Alain Daniélou (1907-1994), fratello di un cardinale e di un noto uomo politico, fu inizialmnte artista, in particolare pittore e pianista. Attraverso lo studio delle forme musicali, segnatamente della musica tradizionale algerina, Daniélou sperimentò la prima apertura alle culture extraeuropee. Nel 1937 si trasferì in India, dove dopo una ventina di anni fu iniziato all'induismo shivaita. Negli anni '50 produsse importanti lavori di musicologia indiana. Negli anni '60 tornò in Italia, dove continuò la sua attività di ricerca e si dedicò a lavori importanti, sia sotto il profilo filosofico che musicologico. Del 1976 è Shiva e Dioniso, successivamente tradotto in italiano per i tipi di Ubaldini.
Miti e dèi dell'India è del 1992, ovvero due anni prima della morte dell'autore. Si tratta di un voluminoso tomo diviso in sei parti: filosofia; le divinità dei Veda; la Trinità; Shakti; gli dèi secondari; la rappresentazione e il culto degli dèi. Degno di nota il saggio introduttivo di Grazia Marchianò (India Grande Madre), nel quale si sostiene la suggestiva tesi secondo cui la la scoperta dell'India da parte della cultura europea, avvenuta a partire dal XVIII secolo, obbedirebbe a un ricorrente culto di una Grande Madre: la Grande Madre in questione sarebbe proprio la penisola indiana, con il suo portato di fascino archetipo.
Luigi Turinese
In foto: "Borderline"
Recensione apparsa in "PARAMITA, Quaderni di Buddhismo per la pratica e per il dialogo", Anno XVI, n.67 , Luglio-Settembre 1998
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