Questa magnifica guida illustrata alle arti asiatiche della guarigione rappresenta il tentativo - perfettamente riuscito - di gettare un ponte tra culture mediche distanti tra loro e che per comunicare hanno bisogno di una preliminare contestualizzazione. Il taglio antropologico dell'operazione è dichiarato sin dall'introduzione di Fernand Mayer, biomedico ed orientalista "[..]al di là di un interesse preminentemente pratico per il loro potenziale di guarigione [..] i sistemi di medicina tradizionale asiatici meritano di essere conosciuti e studiati[..] all'interno dei loro rispettivi contesti" (pag.15).
Il libro, che ha il formato di un libro d'arte, si dispiega attraverso tre corposi capitoli dedicati rispettivamente alla medicina tibetana (alla quale la stessa casa editrice ha dedicato una monografia in due volumi "Antica medicina tibetana") e alla medicina cinese; ogni capitolo è provvisto di utili note e di una bibliografia scientifica di tutto rispetto. Nell'introduzione si dichiarano, come argomento di trattazione, le cosidette medicine erudite dell'Asia: dove con il termine erudito si vuole significare il riferimento di tali sistemi medici a fonti scritte. Non si tratta perciò dell'ennesima rivisitazione della medicina popolare di tradizione orale.
Diciassette collaboratori sono stati chiamati alla stesura dell'opera, che si arricchisce di quasi duecento fotografie, dovute al sapiente obiettivo di Mark De Fraeye.
Luigi Turinese
In foto: "Di sottecchi"
Recensione apparsa in "PARAMITA, Quaderni di Buddhismo per la pratica e per il dialogo", Anno XVI, n.65, Gennaio-Marzo 1998
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