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"La qualità maggiore di un buon medico è un'estrema capacità di attenzione, perché la medicina è sopra ogni altra cosa un'arte dell'osservare" Luigi Turinese in Biotipologia

martedì 28 dicembre 2010

Le infezioni urinarie

Le infezioni urinarie comprendono malattie di entità variabile e di varia eziologia, come la pielonefrite, la cistopielite, la cistite e l'uretrite. Le forme a carattere recidivante meritano un'indagine diagnostica approfondita, potendo risultare secondarie a malattie di ancor maggiore impegno (litiasi urinaria, tumori, malfomazioni).
Pertanto ci sembra ragionevole limitare l'intervento fitogemmoterapico alle infezioni delle basse vie urinarie. Nel corso di infezioni acute con più di 100.000 colonie batteriche/cc, le T.M. e i M.G. possono coadiuvare utilmente, riducendone i tempi di somministrazione, i chemioterapici e gli antibiotici, questi ultimi scelti sulla scorta di un'urinocoltura.
Di fronte a infezioni subacute e tendenti alla cronicità, anche in casi di flogosi non settica alle vie urinarie, evento tutt'altro che raro e sviluppantesi solitamente su terreno spasmofilico, la fitogemmoterapia può rappresentare l'intervento di prima scelta.

Dismicrobismo intestinale
Non di rado, le infezioni delle basse vie urinarie sono in rapporto con fenomeni di dismicrobismo intestinale, sostenuti a loro volta da una sindrome del colon irritabile. Il quadro clinico comprende dolore minzionale urente, pollachiuria, disuria; talora compare ematuria, microscopica o franca: più rara è la presenza di febbre.
La terapia si avvale essenzialmente dell'apporto di droghe della famiglia delle Ericacee, le cui T.M. si usano in ragione di tre-quattro volte al dì: Corbezzolo (Arbustus unedo), Erica (Calluna vulgaris), Uva ursina (Uva ursi), Mirtillo nero (Vaccinium myrtillus). Una T.M. importante, questa della famiglia delle Composite, si ricava dalla Verga d'oro (Solidago virga aurea).
Un M.G. su tutti: quello ricavato da giovani getti di mirtillo rosso, in grado di agire sull'infezione direttamente e, regolando la motilità intestinale, anche indirettamente: Vaccinium vitis idaea M.G. 1DH, 30 gocce due-tre volte al dì.

Malattia assai frequente è l'ipertrofia prostatica, che colpisce un gran numero di uomini sopra i sessant'anni, e si configura come un'iperplasia adenomatosa delle ghiandole prostatiche periuretrali. Il quadro clinico,legato a gradi variabili di ostruzione del collo vesciale, comprende pollachiuria, nicturia, diminuzione della forza del mitto e frequenti infezioni secondarie dovute a ristagno dell'urina in vescica.
Una volta esclusi i casi di assoluta pertinenza chirurgica (gravi fenomeni ostruttivi, sospetto viraggio carcinomatoso), si procede al trattamento fitogemmoterapico, è incentrato sull'uso della T.M. di uva ursina (Uva ursi T.M. 20 gocce due-tre volte al dì) e del M.G. ricavato dai giovani getti di sequoia (Sequoia gigantea M.G. 1DH, 100 gocce al mattino, in un'unica somministrazione).

Disturbi del ciclo ovarico
Per oligomenorrea o spaniomenorrea si intende la riduzione della frequenza mestruale. La classificazione nosografica delle oligomenorree è la seguente:
- alterazioni del ciclo mestruale legate a disturbi della regolazione centrale;
- alterazioni del ciclo mestruale di origine ovarica;
- alterazioni del ciclo mestruale da cause uterine;
- alterazioni del ciclo mestruale di origine ormonale exttragenitale;
- alterazioni del ciclo mestruale legate a malattie e disturbi di origine generale.
E' chiaro che l'intervento fitogemmoterapico sarà tanto più efficace quanto meno si indirizzerà ad alterazioni secondarie ad altre malattie. Pertanto ci occuperemo in linea di massima dei disturbi disfunzionali di cui al primo punto. La terapia si avvale di T.M. ricavate da piante tradizionalmente assimilate dalla donna. La Calendula (Calendula officinalis) ha un'azione emmenagoga e antidismenorroica. La Salvia (Salvia officinalis), pianta dai molteplici usi terapeutici, si distingue per l'elevato tasso di estrogeni vegetali. Come rimedio di seconda scelta si segnala il Senecione (Senecio vulgaris). La posologia di queste T.M. è di 25 gocce due-tre volte al dì.
Il trattamento fitogemmoterapico si rivela utile anche nei casi di dismenorrea primitiva, una patologia funzionale caratterizzata da un dolore periodico associato alle mestruazioni nel corso dei cicli ovulatori. Il dolore è legato a fenomeni ischemici e di contrazione della muscolatura liscia dell'utero. Il quadro clinico è polimorfo. Domina la scena il dolore, crampiforme e talora irradiato in sede extrapelvica (zona lombare, cosce); l'espulsione di frammenti di endometrio configura la forma clinica nota come dismenorrea membranosa.
Variamente associati si possono trovare inoltre pollachiuria, nausea e vomito, diarrea, cefalea, variazioni dell'umore, distenzione addominale.
Il trattamento comprende misure preventive (esercizio fisico regolare; molto utile a questo proposito sono le pratiche yoga), misure empiriche (applicazioni calde in zona pelvica) e terapia medica propriamente detta.
La terapia medica tradizionale prevede farmaci ad azione antiprostaglandinica (molto adoperato, attualmente, è il naprossene). A questo proposito sarà utile ricordare la funzione di precursore della sintesi della prostaglandine rivestita dall'acido nucleico arachidonico, contenuto in grande quantità negli oli di semi; ne consegue la misura antiprostaglandinica indiretta costituita dalla proscrizione degli oli di semi a favore dell'olio extravergine d'oliva.
L'Achillea svolge azione antispasmodica grazie ai suoi composti flavonici: Achillea millefolium T.M., 30 gocce tre volte al dì.
La Visnaga o Kella contiene visnadina, responsabile dell'azione antispastica delle piante: Ammi visnaga T.M., 15 gocce tre volte al dì.
Nelle donne ad impronta fortemente neurodistonica, irritabili, la pianta più indicata rimane la Camomilla: Chamomilla vulgaris T.M., 20 gocce più volte alla giornata.
Dai giovani getti di lampone si ricava un M.G. utile in tutte le disendocrinie femminili; la ricchezza in fragarina ne fa un prezioso antispastico uterino: Rubus idaeus M.G. 1DH, 40 gocce al dì per almeno due mesi consecutivi, con la funzione di ridurre gradualmente l'eccitabilità della muscolatura liscia dell'utero.

Luigi Turinese


In foto: "Italian Middle-East"

Articolo apparso su "NATOM - Mensile di medicina naturale", n. 62, Ottobre 1989, pag.29

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