Quando si affronta la questione dell'apporto femminile alla cultura, ci si imbatte sovente in due posizioni egualmente retoriche: quella di chi deduce dagli scarsi contributi alla vita culturale da parte delle donne una ontologica inferiorità femminile; e quella, non più obiettiva e dunque non meno pericolosa, di chi esalta oltremisura le sparute prove di alcune donne dei secoli passati.
Una variante di quest'ultimo atteggiamento è messa in atto da coloro i quali ammettono che in Occidente non si è mai favorita la partecipazione delle donne alle "cose che contano", ma nel loro inguaribile illuminismo immaginano che in culture remote, magari nel lontano Oriente, non sia andata così.
Fin dall'introduzione al suo ottimo libro, Catherine Despeux mette in guardia da questa perniciosa proiezione. "Si avrebbe talvolta la tendenza a considerare il Taoismo, tra le dottrine fondamentali della Cina (le altre sono il Buddhismo e il Confucianesimo), come più favorevole alla donna ... Tuttavia, quuesta impressione deve essere attenuata ... Non soltanto l'ideale androgino vince sull'ideale femminile ma, inoltre, il fatto che un ideale femminile venga esaltato non significa, necessariamente, che lo status attribuito alla donna sia elevato; anzi, si nota al contrario che un'esaltazione dell'immagine femminile corrisponde spesso a un periodo di oppressione sociale della donna" (pagg. 8-9).
Fatte salve le cautele sopra esposte, d'altra parte , l'attenzione alla categoria del femminile ha fatto del taoismo un eccellente campo per l'espressione della spiritualità delle donne.
Lo studio di Despeux, dedicato in particolare all'alchimia interiore taoista, è molto documentato ed interessante. E' attraverso lavori di questo livello che possiamo assolvere al compito indicato da C.G.Jung nel commento europeo ad un celebre testo alchemico taoista, "Il segreto del fiore d'oro" (trad. it. Torino, 1981): " ... l'obbligo di comprendere lo spirito dell'Oriente. Cosa questa che ci è forse più necessaria di quanto al presente non possiamo immaginare". Intuizione formidabile, se si considera che Jung scriveva queste parole nel 1929.
Luigi Turinese
Recensione apparsa nella rubrica "Libri" di "PARAMITA, Quaderni di Buddhismo", Anno XII, n.46, Aprile-Giugno 1993
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