E' nota la differenza tra clinica e patologia: la prima si occupa del malato, mentre la seconda studia le malattie.
Mi sembra interessante che i grandi sistemi antichi di medicina, a differenza di quanto accade di norma al giorno d'oggi, siano imperniati più sulla clinica che sulla patologia.
Interessandosi conseguentemente all'uomo nella sua totalità, essi hanno scoperto che non tutti gli individui reagiscono allo stesso modo, sia nello stato di salute sia nello stato di malattia. Questa scoperta segna la nascita della scienza delle costituzioni umane.
Sono sempre state individuate tre o più spesso quattro linee fondamentali in cui si vanno ad incanalare le tendenze biotipologiche. A queste linee fondamentali si affiancano le molteplici combinazioni rappresentate dai tipi misti di più comune riscontro nella pratica clinica.
Mi sembra interessante che i grandi sistemi antichi di medicina, a differenza di quanto accade di norma al giorno d'oggi, siano imperniati più sulla clinica che sulla patologia.
Interessandosi conseguentemente all'uomo nella sua totalità, essi hanno scoperto che non tutti gli individui reagiscono allo stesso modo, sia nello stato di salute sia nello stato di malattia. Questa scoperta segna la nascita della scienza delle costituzioni umane.
Sono sempre state individuate tre o più spesso quattro linee fondamentali in cui si vanno ad incanalare le tendenze biotipologiche. A queste linee fondamentali si affiancano le molteplici combinazioni rappresentate dai tipi misti di più comune riscontro nella pratica clinica.
Il tentativo organico più antico di compiere una classificazione tipologica spetta alla medicina ayurvedica. Essa pone a fondamento della propria fisio-patologia il principio dei Tridosa: tre forze. Vata, Pitta e Kapha, governano il microcosmo, e dalla loro armonia o disarmonia discendono la salute o la malattia.
Le tre costituzioni di base sono il risultato del dosa predominante al momento del concepimento. Una persona il cui dosa dominante sia il Pitta avrà una Pitta Prakriti, caratterizzata da un'esuberanza di Pitta e da una quantità minore, variabile, di Vata e Kapha. Le altre due costituzioni di base sono rispettivamente la Vata Prakriti e la Kapha Pakriti, a cui si può affiancare la Sama Prakriti, o costituzione ideale, in cui c'è perfetto equilibrio dei tre dosa
(vedi anche il post: Breve storia dell'idea tipologica)
La Sushruta Samhita contiene una minuziosa descrizione delle tipologie basilari. Vediamone le linee fondamentali.
Il tipo Vata è aggravato dal freddo umido, dal lavoro psico-fisico prolungato, dalle preoccupazioni, da un regime alimentare piccante. Ha un a spiccata predilezione per l'arte, particolarmente per la musica. Impaziente ed irrequieto, incostante e incoerente, ha temperamento incerto e presenta frequenti variazioni d'umore. Frettoloso ed iperattivo, è soggetto a malattie nervose. Essendo ipersensibile al dolore, che non sopporta, si lamenta con facilità. E' piuttosto gracile.
Il tipo Pitta è aggravato dal calore, dalla collera, da alimenti grassi e di origine animale e da disturbi durante la digestione. Migliora con il sapore dolce e con le sostanze digestive. Ha buona memoria, è brillante in società e ama monopolizzare ogni conversazione. Irascibile, dopo la collera ritorna tuttavia subito alla normalità. Vigoroso e instancabile, ama la competizione, perché gli dà modo di emergere. La cute è un apparato facilmente interessato da scariche tossiniche, che si manifestano sotto forma di eruzioni, facili arrossamenti e sudorazioni maleodoranti.
Il tipo Kapha è aggravato dalla vita sedentaria, dal freddo, in tutte le condizioni di umidità (ricordiamo che l'elemento dominante in questa costituzione è l'acqua), da pasti troppo ravvicinati, dall'eccesso di cibi salati e di dolci. E' paziente ed autocontrollato, metodico e lento. Ha spiccato senso del dovere ed è conservatore per natura. Pondera a lungo ogni decisione, cui poi si attiene con costanza e coerenza. Tende all'obesità.
Proporzione e disarmonia.
Il mondo greco classico esprime una filosofia e una medicina che mostrano più di una analogia con la cosmobiotipologia dell'Ayurveda.
Il grande Ippocrate di Coo (458-370),prendendo spunto dalla quadruplice ripartizione empedoclea degli elementi macrocosmici in acqua, aria, fuoco e terra, postula l'azione del microcosmo di quattro principi, che egli chiama umori: flemma, sangue, bile gialla e bile nera. La loro giusta proporzione (crasi) determina la salute, mentre la loro disarmonia (discrasia) è alla radice della malattia. A seconda dell'umore prevalente, avremo quattro temperamenti di base: flemmatico, sanguigno, biliare e atrabiliare.
la fisiopatologia umorale testè descritta sarà rielaborata e perfezionata da Galeno (138-201) e poi dai medici arabi. Sempre in abito greco, è da notare che nel XL capitolo del Timeo Platone (427-347 a. C.) espone una patologia basata sull'alterazione di aria, flemma e bile, che presenta sorprendenti analogie col principio dei Tridosa.
il Medioevo occidentale custodisce la dottrina costituzionalistica umorale e la tramanda ai secoli successivi. Ricordiamo per tutte la grande scuola ippocratica di Montpellier, che ancora nel XVII secolo aveva la forza di esprimere un grande clinico come Lazaro Riverio, autore di una minuziosa e tuttora valida descrizione dei quattro temperamenti ippocratico-galenici.
Tra il XVII e il XVIII secolo si afferma la più affascinante tra le scienze delle costituzioni parziali, la Fisiognomica, che dai tratti del volto pretende di risalire al temperamento del soggetto.
Ci siamo occupati, finora, con la sola eccezione dell'Ayurveda, di altrettanti capitoli di storia della medicina, privi in apparenza di possibilità applicative; tra le dottrine esposte, infatti, nessuna trova impiego oggi.
Nell'Omeopatia di Hahneman (1755-1843), invece, troviamo un ideale raccordo tra antico e moderno, e una metodica clinico-terapeutica non solo praticata tuttora, ma in via di continua espansione. Hahneman, come è noto, riprende e mette in pratica, sviluppandolo, il similia similibus curentur di Ippocrate.
I pilastri della dottrina omeopatica sono quattro.
Vi è la legge della similitudine: ogni elemento naturale capace di provocare, se assunto dall'uomo sano, un certo quadro morboso, può guarire se assunto in dosi infinitesimali, un malato che presenti un quadro morboso simile.
Vi è poi la legge della diluizione. E' contenuta nella precedente: il medicinale raggiunge lo scopo desiderato, senza effetti collaterali, se usato a dosi infinitesimali.
Vi è l'individualizzazione del rimedio. Non ci sono medicinali per le singole malattie, ma per i singoli malati. L'Omeopatia infatti, come tutti i sistemi costituzionalistici, è una metodica fondata sulla clinica e non sulla patologia. Ciò significa che, poniamo per una tonsillite, il rimedio sarà diverso a seconda che il malato abbia o meno febbre alta, presenti o meno ipersalivazione, abbia le tonsille color rosso vivo o rosso cupo, sia abbattuto o agitato, e così via.
E infine, vi è lo studio delle costituzioni. Assai usata è una classificazione su base biochimica, che prevede tre costituzioni: Carbonica, Sulfurica e Fosforica, a seconda dell'elemento di cui ha più bisogno il biotipo (carbonio, zolfo, fosforo). Per essere più precisi, la costituzione Sulfurica dovrebbe essere sdoppiata in Sulfurica grassa e Sulfurica magra; quest'ultima ha bisogno di ioduro di zolfo e di sali di cloro, ed è più equilibrata, avvicinandosi alla Sama Prakriti dell'Ayurveda.
La descrizione dei tre biotipi principali ricalca abbastanza precisamente quella ayurvedica di Kapha Prakriti, Pitta Prakriti e Vata Prakriti rispettivamente.
L'ultimo, determinante impulso alla precisazione della scienza delle costituzioni umane è opera del neo-ippocratismo, movimento scientifico e di pensiero che nella prima metà del '900 ha fatto sentire la sua voce soprattutto in Italia e in Francia.
Va citata in particolare l'opera di due grandi studiosi: Pende e Martiny.
La neuroendocrinologia costituzionale di Nicola Pende (1880-1970) ha permesso di distinguere due costellazioni neuroormonali: una orientata verso l'anabolismo , il vagatonismo e lo sviluppo della parte viscerale e del tronco; l'altra orientata verso il catabolismo, il simpaticotonismo e lo sviluppo relativo degli arti e del capo.
La prima costellazione determina la variante brachitipica megalosplancnica, la seconda costellazione dà luogo alla variante longitipica microsplanicncnica. Il comportamento funzionale, esito dell'attività del sistema neuroendocrino e degli apparati fondamentali, permette di distinguere, per ciascuna variante, due atteggiamenti: uno astenico e uno stenico.
Pende pertanto descrive quattro costituzioni di base: brevilineo astenico, brevilineo stenico, longilineo astenico, longilineo stenico.
I segni
Ci si domanda a questo punto: da dove traggono origine i segni morfologici, funzionali, neuro-endocrini, psichici che fanno di un biotipo ciò che è?
Martiny (1897) ha indicato la via per rispondere a questo centrale interrogativo. Egli, nel faticoso e affascinate approssimarsi alle origini del Mistero, si è rivolto allo studio dello sviluppo enmbrionale. Nella seconda e nella terza settimana di vita intrauterina l'embrione si struttura in tre lamine o foglietti germinativi: endoblasta, mesoblasta, ectoblasta. Il periodo compreso tra la quarta e l'ottava settimana è cruciale per lo sviluppo dell'organismo. Inizia infatti l'organogenesi, che si attua attraverso la differenziazione dei foglietti germinativi.
Dall'endoblasta derivano le mucose dell'apparato digerente e dell'apparato respiratorio, fegato e pancreas, timo, tiroide e paratiroidi.
Dal mesoblasta traggono origine l'apparato osteo-articolare e muscolare, l'apparato cardio-vascolare, milza, reni, e corticosurrene, gonadi e ipofisi anteriore.
Dall'ectoblasta nascono il sistema nervoso, l'epidermide, la midollare del surrene e l'ipofisi posteriore.
Secondo Martiny, la costituzione di ciascun individuo dipende da quanto avviene in questo stadio. Il foglietto germinativo che ha la maggiore sollecitazione energetica di sviluppo dà luogo a un'esuberanza dei rispettivi organi di derivazione. Abbiamo così tre costituzioni (Endoblasta, Mesoblasta, Ectoblasta) corrispondenti alla dominanza del foglietto germinativo rispettivo e una quarta costituzione, dal Martiny denominata Cordoblasta, risultante dall'equilibrio di sviluppo dei tre foglietti.
L'Endoblasta assimila molto, e quindi tende all'obesità, a causa del suo ipoendocrinismo; anche se la tiroide nasce dall'endoblasta, infatti, il biotipo è un ipotiroideo per insufficiente stimolo ipofisario sulla tiroide. E' calmo, sedentario, dotato di saggezza pratica.
Il Mesoblasta è pletorico, muscoloso, iperendocrino. Bisognoso di movimento e di conquista, va in collera con facilità ma perdona presto.
L'Ectoblasta è gracile, ipoendocrino, emotivo e neurolabile. Ha intelligenza astratta e senso artistico, ma scarse attitudini realizzative per la sua proverbiale incostanza.
Il Cordoblasta è longilineo ma robusto, normoendocrtino con prevalenza tiroidea. Ha volontà tenace e notevole capacità intellettuale, ed è molto equilibrato.
Può essere utile, a questo punto, tentatere di costruire una tabella correlativa.
Tab 1
Kapha Prakriti
Flemmatico
Carbonico
Brevilineo astenico
Endoblasta
Pitta Prakriti
Sanguigno
Sulfurico Grasso
Brevilineo Stenico
Mesoblasta
Sama Prakriti
Biliare
Sulfurico Magro
Longilineo Stenico
Cordoblasta
Vata Prakriti
Atrabiliare
Fosforico
Longilineo Astenico
Ectoblasta
(Tab. 1):i sistemi sin qui descritti hanno alcune caratteristiche comuni.
a) Incorporano una psicologia, individuando nel corpo-mente un continuum senza opposizione.
b) Costituiscono la base indispensabile per attuare la vera medicina preventiva, che non è diagnosi precoce, ma conoscenza delle tendenze fisio-patologiche di ogni biotipo.
c) Il loro "umanesimo" ne fa la premessa ideale perché il rapporto medico-paziente sia qualcosa di più di un semplice incontro tecnico.
d) Hanno una valenza "ecologica", poiché prendono atto del legame indissolubile che lega l'uomo al suo ambiente, il microcosmo al macrocosmo.
e) Portano un contributo non indifferente alla comprensione filosofica dell'uomo e del suo posto nell'Universo. Non a caso ogni grande sistema costituzionalistico è pervaso da un'ispirazione che non esiterei a definire religiosa. Non credo di esagerare affermando che lo studio della biotipologia, aiutando a conoscere se stessi e gli altri, contribuisce a migliorare i rapporti interpersonali. In questo senso, esso dovrebbe far parte di ogni programma educativo, e non essere destinato solo agli addetti ai lavori.
(vedi anche il post: Breve storia dell'idea tipologica)
Omeopatia ed Ayurveda
Sul piano clinico-terapeutico, l'Omeopatia e l'Ayurveda sono attualmente praticate e in espansione. L'Omeopatia è presente da tempo nel subcontinente indiano, e non a caso, essendo filosoficamente assai vicina alla Weltanschauung indiana.
L'Ayurveda sta invece compiendo i primi passi in Occidente, in coincidenza con la crisi del modello meccanicisticonewtoniano-cartesiano e come aspetto particolare dell'incontro Oriente-Occidente. Ma l'Ayurveda è stato esposto e messo in pratica in India secoli fa. E' possibile vanificare questo divario spazio-temporale e considerare l'Ayurveda patrimonio dell'intera umanità? Ritengo senz'altro di sì, poiché la sostanza di questo sistema medico è universale e universalizzabile.
Quando parliamo di rendere applicabile l'Ayurveda al mondo intero, tuttavia, si pone il problema della "traduzione". Si tratta, a ben vedere, del problema generale di chi è convinto che la grande tradizione orientale abbia tanto da insegnare all'Occidente, e per farlo debba assumere un linguaggio che permetta un'esposizione coerente con la pedagogia occidentale.
Fa perfettamente al nostro caso, mutatis mutandis. quanto Maria Angela Falà, studiosa di filosofia buddhista, sostiene a proposito della traduzione dei testi buddhisti in lingue occidentali: "...Traducendo, si pensa che perdendo laf orma originaria si perda l'universalità del messaggio. Se così fosse, tuttavia, il messaggio buddhista non avrebbe poi una grande universalità! E' forse vero il contrario: mantenendo questa adesione letterale al testo, si rischia di compromettere la sua universalità. Una buona traduzione che si basi sul senso del mesaggio da trasmettere non è mai un tradimento del testo originale. Al contrario gli fa onore, perché gli permette di attraversare le frontiere linguistiche e culturali".
In foto: "I segni"
Rimanere legati all'ipse dixit di Charas o di Sushruta significa trascurare il contributo dei secoli successivi. Come Bhava Mishra, nel XVI secolo introdusse nella farmacopea ayurvedica arsenico e mercurio per fronteggiare la sifilide, così dobbiamo, nel quadro dell'avvicinamento tra Oriente e Occidente, mettere le rispettive tradizioni mediche in condizione di illuminarsi a vicenda. Così, conoscendo la fisio-patologia elaborata dalla medicina omeopatica, l'embriologia, l'endocrinologia e in generale la scienza delle costituzioni umane, si può trovare spiegazione a modalità e caratteristiche che altrimenti devono essere accettate acriticamente, o tutt'alpiù rappresentano il resoconto di osservazioni empiriche.
Non hanno più che valore antropologico gli accostamenti dei tipi costituzionali agli animali, così come vanno reinterpretate le descrizioni morfologiche, che fanno riferimento, ovviamente, al tipo fisico indiano. Parimenti relativi sono i giudizi che di tanto in tanto gli autori classici esprimono, condizionati, com'è naturale dai canoni morali estetici della propria cultura. I giudizi entusiastici sul tipo Kapha, per esempio, non sarebbero totalmente condivisi da un occidentale moderno, che probabilmente non apprezzerebbe quanto Sushruta "il corpo florido, dal petto ampio e grasso, dall'addome grosso e dalla pelle untuosa e fredda" tipico dellla Kapha Prakriti.
L'endoblastismo, che dà predominanza digestiva e predispone all'obesità, è la nota saliente della Kapha Prakriti. L'esuberanza e il pletorismo della Pitta Prakriti si spiegano con la predominanza del mesoblasta, che lo espone ad accidenti vascolari acuti. Le caratteristiche salienti della Vata Prakriti, infine, si spiegano con una predominanza, in questa costituzione, dell'ectoblasta: il sistema nervoso è il vero centro del soggetto, organo bersaglio più di ogni altro apparato.
L'Omeopatia, con i suoi medicinali energetici in grado di ristabilire e mantenere l'equilibrio costituzionale, si integra perfettamente con la dietetica differenziale dell'Ayurveda e con la sua farmacopea tratta dai tre Regni della Natura.
L'Ayurveda, d'altra parte, mostra notevole finezza quando prescrive alimenti diversi a seconda della costituzione e della malattia, a anzicché basarsi sulla quantità presta attenzione alla qualità degli alimenti, al loro "genio", ai sapori, ecc... Naturalmente occorre anche qui "tradurre", a meno che non si vogliano importare cibi esotici: una volta compresi i principi, potremo avvalerci dei vegetali nostrani: è lo spirito che conta, non la lettera.
In foto: "I segni II"
Si tratta di un tentativo iniziale, da approfondire e da completare , il cui fine è di unire gli sforzi per aiutare il mondo moderno a ritrovare una dimensione perduta, quella del servizio a beneficio dell'uomo e non dell'ideologia.
Mi sia consentito concludere con un passo di Ananda Kentish Coomaraswamy. Scritto a proposito delle religioni comparate, esso ben si adatta anche alla nostra ricerca, che è ricerca di conoscenza. "Molti sono i sentieri che conducono alla vetta dell'unico e identio monte: le differenze fra questi sentieri sono tanto più visibili quanto più in basso ci si trova, ma essesvaniscono arrivando sulla vetta". La vetta è la conoscenza dell'Uomo.
Luigi Turinese
Biblografia
A.K. Bhattacharya, "Tridosha and Homeopathy", Calcutta
V. Busacchi, "Storia della medicina", Bologna, 1973
A. Carrel, "Medicina ufficiale e medicine eretiche", Milano, 1950
G. Chandrashekkar Thakkur, "Introduzione all'Ayurveda", Roma, 1974
A.K. Coomaraswamy, "Sapienza orientale e cultura occidentale", Milano, 1944
M.A.Falà, "Dalla tradizione orale alla tradizione scritta: problemi di interpretazione dei testi coanonici buddhisti" Atti del Congresso su "Il Buddhismo in Europa", 1984
P. Huard, J.Bossy, G. Mazars, "Le medicine dell'Asia", Bari, 1978
N. Pende, "Scienza della costituzione. Sua evoluzione storica", Roma, 1953
Platone, "Opere", Firenze, 1974
A. Santini, "Lezioni di dottrina e farmacologiaomeopatica", Roma, 1983
Articolo apparso su "Yoga e Ayurveda", n. 24, Settembre 1987, pagg.43-47
L'endoblastismo, che dà predominanza digestiva e predispone all'obesità, è la nota saliente della Kapha Prakriti. L'esuberanza e il pletorismo della Pitta Prakriti si spiegano con la predominanza del mesoblasta, che lo espone ad accidenti vascolari acuti. Le caratteristiche salienti della Vata Prakriti, infine, si spiegano con una predominanza, in questa costituzione, dell'ectoblasta: il sistema nervoso è il vero centro del soggetto, organo bersaglio più di ogni altro apparato.
L'Omeopatia, con i suoi medicinali energetici in grado di ristabilire e mantenere l'equilibrio costituzionale, si integra perfettamente con la dietetica differenziale dell'Ayurveda e con la sua farmacopea tratta dai tre Regni della Natura.
L'Ayurveda, d'altra parte, mostra notevole finezza quando prescrive alimenti diversi a seconda della costituzione e della malattia, a anzicché basarsi sulla quantità presta attenzione alla qualità degli alimenti, al loro "genio", ai sapori, ecc... Naturalmente occorre anche qui "tradurre", a meno che non si vogliano importare cibi esotici: una volta compresi i principi, potremo avvalerci dei vegetali nostrani: è lo spirito che conta, non la lettera.
In foto: "I segni II"
Si tratta di un tentativo iniziale, da approfondire e da completare , il cui fine è di unire gli sforzi per aiutare il mondo moderno a ritrovare una dimensione perduta, quella del servizio a beneficio dell'uomo e non dell'ideologia.
Mi sia consentito concludere con un passo di Ananda Kentish Coomaraswamy. Scritto a proposito delle religioni comparate, esso ben si adatta anche alla nostra ricerca, che è ricerca di conoscenza. "Molti sono i sentieri che conducono alla vetta dell'unico e identio monte: le differenze fra questi sentieri sono tanto più visibili quanto più in basso ci si trova, ma essesvaniscono arrivando sulla vetta". La vetta è la conoscenza dell'Uomo.
Luigi Turinese
Biblografia
A.K. Bhattacharya, "Tridosha and Homeopathy", Calcutta
V. Busacchi, "Storia della medicina", Bologna, 1973
A. Carrel, "Medicina ufficiale e medicine eretiche", Milano, 1950
G. Chandrashekkar Thakkur, "Introduzione all'Ayurveda", Roma, 1974
A.K. Coomaraswamy, "Sapienza orientale e cultura occidentale", Milano, 1944
M.A.Falà, "Dalla tradizione orale alla tradizione scritta: problemi di interpretazione dei testi coanonici buddhisti" Atti del Congresso su "Il Buddhismo in Europa", 1984
P. Huard, J.Bossy, G. Mazars, "Le medicine dell'Asia", Bari, 1978
N. Pende, "Scienza della costituzione. Sua evoluzione storica", Roma, 1953
Platone, "Opere", Firenze, 1974
A. Santini, "Lezioni di dottrina e farmacologiaomeopatica", Roma, 1983
Articolo apparso su "Yoga e Ayurveda", n. 24, Settembre 1987, pagg.43-47
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