Il pensiero di Mirko Fryba ha un che di circolare: partito dalla psicoanalisi, ha fatto esperienza di differenti forme di psicoterapia postfreudiane per poi imbattersi nel pensiero orientale, in special modo buddhista, divenuto discepolo di Nyanaponika Thera e, per un breve periodo, monaco a Sri Lanka, è quindi tornato in Occidente per riprendere la sua professione di psicoterapeuta, infondendole una linfa nuova di chiara ispirazione buddhista.
Il libro che presentiamo si distingue dai lavori di contenuto psicologico ispirati al buddhismo per il fatto di essere decisamente più "confessionale". Il centro ispiratore è costituito esplicitamente dall'Abhidhamma, il "terzo canestro" del Canone Theravada, miniera di indicazioni per l'educazione mentale. Fryba vi gira intorno costruendo, in una forma facilmente accessibile ai praticanti contemporanei, una sorta di commentario, non dissimile da quello che nella tradizione ebraica si chiama midrash.
Il sottotitolo dell'edizione italiana suona "pensatori del buddhismo psicologico".
Non si capisce chi siano tali pemnsatori.
Le note editoriali sulla traduzione sono più avare del solito: si apprende soltanto il nome del traduttore, la nostra Maria Angela Falà. Non è dato di sapere da quale lingua il libro è stato tradotto, né quale sia il titolo originale. Un cenno dello stesso autore nell'introduzione (pag. 10) ci fa capire che il titolo originale tedesco può essere tradotto pressappoco "Guida per essere felici".
Resta tuttavia misteriosa l'entità dei "pensatori" e soprattutto a quale zampino dobbiamo un così fuorviante sottotitolo, che allude a qualcosa che neppure con molta buona volontà si può trovare nel testo.
Visto che non si tratta di una collana Millelire, ci aspetteremmo francamente un prodotto più curato.
Luigi Turinese
Recensione apparsa nella rubrica "Libri" di "PARAMITA, Quaderni di Buddhismo", Anno XII, n.45, Gennaio-Marzo 1993
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