Fritjof Capra, David Steindl-Raft, "L'Universo come dimora. Conversazioni tra scienza e spiritualità con Thomas Matus", Feltrinelli Editore, Milano 1993, pp.216
Quando, nel 1976, uscì "Il Tao della Fisica" (edito in Italia, da Adelphi, nel 1982), il mondo della scienza e quello sapienziale ricevettero un determinante impulso ad avvicinarsi. Fu tuttavia il successivo libro di Capra, "Il punto di svolta" (1982, edizione italiana 1984 per i tipi di Feltrinelli), il frutto a nostro avviso più maturo di quella felice intuizione.
Vi si contrapponevano due modelli culturali, due paradigmi, l'uno, definito meccanicistico di derivazione cartesiano-newtoiniana, per cui l'Universo e il microcosmo rappresentato dall'organismo umano sono costituiti da assemblaggi di materia passiva, inerte e inconsapevole; l'altro, definito sistemico, connesso con la meccanica quantistica, per la descrizione del quale contano l'interdipendenza e il continuum processuale più che che il principio di causa.
Le implicazioni di un paradigma culturale sono molteplici, spaziando dall'economia alla medicina, dalla psicologia alle altre scienze umane.
Si può capire che ampio ventaglio si aprisse all'indagine di Capra, che infatti, nel 1988, ci regalò Uncommon wisdom. Conversation with remarkable people, prontamente tradotto l'anno successivo da Feltrinelli ("Verso una nuova saggezza"); il penultimo capitolo ("I dialoghi di BigSur") è di fatto un primo assaggio de L'Universo come dimora, una sorta di prova generale di quanto si possa far procedere l'indagine col metodo del dialogo. Un dialogo che, nel libro che qui presentiamo, si svolge tra Capra e due singolari monaci camaldolesi: David Steindl-Rast e Thomas Matus.
Le conversazioni hanno per sfondo l'Esalen Institut di Big Sur, California. Esalen evoca personaggi del calibro di Maslow, Bateson, Watts, Campbel, Huxley, Grof; dai loro contributi è nato un nuovo modo di pensare la scienza e la filosofia.
L'Universo come dimora prende le mosse dall'intento di comparare le caratteristiche del pensiero neoparadigmatico, imperniato sul concetto di interdipendenza, nella scienza (Capra) e nella teologia (Steindl-Rast e Matus).
C'è un libro apparentemente "minore" di Capra, La politica dei Verdi, scritto a quattro mani con Charlene Spretnak, edito negli U.S.A. nel 1984 e tradotto per Feltrinelli due anni più tardi, con una prefazione del compianto Alexander Langer. E' a questa digressione ecologica che ci dobbiamo richiamare per spiegarci l'uso dell'espressione "paradigma ecologico", in luogo di paradigma sistemico.
"Di recente mi è capitato di sottolineare l'importanza che ha il conoscere la differenza tra olistico ed ecologico. Una visione del mondo ecologico è olistica , ma non solo. Essa non solo coglie il suo oggetto come un intero, ma riconosce anche come questo intero sia inserito in entità globali più ampie" (pag. 79).
Non è possibile riassumere i diversi rivoli in cui si si riversa il dialogo principale. Essi comprendono, ad esempio, un suggestivo parallelismo tra ecumenismo ed ecologismo (pp. 80 e sgg.); così come ardite incursioni in ambito teologico-filosofico, scientifico o anche politico (vedi "Il nuovo pensiero di Mikhail Gorbaciov", pp. 210-211: non si dimentichi che il libro è stato edito in U.S.A., nel 1991).
Il tutto in uno stile aereo, non dogmatico, sistemico ma non sistematico: in una parola, poetico.
Perché, come dice Matus: "La poesia è un mezzo assai idoneo al discorso ecologico" (pag.52).
Luigi Turinese
In foto: "A wonderful cake"
Recensione apparsa nella rubrica "Libri" di "PARAMITA, Quaderni di Buddhismo per la pratica e per il dialogo", Anno XV, n.57, Gennaio-Marzo 1996
Medico, Esperto in Omeopatia, Psicologo Analista, Cantautore dottluigiturinese@gmail.com - facebook.com/luigi.turinese
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