Trattamento delle influenze dai primi sintomi di malessere alla risoluzione e alla convalescenza
La cura della sindrome influenzale richiede un attento esame dei sintomi e dei segni clinici, al fine di somministrare il preparato più adatto, tra i molti disponibili, non esssendo questi tra loro intercambiabili, ma fortemente differenziali. Se si verificano frequenti ricadute è però necessaria una terapia di fondo.
di Luigi Turinese
Il freddo può essere chiamato in causa sotto molteplici punti di vista nella determinazione e nell'evoluzione di numerose malattie. Nelle affezioni a carattere cronico un'importanza preminente è rivestita dai dati relativi alla tipologia, uno dei quali è la determinazione del cosiddetto "calore vitale" del paziente: in parole povere, si cerca di stabilire se egli sia caloroso o freddoloso e quali siano le sue reazioni alle variazioni della temperatura.
Nelle malattie acute, il freddo riveste valore di casualità oppure di modalità, nel senso che il freddo, sia secco che umido, può essere un fattore scatenante di alcune malattie (nel qual caso rappresenta una causa accidentale) oppure può aggravare o migliorare dei gruppi di sintomi che afferiscono a malattie che non sono abitualmente definite da raffreddamento.
Posto che il cavallo di battaglia dell'omeopatia sono le malattie croniche, il cui trattamento è tuttavia assai complesso, vediamo quale è la terapia omeopatica della malattia da raffreddamento per eccellenza, ovvero l'influenza non complicata.
Oscillococcinum ai primi sintomi
La terapia della sindrome influenzale sarà discussa seguendo la classica suddivisione clinica, che individua cinque fasi: incubazione, esordio, periodo di stato, fase di risoluzione, convalescenza.
Nella prima fase di incubazione la sintomatologia è pressocché muta, comportando tutt'al più alterazioni della cenestesi, starnuti, faringodinia appena percettibile. La somministrazione di una dose di Oscillococcinum, ripetibile a intervalli di 6-12 ore per un massimo di tre volte può essere sufficiente per prevenire l'insorgenza della sintomatologia conclamata, o quanto meno per rendere più blando il quadro clinico ove non si sia fatto in tempo a prevenirlo.
Se si interviene nel momento dell'esordio, i rimedi di invasione febbrile sono soprattutto tre: Aconitum, Belladonna e Ferrum phosphoricum. Si tenga ben presente che questi farmaci non sono intercambiabili, e vanno pertanto individualizzati sulla base dei sintomi e dei segni clinici differenziati.
Il quadro clinico di Aconitum è soprattutto generale, mancando abitualmente di sintomi di localizzazione. Si tratta perciò di un quadro assai iniziale, che fa seguito ad un'esposizione ad intenso freddo secco (ad esempio vento di tramontana). La febbre è elevata, il polso è forte, teso e celere, il volto è congesto, ma se il soggetto si pone in posizione assisa diventa pallido, generalemnte stenico e reattivo, è agitato e ansioso e, nonostante la temperatura elevata, non suda. La posologia media è di tre granuli ogni ora, in una diluizione che può andare dalla 7CH alla 30CH. La fase caratteristica di Aconitum dura poco, essendo seguito dalla remissione oppure dalla comparsa di sintomi di localizzazione.
Belladonna è indicata allorquando il paziente, generalmente meno stenico che nel caso di Aconitum, presenta un quadro di localizzazione sotto forma di congestione cefalica con cefalea pulsante, volto arrossato in qualsiasi condizione di decubito e frequente concomitanza di angina faringotonsillare eritematosa. La febbre è elevata, il paziente è prostrato e suda; nel caso di bambini molto piccoli vi può essere delirio. La posologia media è di tre granuli ogni tre ora alla 9CH.
Ferrum phosphoricum è di prescrizione meno frequente ed è particolarmente indicato in bambini o adolescenti astenici. Elementi diagnostici differenziali sono l'alternanza di pallore e arrossamento del viso, le frequenti epitassi, la localizzazione dei sintomi a livello delle orecchie e apparato respiratorio. Si somministrano tre granuli della 7CH ogni quattro ore.
Quando si è a pezzi
Ci sono poi rimedi specifici per il cosiddetto periodo di stato. Gelsemium è indicato quando il paziente presenta brividi, febbre di media entità, cefalea frontale o occipitale e prostrazione profonda; segno chiave, perché paradossale, è l'assenza di sete.
In Rhus toxicodendrum troviamo una prostrazione ancora maggiore che in Gelsemium con caratteristici dolori muscolari e periarticolari che migliorano con il movimento; coesistono febbre di media entità, sete, sudorazione e una certa agitazione psicomotoria.
Il quadro Bryonia è caratterizzato da febbre con calore intenso seguito da abbondante sudorazione, cefalea frontale, tosse secca e dolorosa, sete intensa e atralgie che, come del resto ogni altro sintomo, sono aggravate dal movimento (si noti la modalità inversa, quindi differenziale rispetto a Rhus toxicodendrum).
Tipici dell'influenza da Eupatorium perfoliatum sono, oltre alla febbre non caratteristica, l'indolenzimento generale a carattere contusivo, i dolori ai globi oculari e, non costantemente, la nausea talora seguita da vomito. La posologia media dei rimedi della fase di stato è di tre granuli quattro volte al dì, con una preferenza per la 9CH.
Durante la fase della risoluzione sono utili due rimedi, sovente alternati tra di loro: Pulsatilla 15CH, nella dose di tre granuli quattro volte al dì, è indicata ogni qualvolta siano presenti una rinorrea gialla persistente e una tosse secca la sera e la notte e produttiva al mattino; Sulphur iodatum 9CH, con posologia di tre granuli al dì oppure di una dose a giorni alterni, oltre ad agire positivamente sull'eventuale tosse residua, è in grado di abbreviare il periodo di convalescenza.
E infine qualche preparato che si rivela utile in fase di convalescenza.
China 7CH è un buon rimedio per l'astenia postinfluenzale, quando ci siano pallore freddolosità, abbondante sudorazione al minimo sforzo e sete intensa. Tra granuli mattino e sera.
Kalium phosphoricum è indicato quando l'astenia ha una componente prevalentemente intellettuale, con difficoltà di attenzione e di concentrazione, cefalea, ansia. Sembra essere efficace una posologia media di tre granuli alla 15CH mattina e sera. Se all'astenia si accompagnano insonnia e disappetenza, si possono aggiungere ad uno dei rimedi sopra indicati 15 gocce di Avena sativa 3DH tre volte al dì.
Resta inteso che il trattamento della sindrome influenzale prospettato in questo articolo, pur avendo sicura efficacia, è assolutamente insufficiente nei casi di estrema suscettibilità alle affezioni virali. In altri termini, se un soggetto si ammala in continuazione durante tutta la stagione fredda, pur guarendo perfettamente ogni volta con la terapia omeopatica, dovrebbe fare appello ad una terapia di fondo.
Ci troviamo di fronte, in questo caso, ad una malattia di terreno, dunque cronica, che si manifesta sotto forma di crisi recidivanti.
In foto: "Tra luce e ombra"
Articolo apparso su "NATOM - Mensile di medicina naturale", n. 57, Aprile 1989, pagg.20-21
Medico, Esperto in Omeopatia, Psicologo Analista, Cantautore dottluigiturinese@gmail.com - facebook.com/luigi.turinese
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Libri di Luigi Turinese
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- Hahnemann, Vita del padre dell'omeopatia. Sonata in cinque movimenti (con Riccardo de Torrebruna, E/O, Roma, 2007)
- Caro Hillman...Venticinque scambi epistolari con James Hillman (con Riccardo Mondo, Bollati Boringhieri, Torino, 2004)
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