Qualità del libro: passione, animata da una motivazione personale molto forte. Difetto principale: ovvia mancanza di riscontri clinici statisticamente probanti e, di conseguenza, sapore prevalentemente bibliografico. Il titanico sforzo della signora Falangi di trovare una ragione al dramma che ha colpito una figlia e, più o meno direttamente, se stessa sfocia, come era da attendersi, in un discorso di parte, che ha tuttavia il pregio non indifferente di fornire un apporto di freschezza, non accademico.
Sono molti i luoghi del libro in cui viene ridimensionato il ruolo eziologico tradizionalmente attribuito alla famiglia nel determinismo di questa terribile malattia. " ... Il pregiudizio contro le famiglie è entrato a far parte di una moda che ha investito lo studio di varie malattie, di cattive abitudini o di particolari difficoltà per esempio dell'asma, della schizofrenia, dell'alcolismo, dell'omosessualità, della difficoltà di leggere e scrivere, dell'obesità, dell'aterosclerosi, dell'autismo, dell'enuresi infantile ed adolescenziale, del vizio della droga, della devianza sociale, della bassa statura ed infine dell'anoressia" (pag. 25). " ... La famiglia non entra a far parte della causa della malattia , salvo in casi particolari se ben dimostrati" (pag. 91).
Come auspica il dottor Beccarini Crescenzi nella sua intelligente prefazione, bisogna saper " ... leggere tra le righe della disperazione di una madre" (pag. 14).
Luigi Turinese
Recensione apparsa nella rubrica "Libri" di "PARAMITA, Quaderni di Buddhismo", Anno XII, n.47, Luglio-Settembre 1993
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