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"La qualità maggiore di un buon medico è un'estrema capacità di attenzione, perché la medicina è sopra ogni altra cosa un'arte dell'osservare" Luigi Turinese in Biotipologia

mercoledì 1 dicembre 2010

Taranto mi ricorda istintivamente Istanbul



Settantadue
foto digitali su Taranto. Settantadue: lo stesso numero di battiti cardiaci che la fisiologia indica come frequenza media normale. Le foto che Gianna Tarantino dedica alla sua città sono evidentemente scattate col cuore.



La scelta del bianco&nero al servizio della tecnica digitale, che si ritiene – anche con buone ragioni – figlia di una modernità frettolosa, crea singolari effetti di contrasto.



L’epoca degli scatti è riconoscibile soltanto quando appaiono le stigmate dei nostri tempi: pullman, periferie industriali, qualche indumento che rivela contemporaneità. Per il resto, prevale il senza tempo: un altro modo per dire che in Gianna Tarantino si palesa una sensibilità archetipica non priva di malinconia (si osservi con partecipata attenzione l’insegna scolorita sala da barba che sembra iscritta su di un palazzo con un inchiostro simpatico che si sta lentamente rivelando).



Non solo – ovviamente – quando vengono fotografate le vestigia della Magna Graecia: capitelli, una testa ellenistica del Museo Archeologico persino un poster raffigurante una statua greca relegato-regalato da squisiti attacchini sulla facciata di un vecchio stabile



ma anche nell’elevare a modelli ideali i palmizi presenti nella città



nella rappresentazione-ricordo delle icone che testimoniano di una radice bizantina



nei tanti scatti dedicati al mare,



nella rappresentazione del ponte girevole che collega le due città (nota storica) ma è anche segno di tutti i ponti che dobbiamo costruire per integrare le nostre molteplicità (nota archetipica).



Ma perché Gianna Tarantino apparenta Taranto a Costantinopoli? Un livello di risposta chiama in causa Franco Battiato, che in Venezia-Istanbul (1980) raccontava di come Venezia gli ricordasse istintivamente Istanbul (“stessi palazzi/addosso al mare”): il che – per una sorta di sillogismo sintattico – porrebbe Taranto al livello di Venezia: audace riscatto del meridione degradato (ma nelle foto di corridoi finestrati che uniscono tra loro due palazzi vi sono effettivamente echi veneziani).



Tuttavia, oltre la boutade si nasconde un altro livello di verità. Come Salgari, cantore di un’India fantastica dove non era mai stato, Gianna Tarantino porta con sé un’immagine interna – dunque eterna – di Istanbul (“vorrei arrivarci dal mare”).



L’affinità d’anima è talmente profonda da evocare parentele topografiche (la foto di due ragazzi che si abbracciano sotto una tettoia sul lungomare ricorda in maniera impressionante la banchina sotto il ponte di Galata) ma anche tecniche: in più di una occasione gli scatti rivelano l’amore per la città – in quel caso appunto Istanbul, qui Taranto – che trapela nelle immagini di Ara Güler, il maggior fotografo turco contemporaneo.



Luigi Turinese


Prefazione a "Taranto mi ricorda istintivamente Istanbul", G. Tarantino, edit@ Edizioni, Taranto 2008


Guarda il video "Taranto mi ricorda istintivamente Istanbul" di Gianna Tarantino





2 commenti:

Marina Salomone ha detto...

bellissime le foto ed ancor più suggestiva la spiegazione (che è più di una descrizione-didascalia)!

Luigi Turinese ha detto...

Sempre gentilissima, M. S.! Probabilmente ci incontriamo su lunghezze d'onda che permettono crocevia culturali...

Alla prossima convergenza...



L. T.


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Luigi Turinese Cantautore

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