Con questa piccola, preziosa pubblicazione l'Associazione per la Meditazione di Consapevolezza (A.Me.Co.) mette a disposizione dei lettori e dei praticanti il resoconto di un seminario di cinque sere che Batchelor tenne a Roma nel giugno del 1992. L'argomento, "Psicologia e spiritualità nel buddhismo", prendeva le mosse dal Bodhicaryāvatāra di Śāntideva, scritto tra il VII e l'VIII secolo a beneficio dei praticanti il sentiero del Bodhisattva, dunque in ambito Mahayana.
Una buona traduzione dal sanscrito, con un'introduzione alla figura di Śāntideva, è disponibile dal 1982, autrice Annalia Pezzali per i tipi della Editrice Missionaria Italiana.
Il Bodhicaryāvatāra è scritto in versi, e dall'ispirazione poetica mutua la forza delle sue immagini. Stephen Batchelor risolve le apparenti incongruenze del testo scorgendovi in filigrana un ritmo alternante di contrazione/espansione, introversione/estroversione: in questo ritmo stilistico egli vede una metafora della vita spirituale. "La vita spirituale non è un percorso lineare che, partendo da un punto 'a', gradualmente giunga a un punto 'z'. A noi, e a molto del pensiero buddhista, piace vederlo così ..., per cui siamo tentati di usare parole come "progresso" per descrivere il nostro cammino spirituale" (pag. 10).
Batchelor, assai modernamente, non fa di Śāntideva un santo, quanto piuttosto un uomo che dal buio della sua umana conflittualità non manca tuttavia di nutrire un intenso anelito per lo spirito dell'illuminazione (bodhicitta).
Sono le motivazioni del Bodhisattva e in definitiva di ciascun cercatore spirituale, che si sostanziano in una acuta coscienza del dolore della condizione umana, continuamente minacciata dalla morte e, soprattutto, dall'azione perturbante dei klesa, o contaminazioni: odio, brama, illusione.
Luigi Turinese
In Foto: "Giannizzeri II"
Recensione apparsa nella rubrica "Libri" di "PARAMITA, Quaderni di Buddhismo per la pratica e per il dialogo", Anno XIII, n.49, Gennaio-Marzo 1994
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