Nel periodo degli Stati Combattenti (V-III secolo a.C.), un guerriero-filosofo semileggendario, Sun Tzu, elaborò un trattato di strategia bellica destinato ad avere fortuna nei secoli a venire.
La prima cosa che viene in mente di fronte a questa opera così particolare è che dovrebbe essere letta dai capi di stato contemporanei. "Sconfiggere il nemico senza combattere è la massima abilità": la forte connotazione taoista di queste parole di Sun Tzu vorremmo scorgerla in coloro i quali, in questi tempi di nuovo oscuri, non riescono a risolvere i conflitti tra i popoli senza ricadere negli strazi della guerra.
Nel trattatello di Sun Tzu, viceversa, colpisce l'intento "preventivo", quasi che il guerriero somigliasse di più ad un medico che ad un comminatore di morte. Ma ciò che induce a profonde riflessioni è la capacità, tutta taoista - ma anche buddhista - di cogliere con un unico sguardo i due termini contraddittori di un fenomeno: crudeltà e umanitarismo, azione e quiete.
Luigi Turinese
In foto: "Spavaldo"
Recensione apparsa nella rubrica "Libri" di "PARAMITA , Quaderni di Buddhismo ", Anno X, n. 38, Aprile-Giugno 1991
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