L'attribuzione del Premio Nobel per la Pace al Dalai Lama ha contribuito non poco a fare uscire questa figura da suggestive nebbie esotiche e a restituirlo alla sua storia, certo non comune, di uomo.
Soprattutto, ha contribuito a richiamare l'attenzione labile dell'Occidente sul dramma del popolo tibetano, costretto da decenni all'esilio e a portare per il mondo le vestigia di una cultura unica per la sua commistione di profondità e primordialità.
Avedon, affermato giornalista statunitense, ha condotto una vera e propria ricerca sul campo, vivendo a stretto contatto con il Dalai Lama e la sua gente per quattro anni, e appassionandosi per le sorti, tragiche ma al tempo stesso piene di speranza, del popolo tibetano.
La puntigliosa ricostruzione storica passa in rassegna la situazione del "paese delle nevi" prima dell'invasione cinese e quindi le varie fasi seguite all'occupazione. Nonostante l'angoscia che il particolareggiato resoconto sulle sofferenze patite dal popolo tibetano provoca nel lettore, il libro si chiude con una speranza : che il Dalai Lama, in un giorno non lontano, possa rientrare in un Tibet autonomo, pur se con un altro status politico.
Luigi Turinese
In foto: "In controluce"
Recensione apparsa nella rubrica "Libri" di "PARAMITA, Quaderni di Buddhismo", Anno IX, n.34, Aprile-Giugno 1990
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