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"La qualità maggiore di un buon medico è un'estrema capacità di attenzione, perché la medicina è sopra ogni altra cosa un'arte dell'osservare" Luigi Turinese in Biotipologia

giovedì 3 novembre 2011

Le Recensioni di L.T. - "Il corpo in analisi", di N. Schwartz-Salant

N. Schwartz-Salant – M. Stein: "Il corpo in analisi", Edizioni Magi, Roma 2004, pp. 259

Colpisce la relativa esiguità di studi di psicosomatica in area junghiana. Colpisce altresì, in questo volume collettaneo che riporta gli interventi di un Convegno del 1986, il fatto che ad occuparsi del tema del corpo in analisi vi sia soltanto un medico, Donald Sandner, che apre il volume con un intervento sul corpo soggettivo, “archetipo grazie al quale la psiche influenza il corpo oggettivo e viceversa” (p. 25). Tale archetipo, chiamato a integrare le componenti fisiche e psichiche, “[…] converte le condizioni psicologiche in reazioni corporee; converte inoltre gli stati emotivi e psichici in specifici desideri corporei sessuali” (p. 31).

L’intenso saggio di Schwartz-Salant (Sul concetto di corpo sottile nella pratica clinica) è una delicata ricostruzione dei movimenti erotici della diade analista-analizzando, vissuti beninteso come immaginazione attiva e non come agito. Il rischio di agiti – peraltro – è maggiore quando si tende a concretizzare la coppia inconscia, pregna di identificazioni proiettive (p. 70).

Per dare forza alle sue argomentazioni, l’autore riprende alcuni topoi della Psicologia del transfert, a partire dalle immagini del Rosarium philosophorum.
Il corpo sottile “[…] può essere sperimentato immaginalmente come una sorta di campo energetico che si estenda al di fuori del nostro essere fisico” (p. 35). Esso rappresenta l’inconscio somatico e si manifesta in sogni, fantasie, immagini corporee e può persino condizionare la struttura corporea.
Il saggio di Schwartz-Salant si chiude con un caso clinico paradigmatico: in esso si mostra come un’intensa relazione erotica sia sfuggita al rischio della sua concretizzazione grazie alla capacità dell’analista di contenere gli affetti transferali e controtransferali in quello speciale spazio transizionale che è il corpo sottile. Ne risulta, nella paziente, la “[…] sensazione di una colonna di energia che le saliva lungo la schiena” (p. 77). Il richiamo all’ascesa della kundalini è del tutto pertinente.

Sylvia Brinton Perera (Cerimonie dell’io emergente in psicoterapia) apre scenari terapeutici in cui sembra incrinarsi l’assunto dell’astinenza analitica. “Di solito il tabù contro l’azione è eccessivo” (p. 111). Ci permettiamo di dissentire, poiché facilitare gli agiti non è mai una prassi priva di rischi. L’autrice, fatte le debite riserve sui pazienti gravi, giunge fino a condividere con una paziente azioni cerimoniali, come una sorta di “cerimonia della pettinatura” (pp. 96-101). Le amplificazioni di cui si serve la Brinton Perera vanno nella direzione dei rituali degli Indiani d’America, con la loro enfasi sui “poteri animali”.

Joan Chodorow, leader riconosciuta nell’ambito della danzamovimentoterapia – ricordiamo un suo libro edito in italiano dalla casa editrice Red – propone la danza come forma di immaginazione attiva, in particolare per quei pazienti che Jung riteneva in possesso di un’immaginazione motoria. L’approccio della Chodorow è sempre guidato da una prudente intelligenza analitica. “Quando […] la tensione o il disagio stanno costruendo qualcosa con il lavoro verbale, l’idea di muoversi può essere una forma inconscia di evitamento” (p. 124).

Mario Jacoby (Entrare in contatto e toccare in analisi) approfondisce alcuni aspetti dell’empatia, soffermandosi al tempo stesso su quegli autori – Ferenczi, Winnicott, Kohut, fra gli altri – che a diverso titolo non rifuggivano da una qualche forma di contatto corporeo; e che vengono considerati esponenti di un orientamento “matriarcale” della psicoanalisi. Jacoby si fa avveduto assertore di una minuziosa attenzione al controtransfert, comprendente i suoi aspetti somatici. “Nel mio lavoro di analista, tento di cogliere […] qualsiasi cosa emerga in me mentre sono con il paziente, incluso il fenomeno delle sensazioni corporee” (p. 158).

Judith Hubback si sofferma sui rapporti tra il linguaggio corporeo e il Sé. Di un certo interesse appare la sua discussione sull’effetto di de-idealizzazione che sopraggiunge nel paziente come reazione ad eventuali malattie dell’analista.

John Allan, nel trattare Il corpo in psicoterapia infantile, prende le mosse dal lavoro di Robert Zaslow, evoluzione a sua volta della teoria dell’attaccamento di Bowlby.

Nude ossa. L’estetica dell’artrite è il suggestivo titolo della comunicazione di Ronald Schenk, che dichiara programmaticamente di considerare il corpo stesso come un complesso in senso junghiano. L’artrite appare come l’esito di un conflitto insanabile tra flessibilità e rigidità in pazienti con un deficit di capacità simbolica e dunque affetti da pensée opératoire. La personalità dell’artritico sembra confinare con alcuni aspetti del pensiero stoico – nel 1983 Ziegler aveva già suggerito questo parallelismo – e ha come sfondo archetipico la fenomenologia del vecchio re Crono.

Chiude il volume il contributo di Louis Stewart, analista didatta che lavora molto con la sand play therapy, sui rapporti tra affetto e archetipo; in esso l’autore pone l’abbozzo per una teoria complessiva della psiche. “Credo che gli scritti di Jung sostengano energicamente la correlazione tra gioco e curiosità, da un lato, e i due tipi di pensiero, fantasia e pensiero indirizzato, dall’altro” (p. 254).

Voglio chiudere questa recensione proprio citando Jung, chiamato in causa da Maria Luisa Ruffa nella sua prefazione: “[…] viene il dubbio che alla fine tutta questa separazione di psiche e corpo non sia che un procedimento intellettivo intrapreso allo scopo di acquistare coscienza, una distinzione, indispensabile per la conoscenza, di un medesimo fatto in due visuali, a cui noi ingiustamente abbiamo attribuito un’esistenza indipendente” (C.G. Jung, 1926, “Spirito e vita”, in Opere, vol. 8, p. 351).

Luigi Turinese

In foto: "Repetita iuvant"

Recensione apparsa su "Noi e i meccanismi di difesa", "Rivista di Psicologia Analitica", "Nuova serie n.20, La biblioteca di Vivarium, 72/2005, pp. 159-160

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