Probabile segno dei tempi, la coincidenza di fine secolo e di fine millennio vede diffondersi l'interesse per nuove forme di ricerca interiore e, parallelamente, per figure archetipiche di cercatori religiosi lontani dalla nostra tradizione.
Il proliferare di biografie, anche cinematografiche, di Gautama il Buddha ci sembra obbedire a questa nuova tendenza.
La produzione corrente predilige biografie per problemi, scanditi dagli eventi più significativi: la giovinezza, gli incontri, le Quattro Nobili Verità, la predicazione, la morte, gli scismi, ecc ... A questa scelta accademica e dottrinale, Tich Nath Hanh contrappone un taglio narrativo, con implicazioni filosofiche profonde ma non gravate da orpelli teorico-dottrinali.
La sua natura di poeta gli consente di elaborare una una biografia in un certo modo letteraria: ne scaturisce una lettura romanzesca, anche se fedele, dell'avventura umana del Sublime.
Il libro è organizzato in tre parti, ciascuna corrispondente ad una fase della vita del Buddha.
Thich Nhat Hanh ha utilizzato quasi esclusivamente testi Himayana. "... Per dimostrare così che le idee e le dottrine del Mahayana sono già presenti nei più antichi Nikaya pali e Agama cinesi" (pag. 7).
Luigi Turinese
Recensione apparsa nella rubrica "Libri" di "PARAMITA, Quaderni di Buddhismo", Anno XII, n.47, Luglio-Settembre 1993
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