La breve prefazione del Dalai Lama sembra dare un imprimatur a questo prezioso libretto. Per la verità, Tich Nath Hanh non ha bisogno di imprimatur: ne colleziona tuttavia da tutta la vita.
Candidato al Premio Nobel per la Pace nel 1967 su perorazione di Martin Luther King: indicato da Thomas Merton come esempio di monaco, questo attivisssimo, ma non attivistico vietnamita ha il dono della poesia, che gli consente di creare immagini attraverso le quali la meditazione si fa meno austera e quindi più attraente.
"Ogni mattina, quando ci svegliamo, abbiamo ventiquattr'ore tutte nuove da vivere. Che dono prezioso! Possiamo viverle in modo che portino pace, gioia e felicità a noi stessi e agli altri... Ogni respiro, ogni passo può essere riempito di pace, gioia e felicità e serenità. Basta semplicemente essere svegli, essere vivi nel momento presente" (pag. 17).
E' noto l'impegno pacifista e dunque, in ultima analisi, politico di Thich Nath Hanh; ma è un modo di essere politico da cui dovremmo imparare molte cose. Meditando per esempio sul dramma dei boat people, e in particolare sulla tragedia di una bambina thailandese annegatasi dopo essere stata violentata da un pirata.
Thich Nath Hanh scrive una delle sua più note e più belle poesie, "Chiamatemi con i miei veri nomi", riportata per intero alle pp.108-109. Questa poesia vale da sola un libro, comunque denso di riflessioni e di immagini che spingono oltre la meditazione letterale, per vivificare di senso meditativo ogni atto della vita quotidiana.
Luigi Turinese
Recensione apparsa nella rubrica "Libri" di "PARAMITA, Quaderni di Buddhismo", Anno XII, n.47, Luglio-Settembre 1993
Nessun commento:
Posta un commento