieniche. Tradotto in una forma semplice: questo significa che la prevenzione è di gran lunga più importante della terapia.
Nell'attuale sistema sanitario, il posto dedicato alla medicina preventiva è ancora marginale. Il motivo risiede probabilmente nello scarso sviluppo che la medicina meccanicistica, tutta impegnata ad aggiustare i pezzi della macchina uomo, ha accordato alle tecniche di prevenzione.
Accanto al modello culturale meccanicistico, che interpreta l'Universo e gli organismi viventi come complessi macchinari regolati deterministicamente, si sta sviluppando, negli ultimi anni, un modello culturale sistemico (2), che studia tutti i fenomeni nella loro interrelazione.
In accordo al modello sistemico, si sono sviluppati o sono stati rivalutati metodi di cura globalisti, che non considerano l'uomo una macchina ma una totalità le cui parti sono fortemente integrate e che contrae rapporti più o meno stretti con tutto ciò che lo circonda.
Da questa prospettiva, la salute non è semplicemente assenza di malattia, ma equilibrio tra molteplici fattori (v. Fig. 1), e i mezzi per mantenere tale equilibrio (prevenzione) sono importanti almeno quanto quanto i mezzi per ripristinarlo (terapia propriamente detta).
Fig.1
FATTORI DI SALUTE Individuali<-->Ambientali
- costituzione - chimico-fisici
- alimentazione - biologici
- abitudini di vita - socio-culturali
-atteggiamento mentale
La maturazione della coscienza sanitaria, la disponibiltà di metodiche globalistiche (3) e la modificazione della patologia (aumento delle malattie croniche e delle malattie mentali) rendono non più dilazionabile lo sviluppo di un progetto integrato di medicina preventiva. Si tratta di allontanare le cause di malattia e di potenziare i fattori di salute.
Si definisce prevenzione primaria l'intervento sull'ambiente e sull'uomo allo scopo di impedire l'insorgenza della malattia; prevenzione secondaria la diagnosi precoce, che consente il trattamento delle malattie in fase asintomatica; prevenzione terziaria le strategie messe in atto, una volta che si sia manifestata la malattia, per scongiurare complicanze o recidive.
Fig. 2
PREVENZIONE
-primaria
-secondaria
-terziaria
Una pratica yoga approcciata in modo organico, che rispetti cioè la classica ottuplice via di Patanjali, può rappresentare un formidabile strumento di prevenzione primaria e coadiuvare utilmente la prevenzione terziaria. Il suo ruolo al livello preventivo secondario è certamente assai modesto ma non dimentichiamo che più si cura la prevenzione primaria e meno si ha bisogno di quella secondaria: le persone infatti, finiscono per ammalarsi meno.
La costituzione è in un certo senso l'elemento più statico e quindi meno modificabile dell'intero sistema. Eppure lo Yoga può molto anche in questo settore. Innanzitutto il suo metodo psicofisico consente di prendere coscienza delle caratteristiche e dei limiti del proprio corpo-mente. Questo lavoro non è cosa da poco: rappresenta infatti la base di ogni sentiero di autoconoscenza. Una volta in contatto col proprio complesso psico-fisico, si sceglieranno a ragion veduta le posture e le respirazioni più adatte (4).
L'alimentazione e le abitudini di vita sono di importanza difficilmente trascurabile in un progetto di prevenzione. Ebbene lo Yoga ha sviluppato addirittura una branca specifica, lo Anna-Yoga o Yoga del cibo, che prende in esame l'alimentazione più idonea per una salute migliore e per una migliore pratica spirituale
Il capitolo "igiene di vita" è il campo d'azione elettivo dei krya e di tutte quelle tecniche di igiene personale (jala neti; dhauti della lingua; ecc ...) che dovrebbero far parte delle abitudini quotidiane quanto il lavarsi i denti o il farsi una doccia.
Per quanto riguarda l'atteggiamento mentale, direi quasi che è la cartina al tornasole di ogni vita di realizzazione.
Semplificando al massimo, possiamo dire che l'essenza dei conseguimenti mentali cui tende lo Yoga è un'aumentata capacità unitiva: con sé, con gli altri, con le situazioni. Si tratta di un allargamento dell'area della consapevolezza, a cominciare dal proprio corpo e dalla propria fisiologia.
E' qualcosa di più del semplice rilassamento, che ne è tuttavia il presupposto inalienabile. Inoltre, una buona capacità di rilassamento rende più resistenti nei confronti delle aggressioni dell'ambiente esterno (fattori chimici-fisici e biologici della Fig. 1) migliorando la funzionalità immunitaria.
L'attualità dello Yoga a questo proposito è andata crescendo progressivamente, di pari passo con la precisazione di meccanismi relativi allo stress.
Lo stress è termine entrato ormai nell'uso comune, non di rado adoperato a sproposito per indicare il puro e semplice sovraffaticamento psico-fisico (surmenage). Con maggior precisione si definisce lo stress come la risposta psicofisiologica a stimoli interni o esterni all'organismo, o anche la risposta dell'organismo ad ogni richiesta di modificazione effettuata su di esso (5).
Si può comprendere quindi come il problema non siano tanto gli stimoli, che in qualche misura sembrano oggi inevitabili, quanto il modo di reagire ad essi (v. Fig. 3)
Fig. 3
Pertanto l'area di rischio psicosomatico è legata all'efficacia del filtro rappresentata dalla reattività del terreno che risulta dall'interazione tra sistema endocrino, sistema neurovegetativo e sistema immunitario.
Il sistema endocrino comprende le ghiandole a secrezione interna, deputate alla produzione di ormoni, la più importante delle quali, l'ipofisi, è strettamente collegata ad una struttura encefalica, l'ipotalamo, tanto da configurare un asse ipotalamo-ipofisario (di qui l'importanza della neuroendocrinologia).
Il sistema neurovegetativo è preposto alla regolazione autonoma dei vari organi e delle varie funzioni, attraverso l'azione bilanciata delle sue parti, l'ortosimpatico e il parasimpatico; la loro disarmonia configura la situazione nota come distonia neurovegetativa, foriera di disordini funzionali che possono preludere a vere e proprie malattie organiche.
Il sistema immunitario comprende in senso lato i meccanismi di difesa dal rischio patogeno costituito dalla penetrazione nell'organismo di elementi estranei (virus, batteri, cellule atipiche, ecc ...) che rappresentano il cosiddetto stimolo antigenico. Questa difesa si attiva tramite cellule immunocompetenti e anticorpi.
I tre sistemi descritti possono essere profondamente modificati da stimoli stressanti mal gestiti (v. Fig. 4)
La risposta immunitaria è in ultima analisi sotto il controllo del sistema neuroendocrino, a sua volta fortemente influenzato da eventi stressanti o da situazioni di angoscia.
Fig. 4
STRESSOR--->S.N.C.--->IPOTALAMO--->S.N.V.
↓
IPOFISI
↓
SURRENE
↓
SISTEMA IMMUNITARIO<-STIMOLO ANTIGENICO
↓
RISPOSTA IMMUNITARIA
Cefalea, ipertensione arteriosa, disturbi gastrointestinali, artropatie, iperglicemia, disturbi del ritmo cardiaco, invecchiamento precoce, maggiore suscettibilità alle infezioni e finanche al cancro sono tutte possibili conseguenze di una cattiva gestione dello stress.
In generale, lo Yoga aumenta la capacità di fronteggiare lo stress (6).
Due punti essenziali vanno tuttavia sottolineati:
1) I risultati più profondi e duraturi si ottengono effettuando un percorso globale che volendo adattare lo yoganga di Patajali alla vita moderna, si può sintetizzare in tre elementi (posture, esercizi respiratori, meditazione) sottesi da uno slancio etico.
2) Non c'è un effetto "cumulativo" delle pratiche yoga, per cui soltanto l'applicazione regolare può garantire una efficacia terapeutica duratura.
I praticanti yoga hanno sempre conosciuto le virtù terapeutiche e preventive della loro disciplina, gli "effetti collaterali" di un sentiero che rimane comunque di ricerca interiore e di autorealizzazione.
Ciò che rappresenta una novità, piuttosto è l'interesse della medicina accademica per lo Yoga come coadiuvante nel trattamento di alcune patologie.
Esemplare a questo proposito un articolo apparso nel 1985 sul British Medical Journal (7). Vi si riportano i risultati di uno studio clinicoi effettuato su 53 pazienti asmatici cui è stato impostato un programma di asana, pranayama e dhyana per un totale di 65' al giorno. I pazienti sono stati comparati con altri 53 pazienti asmatici (gruppo di controllo) che hanno proseguito la terapia tradizionale. Il follow-up è durato oltre 54 mesi.
Nei pazienti che praticavano lo Yoga la frequenza degli attacchi si è ridotta in modo significativo, così come la dose di farmaci broncodilatatori necessaria per controllare gli attacchi; parallelamente, è aumentata la capacità respiratoria. Nel gruppo di controllo non si sono invece verificate variazioni di rilievo.
Mi rendo conto che una via di realizzazione completa come lo Yoga, uno dei sei darsana della filosofia indiana, venga penalizzata da un impiego meramente clinico. Non si può trascurare tuttavia questo livello di fruizione che, sia pur riduttivo, può contribuire ad allargare gli orizzonti di un nuovo modello culturale.
Luigi Turinese
Tesi a conclusione del Triennio I.S.F.I.Y. Federazione Italiana Yoga di Roma, 1985-1988
Pubblicato sulla rivista: "Yoga" - Organo della Federazione Italiana Yoga, n. 40, gennaio-maggio 1991, pagg. 15-17
In foto: "Regalità"
Note
(1) Le malattie iatrogene sono quelle provocate dall'intervento terapeutico del medico. Rappresentano attualmente la 7a causa di morte.
(2) Sui modelli culturali meccanicistico e sistemico, e sulle loro espressioni ai diversi livelli delle attività umane: v. Capra F. - "Il punto di svolta" - Milano, 1984 (ed. or. 1982)
(3) Le metodiche terapeutiche globaliste guardano alla salute e alla malattia dal punto di vista del modello culturale sistemico. Esse considerano l'uomo come una quantità psico-fisico-spirituale e, sia pure con le debite differenze rientrano tutte (agopuntura, omeopatia, terapie centrate sul corpo ecc...) nell'ambito della medicina olistica. Sui rapporti tra medicina olistica e modello culturale v. L. Turinese: "La medicina nei contesti culturali", in PARAMITA 14, Roma, 1985 pp.37-39
(4) Della individualizzazione delle pratiche Yoga si sta occupando attualmente il Dott. Ranade, direttore della Facoltà di Medicina Ayurvedica di Tilack - Pune (India)
(5) Sull'argomento si veda il pregevole studio di Pancheri P. "Stress emozioni malattia" - Milano 1979
(6) Assai interessante a questo proposito Udupa K.N. - "Disorder of stress and Their management by Yoga" - Varanasi, 1978
(7) Nagaratna R., Nagendra H.R. - British Medical Journal 1985 - 291/1077-1079
Nessun commento:
Posta un commento