Si tratta degli atti di un Simposio organizzato nel giugno del 1991 presso l'Università di Siena con l'intento di fornire contributi comparativi italo-giapponesi.
Tali contributi vanno dall'ambito antropologico e dalla tradizioni popolari a quello estetico, a quello storico-filosofico. Una versione dell'illuminazione nel proprio corpo, peculiare del buddhismo tantrico, si ritrova nella ricerca, da parte del buddhismo esoterico giapponese, del raggiungimento di un corpo incorrotto. L'asceta che persegue tale scopo riduce a zero le sue necessità fisiologiche, giungendo sino a farsi seppellire ancora vivo: estremo anelito di raggiungimento della libertà dalle necessità del corpo.
Si può immaginare una fusione più totale tra dimensione naturale e innaturale, appunto tra natura e artificio?
Desta interesse la relazione di Tomotada Iwakura, che coglie affascinanti corrispondenze tra il pensiero del filosofo giapponese settecentesco Norinaga e quello del nostro obliato Giambattista Vico, a lui pressocché contemporaneo, assertore di un sensus communis generis humani.
Yasuhiro Sairo richiama la nostra attenzione sulla sorprendente analogia tra i paesaggi di Leonardo da Vinci e quelli estremo-orientali.
Una piccola perla, nell'ambito di un programma di alto livello, è poi la breve relazione della professoressa Marchianò su quell'emblema dell'incontro tra natura e artificio, foriero di connessioni metaforiche, che è il bonsai.
Luigi Turinese
Recensione apparsa nella rubrica "Libri" di "PARAMITA, Quaderni di Buddhismo", Anno XII, n.46, Aprile-Giugno 1993
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