Aldous Huxley, "La Filosofia Perenne", Adelphi Edizioni, Milano 1995, pp.430La poliedricità di un autore coem
Aldous Huxley (
1894-1963)è testimoniata da una produzione che varia dal romanzo ("
Il Mondo Nuovo") al saggio, con influenze culturali che comprendono uno spirito scientifico decisamente moderno (non per niente il nonno era stato un famoso biologo, tra i primi assertori dell'evoluzionismo darwiniano), accanto a suggestioni sapienziali di sapore orientale.
Il suo interesse per le esperienze con gli allucinogeni ("
Le porte della percezione"), inoltre, lo mette a buon diritto tra i padri della cultura psichedelica.
"
La Filosofia Perenne" è del
1945 e, sotto una denominazione di chiara matrice leibniziana, denuncia la ricerca di una sorta di minimo comun denominatore dell'esperienza spirituale. "
La Filosofia Perenne si occupa principalmente dell'unica, divina Realtà consustanziale al mondo molteplice delle cose, delle vite e delle menti. Ma la natura di quest'unica Realtà è tale da non poter essere appresa direttamente e immediatamente se non da coloro che hanno deciso di adempiere certe condizioni, rendendosi pieni di amore, puri di cuore e poveri di spirito ... Solo attraverso gli esperimenti fisici possiamo scoprire la natura intima della materia ... Ed è solo grazie agli esperimenti psicologici e morali che possiamo scoprire l'intima natura della mente ..." (Introduzione, pagg. 13-14).
Il libro consta di 27 capitoli in cui vengono affrontati altrettanti grandi temi della spiritualità "appoggiandoosi" ad ampie citazioni, che l'autore commenta.
Si tratta di citazioni tratte dalla
Smitri piuttosto che dalla
Shruti, per usare la terminologia induista, che distingue opportunamente la tradizione della verità "ascoltata" (noi diremmo "rivelata").
Questa scelta si rivela intelligente soprattutto per quanto riguarda l'ambito cristiano, perché
"... la familiarità con scritture tradizionalmente sacre rende a generare ... una specie di insensibilità reverenziale ... una sordità interiore al significato delle sacre parole" (Introduzione, p. 15).
Della tradizione cristiana sono perciò messi in risalto un
Meister Eckhrt, un
Ruysbroeck, un
Giovanni della Croce; così come nell'ambito dell'Islam è il sufismo ad attirare l'attenzione di
Huxley.
Insomma il primato è accordato all'esperienza, e vedere i mistici di ogni tradizione affiacati prescindendo da ogni ordine cronologico o geografico immette in una dimensione atemporale e metaculturale, che è condizione ideale per il manifestarsi della Filosofia Perenne.
Luigi Turinese
In foto "Rotunditas"Recensione apparsa nella rubrica "Libri" di "PARAMITA, Quaderni di Buddhismo per la pratica e per il dialogo", Anno XV, n.59, Luglio-Settembre 1996