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"La qualità maggiore di un buon medico è un'estrema capacità di attenzione, perché la medicina è sopra ogni altra cosa un'arte dell'osservare" Luigi Turinese in Biotipologia

sabato 6 novembre 2010

Le Recensioni di L.T. - "Tutto è uno" di M. Talbot

Michael Talbot, "Tutto è uno", URRA, Milano 1997

Il titolo originale del libro di Talbot, apparso in lingua inglese nel 1991, suona L'Universo olografico.
L'olografia è una tecnica che permette la realizzazione di immagini tridimensionali grazie all'azione di una luce laser: per sua stessa natura, ogni porzione di immagine olografica contiene l'immagine intera, e ciò giustifica l'uso del termine ologramma.

"Padrini" della concezione olografica sono stati David Bohm, fisico, Karl Pribram, neurofisiologo, e in una certa misura lo psichiatra Stanislaw Grof.
Sviluppando l'ipotesi olografica Bohm ritiene che la realtà tangibile sia una sorta di realtà virtuale, cui sottende un livello di realtà più profondo: egli parla a questo proposito di ordine implicito, riportando la realtà abituale a un ordine esplicito. Secondo Bohm, i fenomeni di interconnessione messi in luce dalla fisica subatomica si possono spiegare considerando l'Universo un ologramma. Ancora, la plasticità del sistema nervoso si può spiegare se si ricorre all'ipotesi olografica, se si considera cioè il cervello come un ologramma. L'idea dell'ologramma costituirebbe una copertura teoretica anche di concetti psicologici come quelli di inconscio collettivo e di sincronicità.
La terza parte del volume è dedicata allo spazio-tempo: l'ologramma cosmico registrerebbe tutto - e quindi il presente includerebbe in qualche modo il passato (di qui le immagini residue che vengono abitualmente definite "fantasmi"); secondo lo stesso principio, anche il futuro è contenuto nell'ologramma cosmico, e quindi può essere in qualche modo "letto". Talbot si spinge fino a spiegare i "miracoli" e altri fatti, come la psicocinesi, inspiegabili alla luce della scienza convenzionale.
Bisogna concludere che si tratta di un libro indubbiamente interessante e "di confine", come si addice a lavori che situano a cavallo tra scienza convenzionale e discipline ancora da validare. L'impressione, però, è che l'autore sia sopra ogni cosa interessato a dare una copertura teoretica a fenomeni paranormali. O a dare a questi ultimi - ma è lo stesso - la funzione di avvalorare empiricamente la teoria olografica.

Luigi Turinese

In foto: "Obliquità"

Recensione apparsa in "PARAMITA, Quaderni di Buddhismo per la pratica e per il dialogo", Anno XVI, n.67 , Luglio-Settembre 1998

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Luigi Turinese Cantautore

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