Charles Luk, che con Richard Hunn ha curato questo appassionante diario autobiografico, ha contribuito largamente a diffondere il buddhismo cinese in Occidente. Nato a Canton sul finire del secolo scorso, fu discepolo del grande maestro Chan Xu-Yun.
Figura quasi leggendaria, anche per la lunghissima esistenza (nato nel 1840, morì nel 1939: centouno anni di Dharma!), Xu-Yun fu protagonista , tra l'altro, del movimento buddhista a favore dell'autosufficienza dei monasteri. Ciò non gli risparmiò la diffidenza delle autorità, che tentarono persino di eliminarlo fisicamente quando era già ultracentenario. Sopravvissuto al brutale pestaggio, " ... Xu-Yun ha incarnato una mitica figura del folklore buddhista, quella del "pavone che si nutre di veleno": l'amarezza del cibo si tramuta in nutrimento spirituale" (dall'Introduzione, Pag. 15).
Al di là degli innegabili elementi agiografici, questa autobiografia si presenta come un interessante spaccato del conflitto contemporaneo tra materialismo e spiritualità, che può trovare soluzione proprio a partire dalla costitutiva flessibilità buddhista. Lo stesso Xu-Yun, formatosi alla scuola Chan, rifuggì da ogni rigidità, insegnando il buddhismo della Terra Pura e dedicandosi all'approfondimento delle scritture, sutra e shastra: in ogni contesto, dunque, escogitando i "mezzi abili" per la comunicazione del Dharma.
Luigi Turinese
In foto: "Numerosità"
Recensione apparsa nella rubrica "Libri" di "PARAMITA , Quaderni di Buddhismo ", Anno X, n. 38, Aprile-Giugno 1991
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